Il grido di dolore di Padre David Fernandéz che condivide con la popolazione della Siria la tragedia della guerra. "Gli scontri sono permanenti. Particolarmente in pericolo è l'edificio dove si trova la Chiesa, perchè è vicino ad un palazzo dove si trova la polizia nazionale..."
La situazione nel paese mediorientale sta precipitanto e si susseguono gli appelli. Ne giunge uno dei Missionari del Verbo Incarnato che raccontano la disperazione e la speranza di un popolo travolto da una guerra sanguinaria.
In particolare padre Fernandez scrive nelle pagine web del blog costantemente aggiornato Sos Cristiani in Siria: "il nostro aiuto si dirige alle famiglie cristiane del quartiere “El Midán”, che è una delle zone più colpite ed inoltre è il quartiere dove l’IVE lavora pastoralmente in una chiesa che si chiama “Cappella dell’Assunzione” già da tre anni".
"Le incaricate della chiesa sono le Suore Dorotee - prosegue il missionario - che insieme ad un padre dell’IVE si occupano della pastorale. Questa zona è una delle più povere di Aleppo, e come ho detto prima, una delle più colpite dagli scontri tra le fazioni in combattimento; la ragione di tutto questo è perchè questo quartiere si trova in una parte strategica che circonda il centro della capitale. Per questo motivo gli scontri sono permanenti. Particolarmente in pericolo è l’edificio dove si trova la Chiesa, perchè è vicino ad un palazzo dove si trova la polizia nazionale; per questa vicinanza, le suore e tutti gli abitanti della zona hanno dovuto evaquare il quartiere. Noi non possiamo più celebrare lì la Messa".
Ancora prosegue la denuncia ce si legge ancora: "Molti edifici sono distrutti ed altre case sono state colpite da bombe o proiettili provenienti da carri armati, aerei o elicotteri. Per questa ragione molta gente è dovuta andare via con quello che aveva addosso, abbandonando le proprie case e le poche cose che avevano, anche perchè persone molto povere".
"Qualcuno ha trovato rifugio dai propri familiari in altre zone, altri in qualche convento o scuole che erano state preparate per l’accoglienza, altri avendo avuto la possibilità di affittare una stanza in qualche area “non in pericolo”, stanno vivendo tutti insieme accalcati, in piccole abitazioni".
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