Oltre la mafia. L'educazione dei giovani

Ogni lunedì donboscoland pubblica un articolo di attualità. Questa settimana parliamo di mafia.

La notizia che corre su tutti i quotidiani di questo periodo tratta dell’arresto di Matteo Messina Denaro, un mafioso che per trent’anni ha vissuto da latitante nel palermitano, ricercato per numerosi assassini e stragi compiute nel nome della mafia.

A questa notizia vogliamo non tanto dare risalto alla sua cattura, ma a tutti coloro che si sono dati da fare per combattere la mafia!

Persone come don Pino Puglisi, come Borsellino, come Falcone ci fanno capire che bisogna combattere ancora contro la mafia, contro ogni mancanza di giustizia, contro ogni forma di prevaricazione, per il bene del Paese e per il bene delle generazioni future.

Nel libro “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia, che ripercorre in forma romanzata la storia di Padre Puglisi riporta questo:

“A volte si pensa che la mafia sia la violenza del pizzo, gli omicidi, le bombe. Ma don Pino lo sa che la vera violenza è l’assenza di una scuola media in un quartiere di quasi diecimila anime”

L'educazione, la scuola, sono le prime e principali armi per combattere le dinamiche mafiose. Occorre principalmente ripristinare una cultura della legalità, far capire che il rispetto delle regole porta ordine, pace, progresso, sviluppo e ricchezza. Dimostrare che la diffusione di un maggiore senso civico è nell'interesse di tutti, favorendo un miglioramento generale della qualità della vita.

Questa lotta contro la mafia è possibile solamente se “tutti” si impegnano a vivere nell’onestà. Sempre Alessandro D’Avenia, nel libro sopracitato, riporta un dialogo tra un ragazzo e Padre Pino:

«Quando è nato, don Pino? Nell’Ottocento?» 
«Vastaso… Sono nato lì nel 1937, il 15 settembre, con il rumore dei treni e lo sferragliare degli  scambi nelle orecchie sin da bambino. Guardavo i treni e sognavo di andare chissà dove. Eppure il  treno della vita mi ha riportato qui come parroco, a ottobre del 1990.» 
«Non si sente solo?» 
«Non sono solo… la mafia è forte, ma Dio è onnipotente.» 
«E allora perché non fa nulla?» 
Don Pino rimane in silenzio. Mi sorride. Mi fa cenno con la mano di avvicinarmi, come se 
volesse confidarmi un segreto. 
«Una cosa l’ha fatta.» 
«Cosa?» 
«Te e me.» 

Te e me. Noi. Uniti per far crollare il muro di omertà eretto dalla paura indotta dai mafiosi per difendere i loro corrotti progetti.
 

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