«Il tema della Parola di Dio di questa domenica è di una consolazione e bellezza straordinaria: Dio non si dimentica delle sue creature, come una mamma non si può dimenticare del suo bambino!». L'omelia della Domenica scritta da don Gianni Ghiglione.
Il tema della Parola di Dio di questa domenica è di una consolazione e bellezza straordinaria: Dio non si dimentica delle sue creature, come una mamma non si può dimenticare del suo bambino! E a queste sue creature, i suoi figli, promette di pensare con il cibo, il vestito… , segni di una cura paterna che va al di là di ogni immaginazione.
Dio ha cura di te, è Provvidenza! Eppure quante volte facciamo nostra la prima parte della lettura di Isaia: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato!”
Rileggi con calma la prima lettura: due versetti che possono cambiare una vita! “Io non ti dimenticherò mai!” è una solenne dichiarazione di amore. Credi tu questo?
Il Vangelo poi ha la freschezza dei gigli del campo e l’armonia di uno stuolo di passeri che si lanciano in volo….
Per aiutare la tua meditazione su questo tema cruciale per la fede di ognuno, ti lascio alla lettura di parecchi brani, tratti dalle Lettere di San Francesco di Sales. Sono un balsamo per il cuore e una luce in tanti momenti bui che possono arrivare e un ottimo commento alla Parola di Dio di questa domenica. Buona lettura!
Francesco ci presenta nelle Lettere il Dio in cui crede: attraverso una serie di piccoli tratti ci consegna la sua fotografia di Dio, un Dio amato come padre che provvedere e ama i suoi figli.
“Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati!”
“Figlia mia carissima, quanto il Signore vi pensa e con quanto amore vi guarda! Sì, Egli pensa a voi e non solo a voi, ma persino all’ultimo capello del vostro capo: è una verità di fede che non bisogna assolutamente mettere in dubbio […]. E non avete ragione per dubitare che Dio non vi guardi con amore perché egli guarda amorosamente anche i peccatori più orribili che esistano al mondo, se hanno un desiderio anche minimo di convertirsi” (L 1406, 1056-1057).
“Non preoccupatevi troppo del cibo di cui avete bisogno per vivere o del vestito”.
“Serviamo bene Dio e non diciamo mai: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Di dove verranno le nostre Sorelle? Tocca al Padrone della casa prendersi questi fastidi, tocca alla Padrona della nostra casa ammobiliarla; e le nostre Case appartengono a Dio e alla sua santa Madre” (L 1820, 526).
“Coraggio, non temete! Sono io!”.
“Andate dunque coraggiosamente, con piena fiducia nella bontà di Colui che vi chiama a questo santo servizio […]. La mancanza di fiducia che avete in voi stessa sarà buona finché servirà di fondamento alla fiducia che dovete avere in Dio […], che permette che coloro che si mettono al suo servizio vadano incontro a molte difficoltà, ma non permette che cadano sotto il loro peso, finché confidano in Lui” (L 1226, 804).
“Basta a ciascuno giorno il proprio affanno”.
“Cercate di fare bene oggi, senza pensare al domani; domani poi cercherete di fare altrettanto; e non pensate a quello che farete in tutta la durata della vostra carica, ma compite il vostro dovere giorno per giorno senza darvi pensiero dell’avvenire, perché il vostro Padre celeste, che ha cura di guidarvi oggi, vi guiderà anche domani e posdomani, in proporzione della fiducia che, conoscendo la vostra debolezza, riporrete nella sua Provvidenza” (L 1700, 337).
Nulla ti turbi! Non affannatevi!
“Egli vi ha custodita fino ad oggi. Tenetevi ben stretta alla mano della sua Provvidenza ed Egli vi assisterà in tutte le circostanze e, dove non potrete camminare, vi porterà. Che dovreste temere se appartenete a Dio, il quale ci ha assicurato che per coloro che lo amano tutto si trasforma in bene? Non pensate punto a quello che vi capiterà domani, perché lo stesso Padre eterno, che ha cura di voi oggi, avrà cura di voi anche domani e sempre; o non vi manderà del male, o, se ve ne manderà, vi darà un coraggio invincibile per sopportarlo. […] Cosa può temere un figlio nelle braccia di un padre così grande?” (L 1506, 17-18).
Questa fiducia nella provvidenza va coltivata sempre, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore: “Questa nebbia non è così fitta che il sole non la possa dissipare. E Dio, che vi ha guidato fino a questo momento, continuerà a condurvi con la sua mano santissima […]. Confidare in Dio nella dolcezza e nella pace della prosperità è cosa che quasi tutti sanno fare; ma abbandonarsi a Lui interamente tra gli uragani e le tempeste è caratteristica dei suoi figli” (L 952, 413).
A una signora augura “che possiamo appartenere a Lui senza riserve e senza eccezioni nella salute e nella malattia, nella tribolazione e nella prosperità, nella vita e nella morte, nel tempo e nell’eternità” (L 1578, 130).
Ciò che conta è la nostra volontà di essere fedeli a Lui: “Non pensate che il Signore sia più lontano da voi quando vi trovate tra i fastidi, che sono conseguenza della vostra vocazione, che quando vi trovate fra le delizie della vita tranquilla. Non è la tranquillità che lo avvicina ai nostri cuori, ma la fedeltà del nostro amore; non il sentimento che abbiamo della sua dolcezza, ma il consenso che diamo alla sua santa volontà” (L 685, 47).
Il cuore di Francesco che si affida alla Provvidenza di Dio, come un pulcino sotto le ali della chioccia: “Dio al quale appartengo disponga di me secondo il suo beneplacito: poco importa il luogo in cui dovrò terminare questo misero resto dei miei giorni mortali, purché li possa terminare nella sua grazia. Nascondiamo dolcemente la nostra piccolezza in quella grandezza e, come un pulcino che, tutto coperto dalle ali di sua madre, vive sicuro e al caldo, riposiamo i nostri cuori sotto la dolce e amorosa Provvidenza di Nostro Signore e ripariamoci al caldo sotto la sua protezione” .
Anche i figli e i vincoli familiari vanno visti alla luce della Provvidenza:
Le madri “non considerano abbastanza i loro figli come opera di Dio e li considerano troppo come figli del loro seno; non li considerano abbastanza come figli della Provvidenza eterna e come anime destinate all’eternità e li considerano troppo come figli della natura, destinati al servizio della repubblica temporale” (L 1871, 608-609).
La conclusione migliore a questa carrellata di messaggi che Francesco ci lancia attraverso le sue Lettere mi pare sia quella che il Santo scrive nella Filotea: è un capolavoro di freschezza, di luce e di gioia.
“In tutte le tue occupazioni appoggiati completamente alla Provvidenza di Dio, che è la sola che possa dare compimento ai tuoi progetti; tuttavia, da parte tua, lavora dolcemente per cooperare con essa , e sii certa che se confidi in Dio, il risultato che conseguirai sarà sempre il migliore per te, sia che ti sembri personalmente buono che cattivo.
Fa’ come i bambini che con una mano si aggrappano a quella del papà e con l’altra raccolgono le fragole e le more lungo le siepi; anche tu fai lo stesso: mentre con una mano raccogli e ti servi dei beni di questo mondo, con l’altra tinti aggrappata al Padre celeste, volgendoti ogni tanto verso di Lui, per vedere se le tue occupazioni e i tuoi affari sono di suo gradimento. Fa’ attenzione a non lasciare la sua mano e la sua protezione, pensando così di raccogliere e accumulare di più. Se il Padre celeste ti lascia non farai più nemmeno un passo, ma finirai subito a terra” (IVD III, 10).
don Gianni Ghiglione
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