Una lettura che vi consigliamo è il primo libro di Matteo Bussola, che dimostra che anche nel quotidiano si può volare...
del 22 maggio 2017
Una lettura che vi consigliamo è il primo libro di Matteo Bussola, che dimostra che anche nel quotidiano si può volare...
Ci sono alcuni libri che paiono essere scritti nel momento giusto; il primo libro di Matteo Bussola Notti in bianco, baci a colazione (Einaudi, 2016) potrebbe essere considerato uno di questi.
L’autore si presenta così: «Di lavoro faccio il padre. Di professione disegno i fumetti. Per passione, scrivo».
Nella descrizione sintetica, tra il primo punto fermo e il secondo, va inserita una grossa scelta di vita compiuta dall’autore: quella di lasciare l’impiego come architetto nell’amministrazione pubblica per seguire le proprie inclinazioni artistiche.
Già questa presentazione e successiva precisazione permette di farsi un’idea del personaggio, ma andiamo per gradi. Aprendo il libro ci si rende conto che la sua stessa scansione (inverno, primavera, estate e autunno) ci introduce alla semplicità e alla ferialità di quanto raccontato.
In un periodo in cui la lettura non riesce a trovare spazio nelle nostre vite, un libro che è sostanzialmente una serie di «appunti di vita», brevi note su aspetti e cose quotidiane, è facilmente leggibile anche con poco tempo a disposizione.
Detto questo, e cercando di scendere un po’ più in profondità, si può affermare che Bussola può essere definito tranquillamente un autore engagé (e non credo che Sartre si stia rivoltando nella tomba), visto che il libro si immerge in maniera netta nel contesto sociale e culturale contemporaneo, sul quale lo scrittore propone il suo vissuto personale, in relazione a temi oggi più che mai importanti: le scelte di vita, l’essere coppia, l’essere genitori e il vivere in condizioni economiche disagevoli, l’immigrazione e i problemi della propria città. Sempre, però, secondo come lui la vede e la vive (sono tutti episodi accaduti realmente), senza pretendere di proporre teorie, ma facendo solo considerazioni su ciò che gli capita.
Il merito maggiore di Bussola è quello di dare voce alle proprie inquietudini e alle proprie gioie insegnando -attraverso i suoi appunti- a fare memoria di quelli che già Francesco Piccolo aveva trattato e definito come «momenti di trascurabile felicità», perché è proprio lì che si annida il nucleo vero della felicità. Ci ricorda che ogni momento vissuto può avere qualcosa di bello e positivo, basta volerlo. Così scrive, ad esempio, parlando di un particolare momento della sua giornata di padre: «Mi alzo tenendola stretta [una delle sue tre figlie], percorriamo piano il corridoio, la adagio nel lettino, le sistemo le gambe e le accarezzo i capelli. Quando accosto la porta, finisce la mezz’ora migliore del mio giorno, ogni giorno».
Non mancano momenti ironici e addirittura comici sempre frutto di scambi tra l’autore e le figlie, oppure con altri protagonisti occasionali (come la moglie, il vicino di casa, il postino, una commessa ecc.).
La chiave del libro è probabilmente quello che lo stesso papà dice ad una delle sue figlie che alla domanda se bisogna diventare per forza grandi risponde: «Per quanto uno possa diventare grande, se vuole può restare piccolo lo stesso. Anche da adulto. […] Basta continuare a fare le cose che ci piacciono di più». Ecco che probabilmente questo è un aspetto che bisognerebbe recuperare nella nostra vita: essere in grado nonostante le responsabilità, di vivere con lo spirito del bambino, capace di guardare in alto, ma anche di sapersi “accontentare” delle piccole cose, quelle che poi, alla fine, danno senso alla nostra esistenza.
Un libro che sa di vita vissuta, di cose semplici e leggere, ma che nasconde la gioia di un genitore e di un uomo che ha trovato il senso del proprio stare al mondo e con scrittura semplice e chiara ci rende partecipi di questa sua grande scoperta.
Bravo Matteo!
Luca Mazzocchetti
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