Ero io l'ignorante ad aver bisogno di essere istruita...
Di recente, durante la Messa, il celebrante ha invitato chiunque volesse ad avvicinarsi per ricevere il sacramento dell’Unzione dei Malati. D’impulso, mi sono girata verso mio marito e ho sussurrato il nome di mia figlia di sei anni. Lui ha subito afferrato la sua mano, le ha detto qualcosa all’orecchio e si è unito alla fila di anziani per ricevere il sacramento.
Mi sono pentita quasi subito della mia decisione. La giovane coppia davanti a noi, che era stata costretta a interagire con i miei figli visto che il mio bambino più piccolo tirava qualsiasi cosa sul suo banco, ha iniziato a mormorare quando ha visto mio marito e mia figlia alzarsi e unirsi alla fila. Ho visto anche altre persone guardare mentre loro si avvicinavano al sacerdote.
All’inizio mi sono sentita in imbarazzo. Odiavo il fatto che le persone guardassero e si facessero domande su mia figlia. Mi chiedevo se al posto loro avrei semplicemente ignorato la cosa.
La verità è che mia figlia negli ultimi sei mesi aveva avuto problemi di stomaco. Eravamo andati da medici e specialisti, e niente si era ancora rivelato in grado di guarirla. Era una cosa seria? Non c’era niente che indicasse un’eventualità del genere. Ma lei soffriva, e non avevamo modo di sapere se fosse un problema fisico o legato all’ansia. Dopo settimane in cui i sintomi si erano placati, pensavo che le mie preghiere fossero state esaudite, ma la settimana scorsa era tornata a combatterci.
Sì, era malata. E sì, volevo che il Signore la guarisse. E se il sacramento dell’Unzione dei Malati poteva aiutarla in qualche modo volevo che lo facesse.
Il ragazzo davanti a me ha iniziato ad allungare il collo per guardare mia figlia. All’improvviso si è girato verso la moglie e ha indicato il bambino che lei aveva sulle gambe. Lei ha colto al volo, e il giovane padre ha seguito la mia bambina per ricevere il sacramento.
In quel momento la mia esitazione si è trasformata in orgoglio. Avevo riflettuto sulle opere di misericordia e su come inserirle nella mia vita, ed eccomi lì, a istruire gli ignoranti. Mi sono data una piccola pacca sulle spalle per essere stata una testimone, anche se mi aveva fatto sentire a disagio.
Quella sera, però, qualcosa non mi tornava. Non riuscivo a smettere di pensare all’Unzione dei Malati offerta nel contesto della Messa e mi chiedevo perché più persone non si fossero fatte avanti per essere guarite da ciò che le affliggeva. In fondo non eravamo tutti, in qualche modo, bisognosi di guarire da qualcosa? Promuoviamo il fatto di accostarci frequentemente agli altri sacramenti, come la Confessione e l’Eucaristia, e allora perché non incoraggiare tutti i fedeli a partecipare a questo?
Come sempre quando ho bisogno di educarmi nei retroscena, nel come e nel perché della fede cattolica, mi sono rivolta al Catechismo. Ho capito presto che il senso di disagio che avevo provato, che mi portava a una comprensione più profonda del sacramento, era il Signore che effondeva la sua misericordia su di me. Ero io l’ignorante che aveva bisogno di essere istruita.
L’Unzione dei Malati non è un sacramento concesso ai bambini che non hanno ancora raggiunto l’età per ricevere il sacramento della Riconciliazione. Come dice il Catechismo, anche se non è un sacramento riservato a chi è sul punto di morte, è limitato a “quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1514). Visto che conferisce il perdono di tutti i peccati, sarebbe appropriata solo per chi ha raggiunto l’età della ragione (che viene spesso considerata 7 anni).
Penso di aver peccato o di aver commesso un errore grave nel mandare mia figlia a ricevere questo sacramento? No. La mia intenzione era pura e sincera. Ma il punto di questa testimonianza è semplice: concentrandomi tanto su come poter essere uno strumento di misericordia nei confronti degli altri, ho dimenticato che devo prima – e sempre – essere aperta alla misericordia che Cristo desidera effondere su di me (a volte ignorante).
Maria Garbis Davis [Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
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