Parte Seconda

«E se volete conoscere il vostro Dio, non risolvete arcani. Piuttosto volgete lo sguardo intorno, e lo vedrete mentre gioca con i vostri bambini. E se scrutate l'immenso spazio, lo vedrete camminare nelle nuvole, stendere le braccia tra i bagliori dei fulmini, scendere a terra con la pioggia, e sorridere nei fiori, poi alzarsi per agitare con le mani gli alberi».

Parte Seconda

da L'autore

del 01 gennaio 2002  (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js=d.createElement(s);js.id= id; js.src = "//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1"; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, 'script', 'facebook-jssdk'));  

Per conoscere Dio.

E il Profeta aggiunse: «E se volete conoscere il vostro Dio, non risolvete arcani. Piuttosto volgete lo sguardo intorno, e lo vedrete mentre gioca con i vostri bambini. E se scrutate l'immenso spazio, lo vedrete camminare nelle nuvole, stendere le braccia tra i bagliori dei fulmini, scendere a terra con la pioggia, e sorridere nei fiori, poi alzarsi per agitare con le mani gli alberi». 

Il paradiso dell'amore.

Apri gli occhi del cuore e vedi lo spirito, vedi ciò che non si vede. Entri nella sacralità dell'amore e trovi che tutto l'Universo è un immenso Paradiso. Lascia che l'amore accenda la tua vita trasformandoti in oro puro in questa mitologia dell'esistenza. 

Il moribondo e l'avvoltoio.

Avvicinati, o mia amica affamata, Avvicinati.

Il banchetto è preparato E il cibo è misero e scarso, Però esso si offre con amore. Vieni e infila il tuo becco qui nel mio cuore E fai uscire questo piccolo uccello dalla sua gabbia, Poiché le sue ali sono incapaci di volare. Desidero che esso voli con te nell'immenso cielo. Vieni, o amica, in questa notte sono tuo ospite E tu sei la mia gradita e cara ospite. 

La consorte di Pilato a una matrona romana.

Stavo passeggiando con le mie ancelle in un bosco al di fuori delle mura di Gerusalemme quando lo vidi con alcuni uomini e donne seduti intorno a lui. Egli parlava con loro in una lingua di cui capivo solo alcune parole. Ma l'essere umano non ha bisogno di conoscere una lingua per vedere una colonna di luce scintillante oppure una montagna di cristallo. Poiché il cuore sa ciò che la lingua è incapace di pronunciare o l'orecchio di udire.

Stava parlando ai suoi amici dell'amore e della forza.

Posso affermare che Egli parlava dell'amore perché c'era nella sua voce una rauca melodia. E so che parlava di forza perché nei gesti delle sue mani si sentiva il fragore delle armate. Eppure era gentile nei suoi modi. Io non credo che mio marito avrebbe potuto esprimersi con tanta autorità e veemenza.

E quando mi vide passare, tacque per un istante e mi osservò con benevolenza.

Mentre la mia anima si faceva umile dinanzi ai suoi occhi, nella profondità del mio cuore ho provato la sensazione di essere passata accanto ad un dio dell'amore.

E da quel giorno la sua immagine visita il mio cuore quando nessuno degli uomini e delle donne mi visita, e i suoi occhi penetrano negli arcani della mia anima quando le mie palpebre sono chiuse. E la sua voce è artefice della quiete delle mie notti.

Io sono prigioniera della magia di quest'Uomo fino all'Eternità, ed ora nei miei dolori alberga la pace e nelle mie lacrime si cela la libertà.  

L'onda.

Io e la spiaggia siamo due innamorati e veniamo avvicinati dall'amore e separati dall'aria. Provengo da dietro l'orizzonte azzurro per mischiare la mia spuma argentea con l'oro della sua sabbia e rinfresco il calore del suo cuore con le mie limpide acque.

All'alba recito le leggi dell'amore nelle orecchie della mia amata ed essa mi stringe forte al suo petto; di sera mi incanta con la preghiera della nostalgia e mi bacia.

Io sono insistente e il mio cuore è paziente. Quando giunge l'alta marea abbraccio il suo cuore, e quando torna la bassa marea cado ai suoi piedi.

Nella quiete della notte, quando le creature abbracciano la brezza del sonno, noi rimaniamo svegli ed incantati, sospirando ed esclamando. La veglia ci ha distrutti però noi ci amiamo e la verità dell'amore sta nel risveglio. 

Una vicina di Maria

Nel quarantesimo dì dopo la scomparsa del Maestro, tutte le vicine si recarono alla dimora di Maria per offrirle conforto e intonare una melodia di compianto funebre. E una di loro cantò:

«Verso dove, o mia primavera, verso dove?

In quale altro spazio stai emanando il tuo fragrante profumo?

E in quale altro campo vagherai?

E verso quale cielo alzi il capo donando il tuo cuore, e svelando le tue sublimi parole?

Aride saranno queste vallate e non avremo che campi brulli e spogli.

Tutte le viti verdi bruceranno al Sole.

E i nostri campi produrranno mele amare

E le nostre vigne doneranno uva aspra.

Avremo sete del tuo inebriante vino e aneleremo alla tua soave fragranza.

Verso dove, o fiore purpureo della nostra primavera, verso dove?

E davvero non farai ritorno?

Non verrà a visitarci il tuo gelsomino?

E l'incenso di Maria non farà spuntare il tuo spirito alato ai lati della strada?

E non ci sussurrerai che anche noi abbiamo radici profonde nella terra, e che i nostri respiri continueranno a salire in eterno sino al cielo?

Verso dove, o Gesù, verso dove?

O figlio della vicina Maria e compagno del mio amato figlio, verso dove, nostra prima primavera?

E verso quali altri campi camminerai?

E davvero non tornerai?

E visiterà l'alta marea del tuo amore le spiagge dei nostri sogni?» 

Tra il castello e la casupola.

La notte getta il suo manto tetro sul lussuoso castello del ricco dove luccicano i bagliori delle luci elettriche. I paggi si fermano dinanzi alle maestose porte, con le loro vesti di velluto sulle quali spiccano bottoni scintillanti ed aspettano gli invitati.

I musicisti suonano incantevoli melodie. I nobili e le dame si dirigono verso il castello, nei loro calessi trainati da cavalli purosangue elegantemente bardati. Poi scendono con portamento altero, indossano abiti sfarzosi, tempestati di gioielli.

All'interno del castello, gli uomini si alzano per invitare le donne alle danze. E quella vasta e sontuosa sala si trasforma in un'oasi nella quale soffiano le brezze della sinfonia, mentre i fiori profumati ondeggiano incantati e stupefatti.

A mezzanotte gli invitati si radunano intorno ad un desco colmo di prelibate pietanze, frutta, spezie ed aromi. E le coppe passano da una mano all'altra e in un battibaleno l'inebriante vino, figlio delle vigne, soggioga tutte le menti.

Allo spuntare dell'aurora gli agiati signori si sparpagliano poiché il re del sonno e la danza li hanno fatti stancare. Ognuno si avvia trascinandosi verso il morbido materasso con la mente annebbiata dal vino.

Il Sole si avvia nella cupola celeste trascinando gli ultimi raggi di luce. E un contadino che indossa gli abiti da lavoro giunge alla porta di una misera casupola e bussa alla porta.

Quando i battenti si aprono, lui entra, saluta con uno smagliante sorriso e si siede tra i suoi bambini radunati intorno allo scoppiettante focolare. Di lì a poco la moglie termina di preparare il modesto pasto e tutti si accomodano intorno ad un tavolo di legno divorando il cibo. Poi si alzano e si radunano sotto il lume che scocca le sue frecce gialle di debole luce verso il cuore del buio.

Quando è trascorsa una breve parte della notte, tutti si alzano in silenzio e si arrendono al re del sonno.

Allo spuntare dell'alba, il povero si desta e mangia con i piccoli e la consorte un tozzo di pane, sorseggiando un bicchiere di latte. Dopo aver baciato i suoi cari, si carica sulle spalle una pesante zappa e si avvia verso il campo per annaffiarlo con il sudore della fronte e renderlo fertile, affinché la sua fatica nutra quei potenti cheieri hanno consumato la loro serata tra balli, canti ed ubriachezza.

Spunta il giorno dietro la montagna e con il passare del tempo anche il Sole cocente appare in mezzo al cielo.

Il caldo opprime il povero contadino, mentre quei ricchi continuano a navigare nei meandri del profondo sonno nei loro lussuosi castelli.

Questo è il dramma dell'uomo che veglia in eterno sul palcoscenico del tempo. Innumerevoli sono gli spettatori che applaudono e ammirano, pochi quelli che meditano e riflettono.  

Il canto.

Nella profondità della mia anima si cela una canzone che si rifiuta di indossare futili parole. Una canzone che dimora in un granello del mio cuore e che l'inchiostro nero non riporterà sulla pagina. Una canzone che avvolge i miei sentimenti con un involucro trasparente e che non si tramuterà in saliva sulla mia lingua.

Come posso sussurrarla, se ho paura dell'effetto che potrebbe produrre su di lei l'etere?

E a chi la canterò, se è abituata a dimorare nella casa del mio spirito?

Se avessi scrutato i miei occhi, avresti visto l'ombra della sua ombra. E se avessi toccato le estremità delle mie dita, avresti sentito le sue vibrazioni.

Le opere create dalle mie mani la riproducono come un lago che rispecchia i bagliori delle stelle.

E le mie lacrime la rivelano, come le gocce di brina svelano il segreto delle rose. Quando il calore la disperde, diviene una canzone trasmessa dal silenzio, inghiottita dal rumore, intonata dai sogni e celata dal risveglio.

O uomini, essa è la canzone dell'amore. Quale Isacco saprà cantarla? E quale Davide saprà salmodiarla?

Essa è più protetta del segreto della vergine. Quali Corde riusciranno a svelarla?

Chi potrà unire il boato del mare con il canto dell'usignolo? E il fragore della tempesta con il respiro del bambino?

Quale essere umano canterà la canzone degli dei? 

Dal profondo del mio cuore.

Dalla profondità del mio cuore un uccello si innalzò verso il cielo. Volò sempre più in alto nell'infinito spazio e diventò sempre più grande.

Dapprima fu solo come una rondine, poi come un'allodola, poi come un'aquila, poi si ampliò finché diventò grande quanto una nuvola primaverile, e infine coprì i cieli tempestati di stelle. Ma non abbandonò le profondità del mio cuore. O mia fede, mia fervida conoscenza, come posso raggiungere la tua elevatezza e con te osservare l'io grande dell'uomo che è tratteggiato nella cupola celeste? Come posso tramutare in banchi di nebbia questo mare che si trova nelle profondità della mia anima, e girovagare con te nello spazio infinto?

Come può il detenuto che si trova nell'oscurità del tempio scrutarne le cupole dorate?

Come può il cuore di un frutto estendersi fino a comprendere il frutto stesso?

O fede mia pura, sono incatenato dietro le sbarre di questo carcere sconosciuto e stretto. Mi separano da te queste barriere formate di carne e di ossa e adesso posso volare con te verso un mondo sconfinato.

Eppure, tu ti innalzi dal mio cuore verso l'immenso spazio, ed esso ti possiede, così io mi arrenderò e sarò lieto. 

Tu sei mio fratello.

Tu sei mio fratello e noi siamo entrambi figli di un unico spirito santo universale.

Tu sei simile a me poiché siamo entrambi prigionieri dei nostri corpi impastati con la medesima argilla.

E tu sei mio compagno sulla strada della vita e mi aiuti a percepire il segreto della verità celata dalle nuvole.Tu sei un uomo e io ti ho amato, fratello mio.

Di' di me ciò che desideri, sarai giudicato dal domani e le tue parole saranno sottoposte all'esame del giudice del mio tribunale.

Puoi togliermi ciò che vuoi, ma potrai rubare solo una parte del denaro che ti spetta di diritto, all'infuori di quello che io ho preso per avidità.

Tu hai diritto ad una parte, se ti accontenterai. Puoi fare di me ciò che vorrai poiché non riuscirai a toccare la mia realtà. Anche se versi il mio sangue e bruci il mio corpo, non potrai addolorare la mia anima e nemmeno farla morire.

Anche se incateni le mie mani e i miei piedi e mi porti nelle profondità delle carceri dove governa il buio assoluto, non sarai capace di imprigionare la mia idea perché essa è libera come il vento che soffia nello sconfinato spazio.

Tu sei mio fratello e io ti amo.

Ti amo quando ti genufletti nella tua moschea, quando ti inginocchi nella tua sinagoga e quando preghi nella tua chiesa. Tu ed io siamo due figli di una sola fede che è lo spirito.

E coloro che capeggiano questa fede sono le dita di una mano divina che indica la perfezione dell'anima. Ti amo perché amo la tua verità che spunta dalla mente totale.

Quella verità che io non vedo adesso perché sono accecato, però considero sacra perché è frutto dell'anima.

Quella verità che si incontrerà con la mia verità nel mondo futuro e si fonderà in essa come i sospiri dei fiori, in una verità unica, totale, eterna come l'amore e la bellezza.

Ti amo perché ti ho visto debole dinanzi ai duri potenti e povero e bisognoso dinanzi ai castelli e alle fortezze degli avidi ricchi.

Perciò ho versato lacrime per te e attraverso queste ti ho visto tra le braccia della giustizia che sorride per te e deride i tuoi oppressori. Tu sei mio fratello e io ti amo.

Tu sei mio fratello e io ti amo. Perché combatti contro di me?

Perché vieni nel mio Paese tentando di sottomettermi per accontentare coloro che bramano la gloria e desiderano godere della tua fatica?

Perché abbandoni la tua consorte e i tuoi piccini per inseguire la morte in una terra lontana, obbedendo ai tuoi capi bramosi di conquistare la gloria con il tuo sangue e l'alto onore con gli affanni di tua madre?

È forse nobile l'uomo che uccide suo fratello? Erigiamo allora una statua a Caino, e cantiamo le melodie di Hanan. 

La pioggia.

La nuvola e il campo sono due innamorati ed io sono tra loro un messaggero inviato per soccorrerli. Cadendo, sazio la sete del secondo e guarisco la malattia della prima.

Salgo dal cuore del lago e navigo sulle ali dell'etere finché scorgo un variopinto campo sul quale cado per baciare le corolle dei fiori e abbracciare i loro steli.

Sono il sospiro del mare, sono la lacrima del cielo, sono il sorriso del campo, come l'amore è un sospiro dal profondo dei mari dei sentimenti, una lacrima dal cielo del pensiero e un soave sorriso nel campo dell'anima. 

La vita e la morte.

Ogni cosa muore per donare la vita. La roccia muore per partorire pietre che servono per erigere un tempio, la candela muore per trasformarsi in luce, il legno muore per dimostrare quanto fuoco contiene, il frutto muore per tramutarsi in un albero maestoso, il fiore muore per dare il frutto: ogni cosa muore per tornare alla sua origine.

La vita è un cammino e la morte è un ritorno; la vita è un abito e la morte è una nudità. La vita è un'idea svelata e la morte è un'idea velata. E l'Eccelso è insieme morte e vita, Sultana è tornata nel luogo da cui è venuta, da Dio.

La luce proviene dal Sole e torna ad esso; l'albero è della terra e alla terra tornerà; lo spirito nasce dallo Spirito e ad esso tornerà. Tutto è inevitabilmente un ritorno senza fine.

Nota: Sultana è l'amata sorella di Gibran morta di tubercolosi. In occasione di questo lutto, il poeta libanese scrisse un componimento sulla propria solitudine:

A volte provo la sensazione di essere arrivato da un altro pianeta. Sono un essere senza ieri sulla superficie di questa terra e i movimenti e le voci delle persone mi sono estranei.

La solitudine è una tempesta silenziosa che spazza via tutti i nostri rami morti, però spinge le nostre radici più nelle profondità del cuore che nella terra vivente». Fine nota.

Khalil Gibran

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