Parte Quarta

«Quando l'amore vi chiama, seguitelo,

Parte Quarta

da L'autore

del 01 gennaio 2002 

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Quando l'amore vi chiama, seguitelo. 

Il Profeta rispose: «Popolo d'Orfalese, di che cosa posso parlarvi se non di ciò che oggi fermenta nel vostro cuore?».

Allora Almitra suggerì: «Parlaci dell'amore».

Ed egli sollevò il capo e scrutò con amore gli astanti che provarono una sensazione di gran pace.

Poi aggiunse a voce alta:

«Quando l'amore vi chiama, seguitelo,

Anche se le sue strade sono ardue e ripide.

E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,

Anche se la spada celata tra le sue penne vi potrà ferire.

E quando vi parla, credetegli,

Anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni e disperderli, come il vento del nord, che devasta il vostro giardino.

Poiché come l'amore v'incorona, così vi crocifigge.

E come vi matura, così vi pota.

E come raggiunge la cima della vostra vita e accarezza i rami più teneri che tremolano al cospetto del Sole,

Così discenderà nella quiete della notte fino alle vostre radici e le scuoterà dove sono abbarbicate con più forza alla terra.

Come covoni di grano, vi raccoglierà.

Vi batterà per spogliarvi.

Vi passerà al setaccio per liberarvi della pula.

Vi macinerà con le lacrime finché non sarete plasmabili.

E vi consegnerà al suo sacro fuoco, perché diventiate il sacro pane nei conviti dell'Eccelso.

In voi tutto questo l'amore compirà, affinché capiate i segreti dei vostri cuori, e in quella conoscenza possiate divenire frammenti del cuore della vita.

Ma se avrete timore e ricercherete soltanto la pace e il piacere dell'amore,

Allora sarebbe meglio che copriste la vostra nudità, e oltrepassaste l'aia dell'amore,

Andando nel mondo senza stagioni, dove riderete, ma non tutto il vostro riso, e piangerete, ma non verserete tutte le vostre lacrime.

L'amore non dà nulla all'infuori di se stesso e nulla prende se non da se stesso.

L'amore non possiede, né vuole essere posseduto; poiché basta a se stesso.

Quando amate non dite: "Dio è nel mio cuore", ma piuttosto: "Io sono nel cuore di Dio.

E non crediate di indirizzare il cammino dell'amore poiché sarà l'amore, se vi riterrà degni, a condurvi.

L'amore desidera il proprio compimento.

Ma se amate e ardete di desideri, siano questi i vostri desideri:

Sciogliersi ed essere come un ruscello che scorre e intoni alla notte la sua melodia.

Conoscere i tormenti della tenerezza.

Essere feriti dal vostro intendere l'amore,

E sanguinare volentieri e con gioia.

Svegliarsi all'alba con un cuore alato che volteggia e si augura di avere un nuovo dì d'amore.

Riposare nelle ore del meriggio e meditare sull'estasi amorosa.

Rientrare a casa al vespro con il cuore colmo di gratitudine.

E addormentarsi con una preghiera per l'amato nel cuore e con un canto di lode sulle labbra».

Allora Almitra nuovamente parlò e domandò:

«Che cos'è il Matrimonio, Maestro?».

Ed egli rispose dicendo:

«Voi siete nati insieme e dovrete sempre stare insieme.

Voi sarete insieme fino all'eternità. Starete insieme quando le candide ali della morte disperderanno i vostri giorni.

Sì, insieme anche nella tacita memoria dell'Eccelso.

Ma che ci siano spazi nelle vostre anime.

E che i venti dei cieli danzino tra di voi.

Amatevi l'un l'altro, ma non trasformate l'amore in un'angusta prigione.

Lasciate piuttosto che vi sia un mare d'amore agitato tra le sponde delle vostre anime.

Riempia ognuno la coppa dell'altro, ma non bevete da una sola coppa.

Scambiatevi il pane, ma non mangiate dallo stesso pane.

Danzate, cantate insieme e siate per sempre allegri, ma che ognuno di voi resti solo,

Come sole sono le Corde di un liuto, benché vibrino della stessa musica.

Donatevi vicendevolmente il cuore, ma che l'uno non sia rifugio per l'altro,

Poiché soltanto la mano della vita può contenere i vostri cuori.

Ergetevi insieme ma non troppo vicini.

Poiché le colonne del tempio sono distanti.

E la quercia e il cipresso non crescono l'uno all'ombra dell'altro».

Poi gli si avvicinò una donna che reggeva un bambino al seno e chiese: «Parlaci dei figli».

Ed egli disse:

«I vostri figli non sono i vostri figli.

Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé.

Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore ma non potete seminare in loro i vostri pensieri,

Poiché essi hanno i loro pensieri.

Potete erigere case per i loro corpi, ma non per le loro anime,

Poiché le loro anime dimorano nella casa del domani che neppure in sogno potete visitare.

Potete cercare di essere simili a loro ma non sforzatevi di renderli simili a voi.

Perché la vita procede e non s'attarda su ieri.

Voi siete gli archi e i vostri figli sono le frecce vive scoccate lontano.

L'Arciere scruta il bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi piega e vi tende affinché le sue frecce corrano veloci e lontane.

E perciò fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere;

Poiché come ama la freccia che scocca, così egli ama l'arco che sta saldo tra le sue mani».

La magia dell'amore.

Avevo diciotto anni quando per la prima volta l'amore dischiuse i miei occhi con la sua luce magica e colse la mia anima con le sue dita.

Salme Karamè fu la prima donna che svegliò il mio spirito con la sua virtù camminando davanti a me verso il paradiso dei sentimenti divini, laddove passano i giorni come sogni e trascorrono le notti come matrimoni. Salme Karamè, con il suo fascino, mi insegnò ad adorare la bellezza e fu lei la prima rima nella poesia della mia vita sentimentale.

Quale ragazzo non ricorda la prima giovinetta che ha trasformato con la sua armonia il sonno della gioventù in uno splendido risveglio, che lo ha ferito con la sua dolcezza, che lo ha aggredito con la sua eleganza? Chi di noi non si perde nel mare dei sentimenti in quell'ora strana in cui, improvvisamente, si accorge dell'amore e vede la sua immagine riflessa e trasformata e nota che l'anima si espande e si raccoglie in sé, nascondendo emozioni dolci e piacevoli anche se causano lacrime, nostalgie e ubriachezza?

La forza dell'amore.

Tutti voi rimpiangete l'alba della vostra gioventù e gioite nel rievocarne disegni e tristezze poiché tutto ciò è finito; mentre io ricordo questo periodo della mia vita come un uomo libero rammenta le pesanti catene e le pareti della sua dolorosa cella.

Voi considerate quegli anni, tra l'infanzia e la giovinezza, un periodo d'oro durante il quale si può ridere dinanzi alle sofferenze e alle preoccupazioni del destino. Un periodo simile a un uccello che si libra sopra i problemi e i rancori, come un'ape che supera gli stagni ammorbanti, volando verso i campi fioriti. Io posso considerare quegli anni della mia giovinezza solamente come un periodo doloroso e muto durante il quale le sofferenze hanno agitato il mio cuore e hanno reso tempestosa l'anima mia che non aveva trovato ancora un filo di speranza e non aveva abbracciato il mondo della conoscenza, finché

Il primo sguardo tra due innamorati.

Il primo sguardo è un minuto misterioso che separa il sonno dal risveglio. È la prima fiaccola che illumina gli angoli dell'anima. È il primo suono magico sulla prima corda dell'arpa del cuore umano. È un istante che rievoca all'anima le notizie dei giorni passati, svela la magia delle notti degli innamorati, chiarisce i meandri della coscienza in questo immenso mondo e svela il mistero dell'eternità e del mondo nuovo che verrà.

Il primo bacio.

E’ il primo sorso prelevato dalla coppa cristallina riempita dalle dee con la limpida acqua dell'Eden dell'amore.

È la barriera tra un dubbio che dominava il cuore e lo rendeva mesto e una nuova certezza che lo rende palpitante e gioioso.

È l'inizio di un poema della vita spirituale e il primo atto teatrale del racconto dell'uomo ideale.

È un albero che unisce la stranezza del passato alla bellezza dell'avvenire, che lega la quiete dei sentimenti alle loro melodie.

È una parola pronunciata da quattro labbra che asseriscono che il cuore è diventato un trono, l'amore un Re e la fedeltà una corona.

È l'inizio di vibrazioni magiche che allontanano gli innamorati dal mondo delle misure e della quantità, facendo solcare loro il mondo della rivelazione e dell'ispirazione.

Il matrimonio.

Quando inizia l'amore, è possibile comporre nella prosa della vita un poema nuovo che trasforma i significati degli anni in sure recitate dai giorni e dalle melodie delle notti.

La felicità che si prova è inferiore solo alla felicità che l'anima prova quando abbraccia l'Eccelso. Il matrimonio è l'unione di due dee che fanno venire alla luce una terza dea.

È l'abbraccio tra due forti che resistono ai colpi di un destino reso debole dal loro odio. È l'unione tra due anime. È l'anello di una catena d'oro che inizia con uno sguardo e finisce nell'infinito.

Il canto della felicità.

L’uomo è il mio innamorato e io sono la sua innamorata, io provo nostalgia verso di lui ed egli si perde nel mio amore. Però, ahimè, nel mio amore verso di lui c'è una complice perfida che mi fa perire e m'addolora, una rivale opprimente che si chiama materialismo. Esso ci segue dove andiamo e ci separa come un arbitro.

Io cerco il mio innamorato nelle praterie, sotto gli alberi e accanto ai laghi, e non lo trovo perché il denaro l'ha sedotto e l'ha trascinato nella città, nella comunità grande, nella società dove alberga la miseria e la devastazione.

Lo cerco negli istituti della conoscenza e nei templi della saggezza, però non lo trovo.

Perché la materia l'ha condotto verso le celle dell'egoismo dove abitano le preoccupazioni.

Lo cerco nel campo della felicità e non lo trovo perché la mia nemica (materia) l'ha incatenato nelle grotte dell'invidia e dell'insaziabilità.

Lo chiamo all'alba quando il Sole sorride e non mi sente perché il manto del sonno appesantisce i suoi occhi.

Lo accarezzo di sera quando la quiete domina e i fiori dormono ed egli non si accorge di me perché la sua preoccupazione di ciò che avverrà domani attanaglia la sua coscienza.

Il mio amore mi ama? Chiede di me nella sua concretezza, però mi troverà solo nella divina concretezza. Desidera abbracciarmi nella torre della gloria che ho costruito sui teschi dei deboli e tra l'oro e l'argento, però io l'incontro solo nella dimora della semplicità che le dee avevano eretto sulla riva del fiume dei sentimenti.

Amore e odio.

Una donna disse ad un uomo: «Ti amo».

E l'uomo rispose: «È nel profondo del mio cuore che desidero essere degno del tuo amore».

La donna replicò: «Non mi ami?».

E l'uomo la scrutò e non proferì nemmeno una sillaba.

Allora la donna urlò infuriata: «Ti odio».

E l'uomo sussurrò: «E nel mio cuore desidero essere degno del tuo odio».

Sui gradini del Tempio.

Ieri ho visto una splendida donna seduta sui gradini di marmo del Tempio e con lei erano seduti due uomini, uno a destra e l'altro a sinistra.

Ho guardato e sono rimasto scosso e meravigliato nel vedere che un lato del suo volto era pallido e l'altro avvampava di fuoco.

La primavera.

Vieni, o mia amata, a camminare tra le verdeggianti colline, poiché le nevi si sono sciolte e la vita si è alzata dal suo letargo e ondeggia tra le vallate e i pendii.

Vieni, seguiamo le orme della primavera nei campi lontani.

Vieni, e saliremo sulle cime per contemplare le verdi pianure ondeggianti.

L'alba della primavera ha spiegato il manto celato durante la notte invernale, e l'ha fatto indossare al pesco e al melo, che sono apparsi come spose agghindate nella notte del destino.

Le viti si sono svegliate e i loro rami si abbracciano come amanti.

I fiumi scorrono danzando tra le rocce e intonando canti di gioia.

E i fiori sbocciano dal cuore della Natura come le spume escono dalla cresta delle onde del mare.

Nota: La notte del destino e la notte nella quale discese l’Arcangelo Gabriele per annunciare a Maometto la prima sura coranica. Fine nota.

Vieni a sorseggiare le lacrime di pioggia ancora rimaste nelle coppe del narciso, riempiamo i nostri spiriti con i cinguettii degli uccelli e approfittiamo per respirare il fragrante profumo delle brezze.

Sediamoci accanto a quella roccia dove si nasconde la viola e scambiamoci baci d'amore.

L'estate.

Avviamoci, mia innamorata, al campo, poiché sono arrivati i giorni del raccolto. E il Sole con i suoi raggi d'amore ha maturato il grano e il tempo della mietitura è arrivato.

Vieni, prima che gli uccelli divorino i frutti pesanti della nostra fatica e le formiche devastino la nostra terra.

Vieni, raccogliamo i frutti della terra come lo spirito coglie i chicchi della felicità che l'amore ha seminato nelle profondità dei nostri cuori. E riempiamo i caravanserragli dei nostri cuori con gli elementi naturali, come la vita colma di doni i nostri sentimenti.

Vieni, o fedele amica, sediamoci sull'erba e facciamo del cielo la nostra coperta, poggiamo il capo sul soffice fieno. Riposiamoci dalle fatiche del giorno, e ascoltiamo il mormorio del ruscello che scorre nella valle incantata.

Avviamoci, mia amata, verso le vigne, pigiamo l'uva e conserviamo il suo nettare nelle anfore come l'anima conserva la saggezza dei secoli.

Raccogliamo i frutti seccati e distilliamo dai fiori i loro soavi profumi.

Torniamo verso le case poiché di nuovo le foglie degli alberi sono ingiallite e l'aria le ha sparpagliate per fare un sudario e avvolgere i fiori morti di dolore al tramonto dell'estate.

Vieni, o amata, gli uccelli sono partiti verso la spiaggia e hanno portato con sé la letizia dei campi, lasciando nella solitudine il gelsomino e il mirto e versando le ultime lacrime sulla sabbia.

Torniamo, perché i ruscelli hanno fermato il loro corso e le fonti si sono prosciugate poiché le lacrime della loro gioia si sono asciugate e le colline hanno tolto i loro abiti agghindati.

Vieni, o mia innamorata, poiché la natura è assonnata e saluta la veglia con un canto melodioso, mesto e commovente.

Avvicinati, o compagna della mia vita, avvicinati a me e non lasciare che i sospiri delle nevi separino i nostri due corpi.

Siediti accanto a me dinanzi a questo focolare, poiché il fuoco è la frutta succulenta dell'inverno.

Raccontami dei secoli poiché la mie orecchie si sono stancate di udire i lamenti dei venti e i pianti degli elementi. Chiudi le porte e le finestre, poiché non desidero vedere il volto del tempo rabbioso che reca tristezza all'anima. Versa dell'olio nella lanterna, o compagna della mia vita, essa è sul punto di spegnersi. Mettila accanto a te per vedere ciò che le notti hanno scritto sul tuo volto radioso.

Porgimi la caraffa del vino, perché possa sorseggiare e ricordare i giorni trascorsi.

Avvicinati a me, avvicinati a me, amata del mio cuore, il fuoco è spento e la cenere sta per velarlo.

Stringimi forte al tuo petto, poiché la lanterna è spenta e su di essa ha trionfato il buio.

Ecco, il vino degli anni ha appesantito i nostri occhi.

Volgimi uno sguardo adornato dal sonno.

Abbracciami prima che mi abbracci il sonno.

Baciami, poiché la neve ha trionfato su tutte le cose, tranne che sul tuo bacio. Ah, mia amata, quanto è profondo il mare del sonno!

Ah, quanto è lontano il mattino in questo mondo.

Khalil Gibran

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