Venerdì il Pontefice partirà alla volta della Georgia...
Come la prima in Armenia, anche la seconda tappa del periplo di Papa Francesco nel Caucaso si svolge nel segno della pace, del dialogo ecumenico e di quello inter-religioso. Venerdì il vescovo di Roma parte per la Georgia dove rimarrà anche sabato. Domenica sarà tutta la giornata in Azerbaigian per rientrare a Roma in tarda serata.
Oggi il consueto briefing del direttore della Sala Stampa vaticana, il primo di questo genere di Greg Burke, che dal primo agosto è subentrato a padre Federico Lombardi.
Il 16° viaggio internazionale di Papa Francesco, ha spiegato Burke, «chiaramente è un viaggio di pace: il Papa porta un messaggio di riconciliazione per tutte la regione». E ha sottolineato come sarà « la prima volta che una delegazione lì in Georgia parteciperà alla Messa del Santo Padre», quella che verrà celebrata sabato mattina nello stadio Meskhi. Non ne farà parte il patriarca Ilia II che comunque «sarà all’aeroporto quando il Papa arriverà».
La presenza della delegazione è molto importante, perché quella georgiana è tra le chiese ortodosse più intransigenti ad ogni presunto cedimento di carattere ecumenico soprattutto se intrapreso nei confronti della Chiesa di Roma. Basti pensare che, anche per questo motivo, non ha partecipato al Grande Concilio panortodosso di Creta.
A Tbilisi c’è molta attesa anche per le parole che Papa Francesco pronuncerà sulla pace e sulla riconciliazione tra i popoli che abitano il Caucaso. Come è noto infatti due ampi territori della Georgia – la Abkhazia e l’Ossezia del sud – nel 2008 si sono dichiarate indipendenti rimanendo nell’orbita russa, mentre Tbilisi continua il suo cammino verso l’Unione Europea e anche la Nato.
Dopo quanto detto in Armenia a giugno sono attese anche le parole che il vescovo di Roma potrà dire sulla questione del Nagorno Kharabak, il territorio conteso con l’Azerbaigian.
Se poi in Georgia risaltano gli incontri tra il Papa e la comunità ortodossa, in Azerbaigian la dimensione del dialogo interreligioso è quella predominante. Momento forte della tappa a Baku sarà infatti la visita alla moschea e l’incontro con lo sceicco dei musulmani del Caucaso.
Durante il viaggio non mancherà poi la vicinanza alle popolazioni siriane e irachene sconvolte dalla guerra. Il Papa infatti pregherà per loro nella visita alla chiesa cattolica caldea di San Simone Bar Sabbae prevista per venerdì pomeriggio.
Del seguito papale - oltre al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e al Sostituto, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu – faranno parte anche due altri porporati: Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e Kurt Koch, presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Nonché, come ormai tradizione per i viaggi di Papa Francesco, anche un dipendente vaticano: in questo caso un cameriere di Casa Santa Marta.
Gianni Cardinale
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