Rubrica di educazione a cura di Richard Kermode. Una riflessione sulla solidarietà nei momenti più tragici.
La tragedia del bus a Mestre ha certamente toccato gli animi, ma come sempre succede le notizie cessano di far notizia. Nei media resta in piedi la questione dell’accertamento delle responsabilità, cioè se è possibile trovare un “colpevole”? Quindi l’autopsia, le perizie sul guardrail, sul parapetto, ecc.
Provo ad aggirarmi in quel “cimitero”, assolutamente silenzioso, delle notizie, quelle che hanno cessato di fare notizia, rovistando di qua e di là, nella convinzione (ingenua?) di trovare qualcosa di prezioso, qualcosa che valga la pena di tenere, di conservare.
Ed ecco… spunta un nome, Boubakar, 27 anni, originario del Gambia. Abita nei pressi del cavalcavia, è a casa quando il bus cade, sente il boato ed esce. Uno dei primi soccorritori, aiuta ad estrarre una persona ancora viva, si dà da fare con un estintore per arginare il fuoco.
Il Corriere riprende una breve intervista fatta il giorno dopo: due minuti, in un italiano incerto. Alla domanda sui giornali che lo definiscono eroe, Boubakar non mostra i muscoli, ma dice che “prima” lui è stata salvato dagli “italiani”, quando è stato raccolto da un “barcone”, quindi, prosegue nella sua logica tutt’altro che incerta, è venuto il momento di poter dare una mano.
Una reinterpretazione, quella di Boubakar, della regola aurea: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Ma mi sembra commovente quel “prima”, quella precisazione, come a dire “prima” che io possa salvare qualcuno, “prima” sono stato salvato… non dimentica Boubakar. Il soccorso ricevuto, l’esperienza di cura, diventa educazione del cuore e delle mani, generatrice di un legame di fiducia con gli altri.
Avessero questa forza semplice i nostri percorsi educativi: dare una testimonianza-eredità che contribuisca a crescere persone capaci di tradurre il “per me” in un “per te, per voi”. Se non sbaglio mi sembra che tanto tempo fa Qualcuno – mi sfugge il nome in questo momento – abbia detto: Amatevi come io vi ho amati.
So long!
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