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Omelia: “Signore, tu sei la mia misericordia!”

Il perdono ricevuto deve essere vissuto perdonando, e si deve perdonare di cuore, cioè nell'intimo. Il perdono nasce dalla Croce di Cristo: Dio per noi peccatori si è dissanguato in Gesù. Noi siamo stati comprati a caro prezzo e il prezzo del perdono è la Croce di Gesù, la sua morte.


Omelia: “Signore, tu sei la mia misericordia!”

da Quaderni Cannibali

del 08 settembre 2011

 

Letture:        

Siracide 27, 30-28,7            Romani 14, 7-9                              Matteo 18, 21-35

 

          Siamo sempre nel capitolo che tratta i problemi della Comunità cristiana, in particolare il tema del perdono. Pietro ha seguito il discorso di Gesù: sa che bisogna perdonare e da buon ebreo segue gli insegnamenti dei rabbini più generosi che invitavano a perdonare alcune volte la moglie, i figli, i fratelli … sull’esempio di Dio che perdona tre volte! Però il tariffario variava da scuola a scuola. Pietro domanda a Gesù quale sia il Suo tariffario!  Quante volte si deve perdonare? Ci sono dei limiti? Pietro ne azzarda uno: “Fino a sette volte?” ma Gesù, che è più misericordioso dei maestri del tempo, risponde: “Fino a settanta volte sette!”, espressione che indica ‘sempre’. E per imprimere bene nella mente questa volontà di perdono, ecco Gesù narrare una significativa parabola, che si sviluppa in tre atti:

1. atto primo: padrone-servo. Viene presentato un padrone (un re, termine che dà solennità al racconto e che faciliterà il rimando a Dio) potente con i suoi sudditi, che egli tratta come tanti servi. Uno di questi è debitore di 10.000 talenti: una somma volutamente esagerata, esorbitante, per impressionare l’uditore. Un talento equivaleva a 35 chili d’oro (fa’ i conti!!!). Impossibile trovarne tanti, per cui è logico che quel servo sia condannato: venduto schiavo. Pena orribile per un ebreo.

          Ma ecco che la scena cambia improvvisamente: di fronte alle suppliche e alle promesse impossibili del servo, il padrone perdona tutto. Perché? Perché preso da compassione. Questo atteggiamento non descrive più un re qualsiasi, ma descrive quella compassione, segno della compassione di Dio, che Gesù già altre volte ha manifestato: Nel re-padrone il credente vede Dio “ricco di grazia e di misericordia…. lento all’ira e grande nel perdono”, Dio che perdona sempre.

2. atto secondo: il perdonato non sa perdonare: il padrone, perdonandogli tutto, non gli aveva detto che anche lui doveva perdonare agli altri. È la coscienza stessa che dice che bisogna agire così: chi riceve misericordia deve usare misericordia. Invece non fu così. Quel servo, graziato, non seppe condonare un piccolo debito (cento denari: niente in confronto ai dieci mila talenti!). Nota l’ironia: viene supplicato con gli stessi gesti e con le stesse parole da lui usate quando aveva supplicato il re! Sembra irreale quanto succede. C’è solo spazio per l’orrore e la ribellione

3. atto terzo: giustizia ci vuole! La ribellione degli altri servi è più che logica, ma non chiedono vendetta: solo espongono i fatti al re e lasciano che sia lui a decidere. E anche qui il re appare come la vera immagine di Dio, che di fronte a un cuore indurito si accende d’ira: sdegnato, castigò colui che non aveva saputo perdonare.

“Così il Padre mio celeste farà a ciascuno di voi se non perdonerete di cuore al vostro fratello!”

            Si noti bene che non è il nostro perdonare che ci merita il perdono, ma è la misericordia ricevuta dal Padre che ci impone, ci affida la missione di donare il perdono.

Il perdono ricevuto deve essere vissuto perdonando.

E si deve perdonare di cuore, cioè nell’intimo.

            Alla luce della parabola che la liturgia di questa domenica ci offre nascono alcune conseguenze concrete e alcuni spunti di riflessione che ti lascio a modo di flash:

Ø “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!”: ogni volta che andiamo a confessare il nostro peccato, Dio ci perdona … da Signore, senza farci aspettare, senza dettare delle condizioni ‘capestro’. Si comporta con noi come ha fatto il padre misericordioso con il figlio scappato di casa: non l’ha sgridato (eppure due paroline se le sarebbe meritate!), ha spalancato le braccia nella gioia traboccante di riavere il figlio ritrovato. Ricevere il perdono da Dio è aprire il proprio cuore al perdono verso i fratelli che ci possono aver offeso in qualche modo.

Ø Impossibile perdonare: noi non siamo capaci di perdonare; spesso ci fermiamo alla legge del taglione (‘occhio per occhio…). Solo la Croce di Gesù, il suo esempio e la sua forza possono aprire il nostro cuore alla riconciliazione con chi ci ha offeso. Non per nulla Gesù ha incastonato nella preghiera per eccellenza la richiesta di un cuore grande: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori!”, che significa “Signore, aiutaci a perdonare agli altri con la stessa grandezza di cuore che tu hai usato nei nostri confronti, perdonandoci!” Le braccia spalancate sulla croce non si sono ancora chiuse, ma soprattutto il cuore di Gesù è rimasto squarciato per accogliere tutti quelli che da Lui vogliono ricevere vita e forza.

Ø Obiezione: spesso incontro persone che mi dicono. “Io ho perdonato di cuore, ma tutte le volte che vedo quella persona o penso a quella situazione mi sento ritornare la rabbia e il rancore”. Occorre distinguere il perdono dal sentimento. L’offesa ferisce il nostro cuore e per rimarginare questa ferita occorre tanta preghiera, ma anche tanto tempo. Gesù morendo prega per i suoi uccisori. Impariamo anche noi a pregare per quelli che ci hanno ferito, a chiedere la pace del cuore…

Ø Il distintivo del cristiano:  Gesù muore perdonando, Stefano muore perdonando… Il perdono è il distintivo del cristiano, la caratteristica che più di tutte lo conforma a Gesù.

Non per nulla nel Nuovo Testamento il richiamo al perdono è costante:

o    “se perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è in cielo perdonerà anche a voi…. “ 

o    “come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” 

o    “quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati” 

o    “perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi per mezzo di Cristo” 

Ø Il perdono nasce dalla Croce di Cristo: Dio per noi peccatori si è dissanguato in Gesù … Noi siamo stati comprati a caro prezzo e il prezzo del perdono è la Croce di Gesù, la sua morte. La prima comunità cristiana da subito ha dato un carattere di salvezza alla ignominia del Golgota: Gesù morì per i nostri peccati…facendo eco a quello che il Maestro poco prima della sua passione aveva dichiarato: “Il mio sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati” Guardando alla croce di Gesù, tocchiamo con mano la potenza distruttrice del peccato e la forza divina del perdono che ci ridona vita e speranza.

 

Don Gianni

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