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Quando le emozioni aprono il cuore alla voce di Dio

Per sentire meglio la voce di Dio occorre evangelizzare il cuore. Quanto triste sarebbe la vita se non fosse colorata con le innumerevoli tinte delle emozioni: dalla gioia alla tristezza, dal coraggio alla paura! La difficoltà sta nel saperle valutare in modo equilibrato, evitando da una parte la tentazione di sovrastimarle e dall'altra di considerarle forze pericolose.


Quando le emozioni aprono il cuore alla voce di Dio

da Teologo Borèl

del 01 giugno 2011

 

 

 

          «Youcat», il catechismo che i partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid troveranno negli zaini, poggia su un principio: evangelizzare il cuore per sentire meglio la voce di Dio.

          «Io sono stato afferrato da Cristo», scriveva san Paolo ai Filippesi spiegando il forte legame che lo univa a Lui a seguito della «voce» che aveva sentito nel cuore. «I sentimenti sono le fondamenta della casa e le emozioni il suo arredamento – dice un proverbio tibetano – l’insieme forma il tutto dell’essere vivente».

          Ogni racconto vocazionale genera stupore per i modi e per le circostanze in cui si è venuta a trovare una persona che ha risposto alla chiamata di Dio. «Al cuor non si comanda» dice il proverbio! La sorpresa è ancora più grande quando un vip, un cantante, un calciatore, un drogato, racconta di avere trovato la strada per seguire il Signore dopo un incipiente desiderio. «Tu chiamale se vuoi emozioni» cantava Lucio Battisti! I fatti dimostrano che anche una canzone può causare una «caduta da cavallo». Don Giosy Cento, il prete cantautore più famoso d’Italia, conosce tantissimi giovani che hanno intrapreso la vita sacerdotale e religiosa in seguito a un concerto o all’ascolto di un disco.

          «Vado in seminario per colpa tua – si sentì dire una volta da un giovane – perché per tanto tempo mi sono nutrito delle tue canzoni». E una suora, che qualche anno prima l’aveva ascoltato ad una veglia nella Cattedrale di Agrigento, quando lo rivide gli disse: «Tu hai cantato, poi ci hai chiesto un minuto di silenzio per rispondere a ciò che Cristo ci chiedeva in quel momento. Ebbene sono suora per quel minuto».

Le emozioni sono una via evangelica.          Se ne è discusso recentemente a Torino al seminario del Centro di orientamento pastorale, ma a spezzare una lancia a loro favore sono i comportamenti stessi di Gesù. Chi mai si sarebbe fatto conquistare da un Maestro freddo e distaccato? Gesù si è servito delle emozioni per diffondere il messaggio della salvezza. «Restò ammirato» della fede del centurione che chiedeva la guarigione del servo; «esultò di gioia» ascoltando i successi dei suoi discepoli dopo la loro prima uscita missionaria; «scoppiò in lacrime» presso la tomba dell’amico Lazzaro; «provò paura e angoscia» nel Getsemani, pochi istanti prima di essere catturato. Quanto triste sarebbe la vita se non fosse colorata con le innumerevoli tinte delle emozioni: dalla gioia alla tristezza, dal coraggio alla paura! La difficoltà sta nel saperle valutare in modo equilibrato, evitando da una parte la tentazione di sovrastimarle e dall’altra di considerarle forze pericolose. Imparare a gestire il proprio e l’altrui mondo emotivo è fondamentale per procedere nel modo giusto verso le fondamentali scelte della vita. Compete in particolare agli educatori utilizzare le risorse emozionali come alleate dell’intelligenza nell’opera di discernimento della vocazione dei giovani.

          Importanti da osservare, a dire degli psicologi, sono sia i cambiamenti e le fluttuazioni affettive che si verificano nella loro vita, sia i loro comportamenti non verbali: le espressioni del volto, gli sguardi, il tono della voce, i movimenti del corpo, i tempi in cui vengono percepite le risposte. «Dio non ascolta la voce, ma il cuore» diceva Cipriano di Cartagine.

 

Vito Magno

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