Professione Solenne di suor Arianna Vanin

Il 1° ottobre ha fatto la sua professione solenne la nostra cara amica...

Professione Solenne di suor Arianna Vanin

 

Dal 1° ottobre, la comunità diocesana è più ricca, potendo contare su una nuova stabile e rassicurante presenza orante che certamente fa sentire più vicina la protezione divina. E’ Suor Arianna Vanin, benedettina del monastero di S. Maria della Rupe, sulla costa di Montecassino. Sono passati tre anni e mezzo dal giorno della sua Professione temporanea, anni impegnati nello studio, nel discernimento vocazionale e nella preparazione ad un impegno permanente, per la vita. E lei, Arianna Vanin nativa di Mogliano Veneto (TV) e trapiantata, grazie alla sempre sorprendente fantasia della Provvidenza, a Cassino, si è confermata nel suo proposito ed è giunta al grande giorno con la convinzione, la semplicità e la gioia di chi sa di aver trovato la sua strada, quella che la rende felice e che seguirà per tutta la vita. Convinta che Dio Padre ci ama per primo e continua ad amarci per primo sempre, giorno dopo giorno. Lo ha scritto sul suo ricordino, citando una frase di Søren Kierkegaard.

 

Per sostenerla e festeggiarla nel giorno più importante della sua vita, sono venuti dal Trevigiano i suoi familiari e diversi suoi amici, splendidi e affettuosi, con mariti e mogli e uno stuolo di bambini allegri e vivaci, deliziosi. Da Cassino e dintorni sono venuti in tanti, perché le Benedettine della Rupe sono ormai molto conosciute, amate e stimate sul territorio.

Avendo scelto di seguire la Regola di S. Benedetto e diventare monaca benedettina, si è deciso di svolgere la celebrazione nella chiesa del monastero femminile di S. Scolastica a Cassino, da cui dipende la sede di S. Maria della Rupe, e di affidare la celebrazione all’Abate di Montecassino, D. Donato Ogliari.  Il vescovo Gerardo Antonazzo, tre giorni prima, aveva trascorso con le benedettine della Rupe una giornata di esercizi spirituali.

Inutile dire quanto fosse stracolma la chiesa, in un’atmosfera festosa e densa di commozione e di affetto. Il rito di consacrazione monastica è stato seguito secondo tradizione: Suor Arianna, accompagnata dalla Abbadessa Madre Placida e da Suor Silvana, chiamata per nome, ha detto il suo Eccomi e ribadito la sua volontà di consacrarsi a Dio.

 

Nell’omelia l’Abate Donato ha detto che in realtà l’omelia vera… l’avrebbe fatta Suor Arianna. Poi, coniugando i testi liturgici con il rito della professione, ha affermato che la vita consacrata è essere quei “servi inutili” di cui parla Gesù, che significa non che non servono a niente, ma, secondo la radice della parola, che non ricercano il proprio utile, non avanzano rivendicazioni o pretese. La vita consacrata offre una vita diversa, ha detto, in cui è possibile trovare quella pace vera e quella felicità a cui tutti in un modo o nell’altro anelano. Ed è una “umile, semplice, vera testimonianza al mondo”. La “Schola dominici servitii” la scuola del servizio divino di cui parla la Regola di S. Benedetto, significa lasciare che Dio abbia il primo posto nei nostri pensieri, nelle nostre parole, nei nostri gesti. Infine, c’è l’aspetto più orizzontale, dove si fa più fatica, ma è la sfida più bella: sapersi amati dal Signore deve spingere ad amare, cioè servire, cercare di comprendere, guardare con occhio misericordioso, chi ci sta accanto, adattandosi alle necessità altrui. E ha concluso: Auguri Suor Arianna, ti sosterremo con la nostra preghiera e la nostra vicinanza.

Terminata l’omelia, è ripreso il rito di consacrazione. Suor Arianna ha pronunciato le sue promesse, ha letto ad alta voce la scheda di professione, da lei stessa scritta, sull’altare l’hanno firmata lei e l’abbadessa, poi lei l’ha mostrata a tutti.

 

Emozionante il momento in cui Suor Arianna ha cantato “Accoglimi, Signore”, e si è prostrata faccia a terra in preghiera silenziosa, mentre l’assemblea chiedeva l’intercessione dei santi con le Litanie. Con la preghiera consacratoria pronunciata dall’Abate si è compiuto il rito, completato dalla consegna fatta alla neo-consacrata dell’anello, segno delle nozze e della fedeltà a Cristo, e del libro delle Ore per cantare notte e giorno le lodi a Dio. Un forte abbraccio di fraternità ha suggellato un momento tanto importante che ha toccato il cuore di tutti.

Dopo la benedizione finale, Suor Arianna ha voluto ringraziare personalmente tutti coloro che l’hanno aiutata nel suo cammino di vita, dalla sua famiglia fino alla sua attuale “piccola grande comunità”.

Infine un lieto momento di fraternità conviviale e di saluto e augurio alla nuova monaca si è svolto con grande gioia di tutti nel salone del monastero. Resta nell’animo una luce nel riflettere ad un impegno di vita – oggi! – tanto totalitario e coraggioso quanto gioioso e convinto. Non c’è che da ringraziare Dio che davvero “fa nuove tutte le cose”, e Suor Arianna per il suo forte e incondizionato Sì.

 

Adriana Letta

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