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Per una pedagogia dell'incoraggiamento

Non ho mai dimenticato Maria Mazzarello. Credo di non averne mai dimenticato soprattutto lo sguardo che, dal ritratto che campeggiava nel salone dell'Oratorio. Mi attirava sempre stranamente, con un misto di soggezione e di confidenza. Maria Mazzarello è donna sapiente e coraggiosa; anzi, coraggiosa perché sapiente.


Per una pedagogia dell'incoraggiamento

da Spiritualità Salesiana

del 13 maggio 2011

 

 

 

          Il mio incontro di oggi con madre Mazzarello rievoca alla mia memoria un incontro rimasto importante nella mia vita: la conoscenza di lei, fatta da me bambina, attraverso l'esperienza dell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Novara, in anni lontani, ma vivissimi nel ricordo.          Non ho mai dimenticato Maria Mazzarello. Credo di non averne mai dimenticato soprattutto lo sguardo che, dal ritratto che campeggiava nel salone dell'Oratorio (di Via Paolo Gallarati, 4a Novara), mi attirava sempre stranamente, con un misto di soggezione e di confidenza, forse per quel suo sorriso appena accennato, ma quasi ammiccante e così carico di inviti, che ancora oggi mi colpisce.          Le suore parlavano spesso di lei, ci invitavano a salutarla prima di entrare in cappella per la preghiera, ci dicevano che don Bosco aveva avuto bisogno di lei per regalare l'Oratorio anche alle bambine, e che lei aveva lavorato tanto per le bambine come noi, le quali, ai suoi tempi, non sempre avevano la fortuna di andare a scuola.          Ricordo che mi faceva molta impressione il fatto che la madre avesse lasciato andare le sue suore fino in America e che, se non fosse morta troppo presto essendosi tanto prodigata senza avere mai abbastanza cura di sé, ci sarebbe andata lei stessa.          Questi frammenti di notizie ho poi verificato e integrato ancora di recente, grazie alla bella biografia di Domenico Agasso che mi ha dato nuove ragioni, tra l'altro, per la comprensione di quel “sorriso”, profondamente legato - adesso lo so - al “comandamento della gioia”, vissuto e testimoniato da Maria Mazzarello con la forza della fede.          È la Sapienza - “riflesso della luce perenne, specchio senza macchia dell'attività di Dio, immagine della Sua bontà” - che insegna “la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza...” (Sap 8, 7).Maria Mazzarello è donna sapiente e coraggiosa; anzi, coraggiosa perché sapiente. […]          Per Maria Mazzarello si tratta di educarsi e di educare a questo coraggio, anzitutto testimoniandolo e, quindi, proponendolo come ascesi, attraverso una vera e propria pedagogia dell'incoraggiamento.          È un'opzione educativa interessante, certo non l'unica, attribuibile alla madre. Ma quella dell'incoraggiamento mi sembra un'arte pedagogica di prima necessità, ieri come oggi, forse oggi ancor più necessaria per superare le tentazioni di disimpegno e di fuga, di rinuncia e di lassismo di fronte ai problemi dell'educazione.          Nelle sue lettere tale passione è evidente o, meglio, trasparente. Non è semplice coloritura di linguaggio l'invito insistente al coraggio, l'esortazione a “non avere paura”, a “combattere sempre, ogni giorno”, che si coglie in un gran numero di lettere, indirizzate alle suore, ma non solo, nelle circostanze più diverse. È, invece, una modalità peculiare della relazione interpersonale che la madre predilige e nella quale costruisce la condivisione, la cooperazione concreta, la vera e solidale partecipazione al comune progetto.          Di questo è possibile, a mio avviso, sostenere la fondatezza pedagogica a livello di analisi teorica e non soltanto di suggestione affettiva.          Provo ad utilizzare, come spunto d'avvio per una riflessione ulteriore sull'Epistolario, alcune indicazioni attuali della ricerca psicopedagogica su: L'incoraggiamento come approccio elettivo per la promozione delle persone in divenire. È appena qualche accenno per dimostrare come la “pedagogia dell'incoraggiamento” di Maria Mazzarello sia davvero un'intuizione forte, un modello, un messaggio da raccogliere e da tradurre in azione, oggi più che mai.          Nella ricerca di un'arte educativa dell'incoraggiamento, scientificamente fondata, alcune “categorie” si impongono all'attenzione, e di esse non è difficile trovare tracce, a volte vistose, nelle lettere della madre.Dette categorie sono:- l'attivare (rendere gli allievi attivamente partecipi del loro agire, coinvolgerli praticamente, renderli quanto più possibile autonomi);- il comprendere (avere per gli allievi, per ciascun allievo, un interesse autentico, un amore educativo profondo);- il sottolineare il positivo (apprezzare gli elementi di positività, riconoscere gli sforzi e i tentativi, dare fiducia);- il ridimensionare (sdrammatizzare, relativizzare, considerare secondo una gerarchia di valori);- il responsabilizzare (rendere gli allievi gestori delle situazioni, riconoscerli meritevoli dei loro successi, stimare le loro possibilità).          Rileggere le lettere - alcune in particolare - secondo queste “categorie” ritradotte nella ricchezza di una spiritualità intensa significa scoprire la pedagogia della Mazzarello nell'originalità del suo modo di essere madre e maestra di vita.          Alle Figlie, coinvolte fino in fondo nel suo progetto, la madre chiede il coraggio dell'impegno e della perseveranza e raccomanda: “Non tante paure per i vostri difetti!”. Non esita a riconoscere che “la vita è una continua guerra di battaglia”, ma si può vincere, specie se le virtù sono praticate col cuore, un cuore “aperto, generoso e grande”, come lei dice dandone per prima l'esempio.          Bisogna, infatti, “insegnare con l'esempio”, non stancarsi di “animare”, saper “correggere con carità”: questa è la strada per comprendere e per comprendersi reciprocamente, studiando 'i naturali' di ciascuna 'per saperli prendere'. Si trova così il coraggio di farsi sante, sdrammatizzando le difficoltà, ridimensionando le pene, visto che 'dopo pochi giorni di combattimento c'è il Paradiso, per sempre! 'La responsabilità, allora, è quella di portare la croce con coraggio, sapendo che è vero che non siamo capaci a nulla, “ma con l'umiltà e la preghiera terremo il Signore vicino a noi”.          E lei ha fiducia nelle sue Figlie, vuole che siano 'umili', 'allegre', 'piene di carità', che “non si scoraggino mai, qualunque disturbo possano incontrare”. Si sente, in questa pedagogia dell'incoraggiamento, la bella “salesianità” di don Bosco reinterpretata dal “genio femminile” di Maria Mazzarello, anch'essa partecipe, in pienezza, di “tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio”.          E vi si coglie l'invito di Cristo a “non avere paura”, ripetuto con tanta forza dal Papa oggi, perché possiamo tutti “varcare la soglia della speranza”.Credo che, per questo, Maria Mazzarello abbia molto da insegnarci.

Matilde Parente

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