Cnca e Caritas Italiana presentano il primo rapporto sulla tratta e il grave sfruttamento. In dieci anni è aumentato il numero di persone trafficate e sfruttate in altri ambiti, dall'agrocoltura all'edilizia, dal lavoro di cura alla ristorazione.
Non più fenomeno “eccezionale”, lo sfruttamento è diventato una realtà consolidata e strutturata in Italia, che è penetrata nella vita quotidiana e troppo spesso non riconosciuta. Lo attesta “Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”, presentato oggi a Roma, in occasione della giornata europea contro la tratta di persone. L’indagine è realizzata dalla Caritas Italiana e dal Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca), in collaborazione con il Gruppo Abele e l’associazione On the Road.
La ricerca ricostruisce l’evoluzione del fenomeno della tratta in Italia, analizza il sistema di protezione nazionale, mettendone in evidenza le criticità e presentando alcune proposte. Sono stati coinvolti 156 enti, di cui 148 privati e 8 pubblici, per la ricerca quantitativa e 133 per i dati qualitativi, tra cui molti enti pubblici. Inoltre, sono stati sentiti 199.
Il dato più rilevante è che, pur rimanendo la prostituzione forzata in strada la tipologia di tratta più visibile e conosciuta, nel corso dell’ultimo decennio è aumentato il numero di persone trafficate e sfruttate in altri ambiti, tra cui quelli economico-produttivi e, in particolare, in agricoltura, pastorizia, edilizia, industria manifatturiera, lavoro di cura, ma anche nella logistica e i trasporti, artigianato e commercio, servizi alberghieri e di ristorazione. Un fenomeno, questo, che ha trovato terreno favorevole a causa della crisi economica e della precarietà e flessibilità che caratterizzano il mondo del lavoro. Nel 2012 sono stati 23.878 i contatti con persone vittime di tratta da parte delle unità operative degli enti coinvolti dall’indagine. Il 61% di persone contattate si trovava al Nord, il 25% al Centro e il 14% al Sud e nelle Isole. Riguardo la prostituzione, in cui è coinvolta la maggior parte delle persone contattate emergono dal rapporto molti cambiamenti del fenomeno, tra i quali la crescita di clienti - 7 su 10 - disposti a pagare di più per avere rapporti non protetti.
Si moltiplicano i casi di “sfruttamento multiplo”, come donne costrette a prostituirsi e a spacciare, uomini obbligati a vendere merce al dettaglio, a elemosinare e a spacciare o prostituirsi. “Sono anche cambiati l’organizzazione delle reti e dei singoli criminali e i metodi di reclutamento, controllo e sfruttamento impiegati” si riporta nell’indagine. A gestire la tratta sono sempre più gruppi criminali fortemente radicati nei paesi di destinazione, con molti collegamenti transnazionali e notevoli capacità di abbinare la tratta e lo sfruttamento ad altre attività illecite - traffico di migranti, di droga e di armi - e lecite, come riciclaggio di denaro sporco attraverso attività commerciali regolari.
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