Pasqua è coniugare "sperare" al presente!

Ci insegna che la croce "è un ponte sicuro verso la Resurrezione", che il verbo "sperare" va sempre coniugato al presente quando si parla di fede, di carità, di sogni, di progetti, che si può vivere da "risorti", anche i non credenti, perché la Pasqua è per tutti.

Pasqua è coniugare "sperare" al presente!

 

«Leopardi era pessimista, eppure anche lui continuava a sperare ogni singola volta. Non si è mai arreso: diceva che la felicità era solo un intervallo fra un dolore e l’altro, è vero. Ma non mi sembra che si sia mai rifiutato di cercare quegli intervalli ogni volta che era possibile. Anzi, è proprio dei pessimisti cercare di aggrapparsi come possono alla felicità ogni volta che la trovano. Perché per primi sanno quanto possa essere rara e preziosa».

Il vantaggio dei social network è quello che, anche durante le vacanze, si possono trovare interessanti riflessioni degli alunni, scritte di loro pugno o trovate sul web, ma ugualmente stimolanti; così è per quella che ho riportato sopra, ripresa dalla pagina di Sabrina, studentessa del liceo scientifico. Cercavo infatti le parole giuste per scrivere sulla Pasqua, parole che andassero bene ai credenti e ai non credenti. Del resto, soprattutto nel mondo della scuola, tutti beneficiano del periodo pasquale, persino coloro che normalmente si oppongono o non partecipano agli esercizi spirituali in preparazione organizzati dai docenti di Religione e da altri colleghi credenti, anche quelli che non vogliono il crocifisso in classe, lo stesso crocifisso che è segno emblematico della Pasqua e passaggio necessario per la Resurrezione. Possiamo non credere in Cristo, però la Pasqua ci riguarda ugualmente e ci mette davanti una grande verità proprio nel momento in cui, la scuola intera, per giorni si ferma per questa festività e noi ci fermiamo, studenti e docenti, sicuramente senza opporci a questa opportunità. E chi mi viene in aiuto? Leopardi e il suo aggrapparsi a qualcosa, alla poesia, alla capacità degli uomini di costruire insieme qualcosa, a quella ginestra forte più della difficile superficie vulcanica. Sì, aggrapparsi a qualcosa è necessario nella vita, in ciascuna storia, perché è ciò che ci fa andare avanti nonostante tutto.

Il cristiano si aggrappa alla croce e la croce abbraccia il cristiano, ma ciò che è più sorprendente, è l'abbraccio totalizzante, cioè per tutti, tanto da stupire - si legge in uno dei Vangeli - persino un centurione che fa una vera professione di fede: "Costui era veramente il Figlio di Dio"! E chi non ha bisogno di aggrapparsi a qualcuno o a qualcosa per vivere? Stolto è chi pensa di bastare a se stesso, in che modo potrebbe mai essere aggrappato a sé? Persino San Pietro ha pensato di esserlo per ben tre volte, ma poi ha pianto amaramente! Siamo in buona compagnia allora, soprattutto se ad essere compagno è il cosiddetto "Buon Ladrone", uno dei due crocifissi insieme a Gesù. È stato capace, sbilanciandosi verso Cristo, anche fisicamente, di essere il primo inquilino del Paradiso; ha potuto farlo perché si è fidato, abbandonato, aggrappato. Ci insegna che la croce "è un ponte sicuro verso la Resurrezione", che il verbo "sperare" va sempre coniugato al presente quando si parla di fede, di carità, di sogni, di progetti, che si può vivere da "risorti", anche i non credenti, perché la Pasqua è per tutti. 

 

 

Marco Pappalardo

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