Festeggiare oggi don Bosco non è fare un'operazione di archeologia, non è come andare in un museo e meravigliarsi di quello che ha fatto, ma è decidere di amare Dio come lui ha fatto. Oggi sarà festa se decidi di sporcarti le mani come don Bosco per Cristo...
Festeggiamo in questa domenica la festa di san Giovanni Bosco. È bello vedere come le letture della liturgia odierna, oltre a farci entrare un alcuni misteri della nostra fede e a presentarci la missione di Gesù, possono rappresentare un punto di osservazione tutto particolare per guardare a don Bosco. Mi soffermo in particolare sulla seconda lettura e sul Vangelo.
San Paolo nella lettera ai Corinzi, usando la metafora del corpo, ci svela il mistero della Chiesa: “il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra”. La Chiesa è come il nostro corpo: noi abbiamo le mani, i piedi, la testa, gli occhi… così la Chiesa. La Chiesa è grande, completa, armonica, affascinante se ognuno vive la propria vocazione fino in fondo ovvero se ognuno fa la sua parte con umiltà mettendo al bando invidie e arrivismo. Siamo diversi e questo colora la Chiesa che altrimenti avrebbe una unica tinta piatta. Ha scritto San Paolo: “Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi»”. Don Bosco l’aveva capito molto bene, aveva compreso che per realizzare una missione a favore dei giovani c’era bisogno di tutti: di mani, di piedi, di testa, di occhi, di cuore… tutto concorreva al bene dei giovani! E così pensò a tante e diverse figure: insegnanti, assistenti, sacerdoti, persone dedite alle cose più spicciole della casa e anche al portinaio che riteneva una delle figure più preziose. E pensò addirittura anche ad una mamma, la sua. L’educazione ha bisogno del concorso di molti e diversi soggetti che lavorano insieme formando un’unica comunità. Nella Chiesa così come nell’opera salesiana la missione è sempre comunitaria: si lavora insieme, si gioisce o si patisce insieme: “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” dice san Paolo.
Seguire oggi don Bosco non significa solo ammirarlo e fargli un bel applauso nel giorno della sua festa, bensì cercare di vivere e di essere una tessera del mosaico salesiano. Tu che cosa sei nel carisma salesiano? Sei mano, piede, cuore, testa…? Qual è il tuo posto nel carisma salesiano? Come vivi oggi tu don Bosco? Don Pascual Chavez ha detto che «questo periodo [triennio di preparazione al bicentenario della nascita di don Bosco] non vuole essere un nostalgico viaggio nel passato, ma un impegnativo cammino verso il futuro, sì da arrivare al 2015 avendo fatto nostra la mente, il cuore, le mani e i piedi di Don Bosco» (Colle don Bosco, 16 agosto 2011).
Se vogliamo che don Bosco sia vivo anche oggi e non sia solo un pezzo da museo tu, proprio tu, devi cercare di viverne qualche aspetto. Potresti essere piedi per andare in giro per il mondo ad incontrare i giovani più poveri, potresti essere mani per aiutare concretamente coloro che soffrono e faticano a dare un senso alla loro vita, potresti essere cuore per alimentare con la preghiera e l’umile amore l’attenzione ai giovani, potresti essere testa per aiutare a progettare cose nuove... Questo non è un discorso da grandi! Fin da piccoli si può cominciare a vivere don Bosco, a vivere come don Bosco sull’esempio di Cristo. Il servizio dell’animazione non è forse un modo per vivere don Bosco oggi? Rivolgere la parola agli amici che sono isolati in classe o a cui nessuno parla non è forse un modo che don Bosco oggi userebbe ancora? Cosa aspetti per fare come lui? Prova a chiederti ogni tanto: ma se don Bosco fosse al mio posto… che cosa farebbe? Imitare don Bosco è imitare Cristo perché seguire i santi è seguire Cristo. Non aspettare domani, incomincia oggi, adesso per continuare a costruire la Chiesa e fare in modo che il Regno di Dio venga ora: e vedrai che il paradiso comincerà già qui sulla terra!
Il Vangelo inizia con un appunto storico da parte dell’evangelista Luca che ci tiene a dire che ci sono stati dei testimoni oculari di quanto è accaduto il Galilea e Giudea più di 2000 anni fa. È un appunto che non va sottovalutato e che afferma che dobbiamo essere aderenti alla storia e non mettere in giro favole artificiosamente inventate. Questo vale anche per don Bosco: dobbiamo esserli fedeli e non far dire a don Bosco quello che vogliamo noi. Andiamo al sodo: essere fedeli a don Bosco significa che ci scorre nelle vene la passione per le anime e il desiderio di portare i giovani a Cristo. Don Bosco spogliato del desiderio di salvare le anime e considerato solo come un educatore senza un riferimento chiaro a Dio non ha senso. Don Bosco non è stato semplicemente un educatore, un operatore sociale, un insegnante, un uomo zelante. Egli è stato innanzitutto un santo ovvero un uomo che ha vissuto a contatto con Dio. La sua gioia così come il suo desiderio di bene per i giovani erano radicati in Dio: viveva con i pedi per terra ma con la testa in cielo.
Nel Vangelo il profeta Isaia afferma:
«Lo Spirito del Signore… mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Quel giorno nella sinagoga di Nàzaret i presenti sentono che queste parole riguardano Gesù.
Potremmo dire lo stesso di don Bosco, un uomo mandato da Dio a portare il lieto annunzio ai giovani e a liberarli dalle catene di morte. Il lieto annunzio è quello della gioia: Don Bosco interpreta il Vangelo come un messaggio di gioia. Diceva infatti: “Uno solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità”. Il messaggio cristiano è un messaggio di gioia e la prova che stiamo vivendo bene al nostra fede è che il frutto è la gioia. Musonerie e volti cupi non sono il frutto di una vita cristiana autentica. La prima forma di evangelizzazione che possiamo vivere è quella di un volto gioioso perché amato da Dio.
Oggi è questo il lieto annuncio che Don Bosco ci dice: «Che tu sia bambino, ragazzo, giovane o adulto tu sei degno di stima, sei prezioso, sei unico! Non temere, non aver paura: Dio non ti abbandona, e se anche tu dovessi abbandonarlo, Lui non ti abbandonerà. Non temere! Scava dentro di te e trova quel desiderio di gioia che ti abita, quella voglia di amare e di essere amato che tanto desideri. In te ci sono ricchezze straordinarie, capacità di sogno… In te c’è un pezzo di Paradiso! Proprio così: un pezzo di Paradiso!! Non credere ai falsi profeti che ti dicono che non sei capace o che non vali: Dio respira in te e tu sei il soffio di Dio».
E allora giovani andate e testimoniate la gioia della fede, imparate ad essere felici diventando discepoli di Cristo e missionari dei giovani. Sì, anche voi giovani potete essere missionari. Isaia parla anche di te: lo Spirito oggi manda te a portare ai poveri il lieto annuncio, manda te a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, manda te a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore. Come “gli occhi di tutti erano fissi su di lui”, su Cristo e poi su don Bosco, oggi gli occhi di tutti sono fissi su di te. Non tirarti indietro: il Signore chiama te, proprio te per fare in modo che il paradiso cominci già ora, qui sulla terra. Anche da te dipende il sogno di Dio per gli uomini. Abbi il coraggio, la passione, la speranza e l’intraprendenza di don Bosco radicandoti nell’eucarestia, nel sacramento della confessione e affidandoti a Maria Ausiliatrice.
Festeggiare oggi don Bosco non è fare un’operazione di archeologia, non è come andare in un museo e meravigliarsi per quello che ha fatto, ma è decidere di amare Dio come lui ha fatto. Oggi sarà festa se decidi di sporcarti le mani come don Bosco per Cristo. Alcuni lo hanno fatto davvero a tal punto che nella Famiglia Salesiana ci sono 5 santi di cui 2 martiri, 112 beati di cui 93 martiri, 10 venerabili, 30 servi di Dio di cui 8 martiri.
E tu cosa aspetti? Ricordati che bisogna darsi a Dio per tempo.
Così ha fatto don Bosco.
I.B.
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