Oggi 5 novembre ricorre l’anniversario della morte di Marco, un ragazzo eccezionale che ci invita a dare il meglio di noi stessi, a guardare in alto.
«Sono Marco Gallo, un ragazzo monzese di 17 anni. Ieri, andato in pellegrinaggio alla beatificazione di Giovanni Paolo II, è come se fosse nato in me un prepotente desiderio di conoscerlo. Ho cercato di capire chi era, e sono rimasto profondamente colpito da queste sue parole: “Non abbiate paura. Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo […]”. È come se, finalmente, qualcuno mi abbia capito. Una comprensione che va oltre quella degli amici e delle persone che ho incontrato. Come se tutto il segreto della vita fosse racchiuso qui, in queste parole […]. Se non abbiamo intenzione di cambiare i nostri modi di fare, se non siamo disposti ad abbandonare le nostre fragili certezze, i nostri patetici timori, il modo in cui spendiamo il tempo e con cui ci rapportiamo con la realtà e con le persone, in che cosa speriamo?».
Con queste parole, rivolte alla rivista Tempi, Marco Gallo si presenta e squaderna tutta la bellezza e profondità del suo cuore, costantemente in ricerca di una risposta alle grandi domande della vita!
Marco è stato un ragazzo curioso, entusiasta della vita, sempre desideroso di fare qualche grande scoperta e di condividerla con gli altri, consapevole che ciò che non è donato va perduto e che la felicità è reale solo se condivisa! È arrivato in Cielo in fretta, improvvisamente investito mentre andava a scuola, nel 2011, a soli 17 anni. Poche ore prima aveva scritto sul muro della sua camera, accanto al Crocifisso: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. E vivo lo è ancora perché la sua meravigliosa testimonianza continua a infiammare cuori e a stimolare la ricerca delle cose grandi della vita! Consigliatissimo è il libro che raccoglie i suoi scritti e la sua storia: Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare, edito da Itaca.
Questo suo desiderio di pienezza era guidato dalle sue convinzioni profonde e rinnovato ogni giorno; nel suo portafogli c’era un foglietto piegato con queste parole: «(X ogni giorno). Oggi prometto che, con un desiderio grandissimo, con una grande forza sempre, come se fosse l’ultimo mio giorno di vita, per scegliere a chi dare la mia giornata e vita, mi aprirò alla ricerca del Mistero, col giudizio e col rispetto di ciò che la realtà mi pone, anche se faticoso: da solo il Mistero io dipendo».
A Marco non sono mai bastate le risposte preconfezionate o slegate dalla vita concreta e, appena scoprì la filosofia al liceo, si mise a scrivere e rivedere in continuazione un testo da lui pensato, che intitolò: Il metodo per vivere pienamente la vita per rispondere alle domande ultime; scritto per i giovani, raccontato da un giovane. In questo metodo si proponeva di cercare il significato della vita e approfondirlo continuamente trovando la verità tramite la fede e la ragione, per giungere ad uno sviluppo integrale della sua umanità!
Un fatto simbolicamente bellissimo della sua vita è legato al compleanno di sua sorella Francesca: dopo giorni di ricerca Marco si presentò da lei con un regalo, un panciuto uccellino di legno che guarda in alto, accompagnato da queste magnifiche parole: Per tutte le volte che mi hai perdonato. Ogni giorno scegli tu dove guardare. Ecco uno dei segreti di Marco: saper guardare verso il Cielo, puntando in alto; sapersi guardare intorno cercando la verità; sapersi guardare dentro per capire chi sei! Credo che Marco sia stato una vera benedizione per chi ha avuto il dono di condividere la vita con lui!
Concludiamo questi pensieri lasciandogli ancora la parola: «Sento quindi il bisogno, il dovere, di coltivare queste intuizioni di eccezionalità per me, prima di tutto presenti in persone, di essere mendicante di queste persone e di questo amore vivo in tutte le cose, vivo in noi, che però è percepito se cercato».
A cura di: don Andrea Lovisone
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