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Per una formazione cristiana: educare il cuore

Che cosa ci dice San Francesco circa la purificazione del cuore? Semplicemente questo: non occorre avere tanti signori da servire, ne basta uno solo, in maniera assoluta, Cristo Gesù! Da quel giorno ne assume le forme mentali ed affettive, diventa povero come il suo Signore da cui, gioiosamente, si sente attirato...


Per una formazione cristiana: educare il cuore

da Teologo Borèl

del 17 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

 

          Nel discorso delle Beatitudini Gesù ha detto: “ Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. La capacità di vedere Dio, quindi, è affidata alla purezza del cuore. In altri termini possiamo dire “alla castità del cuore”. Essa, per essere compresa, deve essere collocata all’interno di una riflessione sull’educazione dell’affettività che investe tutta la persona umana.

          Prima di parlare dell’educazione del cuore, occorre allora parlare della qualità delle relazioni interpersonali, del nostro mondo emozionale e dei bisogni della tenerezza e della compassione.           Cercheremo di fare questo itinerario, facendoci guidare da un gigante dello Spirito, quale fu Francesco di Assisi, dalla sua esperienza ancora carica di freschezza, perché intrisa della parola del Vangelo. 1. Quando Francesco smise di adorare se stesso…          Prima del grande cambiamento interiore, di cui Francesco parla all’inizio del secondo testamento, egli era il centro del suo mondo affettivo, relazionale, sociale. Dopo la conversione, i punti di riferimento si capovolgono: prima di tutto viene Dio, poi gli altri. Anche il rapporto con la creazione e con le cose viene trasformato e cambia decisamente direzione: “Il Signore concesse a me, frate Francesco di cominciare a fare penitenza…quello che prima mi sembrava amaro, mi si convertì in dolcezza dell’anima e del corpo. Poi stetti poco ed uscii dal mondo” (Testamento 1-3; FF: 110). Francesco passa da una struttura narcisistica, in cui egli è al centro di tutto e tutto ruota intorno a lui, ad una struttura interiore altruistica.           L’educazione del cuore in Francesco parte proprio da questa inversione direzionale, anzi, per meglio dire, da questa metànoia (= cambiamento della mente), dove la differenza è propriamente data dalla nous, cioè dalla mente. Metànoia è il cambiamento della mente e quindi del modo di decidere, di volere, di scegliere, di amare, di pensare, di agire, di esistere, nel senso di situarsi oltre. Oltre da sé. Da quanto detto, scaturisce un primo insegnamento per i primi passi verso l’educazione del cuore: Uscire da sé, smettere di “adorarsi”, accorgersi della presenza degli altri.          Uscire dalla dinamica dell’appropriazione di sé, per entrare in quella del dono di sé e dell’attesa dell’altro.. L’attesa infatti, contrastando la fretta e il desiderio o concupiscenza di appropriazione dell’altro, lascia spazio al ripensamento e alla riflessione e, quindi, in definitiva, all’auto possesso e alla continuità del sé.Francesco di Assisi, ha vissuto e sperimentato la dinamica dell’appropriazione dell’altro in prima persona.           Le relazione con il padre, Pietro di Bernardone, è significativa del rapporto tra amore dell’altro e desiderio di possederlo. La possibilità di vivere la purezza del cuore, qui ci viene fatta comprendere nella capacità di educarsi a non entrare in una logica di possesso dell’altro o di ricerca di se stesso, ma piuttosto nella dinamica di libertà ed attesa che significa pace ed unità interiore. Diventa illuminante a questo punto, analizzare brevemente, il rapporto affettivo tra Francesco e suo padre. 2. L’educazione del cuore parte da lontano: affettività e libertà          Pietro di Bernardone, il padre di Francesco, viene tratteggiato nelle fonti biografiche, come un uomo avido di denaro, irascibile, violento, abituato al dominio. Forse le Fonti biografiche esagerano, anche se hanno un fondo di verità. Di sicuro, quest’uomo aveva i suoi progetti e i suoi desideri. Aveva riversato nel figlio, in questo figlio, una possibilità di riscatto davanti alla società: la ricerca di una nobiltà sociale mai avuta e sempre frustrata. Per questo amava troppo Francesco. Per Bernardone quel figlio rappresentava la realizzazione dei suoi ideali di vita mai raggiunti. Si capisce allora perché abbia avuto una reazione violenta davanti al comportamento del figlio che gli butta in faccia tutti i suoi averi e sceglie di diventare povero come Cristo, rivestendo i panni della povertà. La scena è memorabile: avvenne davanti al Vescovo Guido. Francesco si spogliò di tutto, fino a divenire nudo, e, gridando con gioia, esclamò: “Non ti chiamerò più padre. Da ora in poi dirò: Padre nostro che sei nei cieli!”           In un attimo Bernardone vede crollare anni di sacrificio per acquisire considerazione e rispetto sociale tramite il figlio. Si incrina la sua reputazione, proprio attraverso il comportamento e le scelte di Francesco.           Il figlio che, all’inizio condivide i progetti del padre, adesso ne prende le distanze in maniera plateale e davanti a tutti. Li rifiuta, non li riconosce più come i suoi. Non è dunque l’avidità che, più di altre cose, ha spinto Bernardone ad agire: è l’amore per il suo figlio che vede preso in giro e disprezzato da tutti, dopo il suo grande rifiuto, insieme all’amore per se stesso, per il suo buon nome.          Madonna Pica, la madre di Francesco, con l’intuito proprio di una madre, comprende che Francesco non è un sognatore, ma un cercatore di libertà che sta solo cercando la sua strada. Pietro, invece, non intuisce che dietro al comportamento del figlio vi è un nuovo orizzonte di valori, un nuovo modo di impostare la vita e di scegliere per che cosa e per chi vivere.          Quando Francesco incontra la Paternità di Dio, si accorge che Egli è Colui che rispetta la libertà, che spinge a crescere in umanità. Nella paternità del Padre dei cieli Francesco, ritrova la verità su stesso, senza costrizioni.          Tuttavia, non dobbiamo pensare che Francesco abbia rifiutato suo padre come persona. Facendo questo egli avrebbe mancato ad un preciso comandamento di Dio e alla carità che bisogna avere verso tutti, anche verso i nemici. Egli non può ignorare il comando dell’amore verso il prossimo che in questo caso si intreccia con il comando di amare il padre e la madre. Dobbiamo allora cercare di comprendere che cosa Francesco respinge e rifiuta di suo padre.           Francesco non ne accoglie i progetti, il sogno che il padre ha su di lui. E’ perfettamente consapevole che ogni genitore, a cui bisogna essere oltremodo grati per il dono della vita, non può appropriarsi dei figli al punto tale da dirigere la loro coscienza e ostacolare il diritto a scegliere la propria vita. La frase che Francesco pronuncia, così terribile e dura: “Non ti chiamerò più padre…”, se ascoltata solo con l’orecchio umano, acquista un significato di rifiuto, ma se viene recepita con orecchio diverso, un orecchio abituato ad ascoltare in profondità, allora risulta essere non un rifiuto rabbioso della paternità. Francesco vuole semplicemente dire con forza: “Non accoglierò più i tuoi progetti su di me. Ho ascoltato altri progetti, i progetti di Dio Padre su di me!”           Il rifiuto di Pietro di Bernardone da parte di Francesco, è anzitutto rifiuto dei progetti e sogni paterni. Francesco comprende che la verità su stesso può essere attinta solo ritornando in modo completo alla propria origine, fonte della sua esistenza, alla vera paternità. Egli impara a chiamare Dio come Padre e si sente chiamato da Dio come figlio.           Da qui nasce l’esperienza della fraternità. Erano fratelli i suoi compagni di viaggio nella vita nuova intrapresa, erano fratelli i poveri, i lebbrosi, gli altri, i diversi, la creazione stessa, anche nel suo aspetto cosmico, infatti, la guardava con gli occhi trasfigurati dalla Bellezza: tutto era “fratello e sorella”, come meravigliosamente canta nel Cantico delle creature, persino “sorella morte”. Per questo, divenne un uomo di pace!           Ecco un cuore purificato che ha saputo sciogliere i lacci affettivi di ogni schiavitù, per abbracciare la libertà. Bernardone diviene l’icona della schiavitù del cuore a livello affettivo. Francesco, al contrario, l’Icona della libertà di un cuore purificato, trasfigurato e trasfigurante che conosce la tenerezza di un amore che nulla cerca per sé ma rende tutti fratelli nel Cuore del Padre.           Educare il cuore alla libertà, significa allora intraprendere un cammino, certo non facile, verso una vera ed autentica libertà interiore, fatta sì di affettività che non porta all’appropriazione dell’altro, ma alla sua piena realizzazione! Questa libertà non diventa libertinaggio, solo perché è animata da grandi desideri, da sogni carichi di amore e di luce! 3. Dall’Amore liberante del Padre all’Amore autentico per i fratelli.          Quando Dio entra nel tuo sogno, fratello, sorella, e ti manifesta la verità su te stesso/a, allora, come d’incanto, si aprono i tuoi occhi e tu vedi per la prima volta, con forza , il Volto di Dio misericordioso. E’ il frutto della liberazione del cuore dai tuoi sogni, dai tuoi desideri, per entrare nell’orbita di Dio.Un cuore purificato trova nel Cuore di Dio la fonte del suo vero pulsare di luce, di purezza e di amore.           Alla stessa maniera Francesco, dopo avere ascoltato la voce che riconduceva il suo cuore a Casa, esortandolo a lasciare ogni progetto di gloria umana, scopre il Volto di Dio Padre. Era il giorno in cui, a Spoleto, stava completando i preparativi per una nuova battaglia al servizio di un principe di questo mondo. Il Signore gli apparve e gli disse: “Francesco, qual è la cosa migliore, servire il servo o servire il Padrone?”. Francesco in quel sogno comprese definitivamente che cosa fosse avere un cuore purificato: un cuore che cerca la verità della vita e non la gloria umana. In quel sogno di Spoleto Francesco ebbe la piena e definitiva guarigione del cuore, e comprese che cosa significasse essere libero (cf. FF 1401). Ritorna in Assisi come un uomo umanamente sconfitto, ma interiormente libero e felice: ha trovato la sua gioia. Servire il Signore non il servo.           Che cosa ci dice Francesco circa la purificazione del cuore? Semplicemente questo: non occorre avere tanti signori da servire, ne basta uno solo, in maniera assoluta, Cristo Gesù! Da quel giorno ne assume le forme mentali ed affettive, diventa povero come il suo Signore da cui, gioiosamente, si sente attirato e dominato in una libertà ormai affettivamente piena e ricca di significato.           Dall’amore liberante del Padre in Cristo Gesù, Francesco comprende il senso della fraternità dove tenerezza ed affetto acquistano significati nuovi, come nuovo è il cuore che li crea e li conserva. L’educazione del cuore nasce da lontano. Ha radici profonde nelle relazioni con le figure significative della vita e può svilupparsi solo in un progressivo distacco da un amore umanamente attraente ma captivante, per rivolgersi ad un amore oblativo. Tutto ciò però non può avvenire senza l’incontro con un vero amore liberante. Francesco ha fatto questo incontro nel Volto del Padre che risplende nell’Umanità di Cristo. Infatti: la paternità di Dio chiama a superare ogni sorta di violenza e di conflittualità. Se Dio è mio Padre e vivo sotto il suo sguardo di misericordia, non posso relazionarmi con gli altri sotto una luce di distanza, diffidenza o inimicizia o di possesso affettivo.          La Paternità di Dio ci chiama a prenderci cura dell’altro. Questo è il primo significativo passo verso l’educazione del cuore. Si tratta di vivere la grande esperienza della tenerezza di Dio Padre che portò Francesco ad essere egli stesso tenero e materno nei confronti dei fratelli che ha accolto nel suo cuore.La paternità di Dio, infine, ci chiama a gioire della salvezza del fratello, senza il veleno dell’invidia e della gelosia. Saper gioire delle gioie dell’altro, saper far festa con chi mi sta accanto.Fratello, sorella, ti lascio con un interrogativo. Hai mai scrutato le profondità del tuo cuore per vedere da quanti dei è dominato, da quanti padroni è tenuto in ostaggio? Chiedi al Signore la grazia di volere essere liberato/a.

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