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Quanto è triste vedere dei giovani... tristi.

Pubblichiamo il commento al Vangelo (Marco 5, 21-43) di padre Raniero Cantalamessa.


Quanto è triste vedere dei giovani... tristi.

da Teologo Borèl

del 01 luglio 2006

Talità kum, fanciulla alzati!

 

Il brano evangelico di questa domenica è costituito da scene che si svolgono in rapida successione, in luoghi diversi. C’è anzitutto la scena sulle rive del lago. Gesù è attorniato da molta folla, quando un uomo si getta ai suoi piedi e gli rivolge una supplica: “La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva”. Gesù lascia a metà il suo discorso e si avvia con l’uomo verso casa.

 

La seconda scena è lungo la strada. Una donna che soffriva di emorragia si avvicina di nascosto a Gesù per toccargli il mantello, e si ritrova guarita. Mentre Gesù stava parlando con lei, dalla casa di Giairo vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Gesù che ha udito tutto, dice al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”.

 

Ed eccoci alla scena cruciale, nella casa di Giairo. Grande trambusto, gente che piange e urla, come è comprensibile di fronte al decesso appena avvenuto di un adolescente. “Entrato, dice loro: Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme. Quindi, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: Talità kum, che significa: “Fanciulla, alzati! ” Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

 

Il brano evangelico suggerisce un’osservazione. Si torna continuamente a discutere del grado di storicità e di attendibilità dei vangeli. Abbiamo assistito di recente al tentativo di mettere sullo stesso piano, come se avessero la stessa autorità, i quattro vangeli canonici e i vangeli apocrifi del II-III secolo.

 

Ma questo tentativo è semplicemente assurdo e tradisce anche una buona dose di cattiva fede. I vangeli apocrifi, soprattutto quelli di origine gnostica, furono scritti diverse generazioni dopo, da persone che avevano perso ogni contatto con i fatti e che, per di più, non si preoccupavano minimamente di fare della storia, ma solo di mettere sulle labbra di Cristo gli insegnamenti propri della loro scuola. I vangeli canonici, al contrario, furono scritti da testimoni oculari dei fatti o da persone che erano state in contatto con i testimoni oculari. Marco, di cui leggiamo quest’anno il vangelo, fu in stretto rapporto con l’apostolo Pietro di cui riferisce tanti episodi che lo ebbero protagonista.

 

Il brano di questa domenica ci offre un esempio di questo carattere storico dei vangeli. Il ritratto nitido di Giairio e la sua domanda angosciata di aiuto, l’episodio della donna incontrata lungo il percorso verso la sua casa, l’atteggiamento scettico dei messaggeri verso Gesú, la tenacia di Cristo, il quadro della gente che piange la fanciulla morta, il comando di Gesú riferito nella lingua originale aramaica, la sollecitudine commovente di Gesú di dare qualcosa da mangiare alla fanciulla risuscitata. Tutto fa pensare a un racconto che risale a un testimone oculare del fatto.

 

Ora una breve applicazione alla vita del vangelo di domani. Non c’è solo la morte del corpo, c’è anche la morte del cuore. La morte del cuore è quando si vive nell’angoscia, nello scoraggiamento o in una tristezza cronica. Le parole di Gesù: Talità kum, fanciulla, alzati! non sono dunque rivolte solo a ragazzi e ragazze morte, ma anche a ragazzi e ragazze viventi. Quanto è triste vedere dei giovani…tristi. E ce ne sono tantissimi intorno a noi. La tristezza, il pessimismo, la non-voglia di vivere sono sempre cose brutte, ma quando li si vede o li si sente esprimere da ragazzi ancora di più stringono il cuore.

 

In questo senso, Gesú continua a risuscitare anche oggi fanciulle e fanciulli morti. Lo fa con la sua parola e anche inviando ad essi i suoi discepoli che, in nome suo e con il suo stesso amore, ripetono ai giovani d’oggi quel suo grido: Talita kum: Ragazzo, alzati! Riprendi a vivere.

 

 

XIII Domenica del Tempo ordinario (B)

Sapienza 1, 13-15-2,23-25; 2 Corinzi 8,7.9. 13-15; Marco 5, 21-43

padre Raniero Cantalamessa

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