Il Messaggio del Vescovo per le ordinazioni presbiterali
Venerdì 18 giugno c’è stato un piccolo – grande incontro negli uffici di segreteria del Vescovado a Treviso, avvenuto quasi per caso. Avevo appena incontrato i tre diaconi salesiani, accompagnati dal responsabile della loro formazione, che il giorno dopo avrei avuto la gioia di ordinare sacerdoti nella chiesa parrocchiale di Castello di Godego. Prima di andare via essi si sono incrociati con i quattro diaconi della diocesi di Treviso che verranno ordinati presbiteri sabato prossimo. Sette storie di vita, sette giovani che rispondono ciascuno alla chiamata del Signore a mettersi in cammino con Lui a servizio della Chiesa. Vocazione vissuta in modi differenti, nel cammino salesiano e in quello diocesano che hanno contribuito a scandire e a ritmare i loro percorsi, i loro incontri significativi, la forma del dono della loro vita. È stato un breve incontro durante il quale i sette si sono presentati tra loro, hanno raccontato brevemente delle loro comunità di origine e di servizio, ma nel breve volgere di un giro di presentazioni si è subito colto quanto sia promettente e gravida di futuro l’amicizia che prende le mosse dalla comune amicizia con il Signore Gesù, amicizia così profonda da dare senso e orientamento a tutta una vita, a nutrirne i sogni che sfociano in impegni seri e radicali di servizio.
Un breve incontro, dunque, poche battute di dialogo, ma che mi ha dato alcuni spunti di riflessione e ha messo in luce molti motivi di gratitudine.
Anche in tempi complicati come i nostri, infatti, non soltanto per la pandemia, ma per i cambiamenti culturali e sociali rapidissimi e talvolta tumultuosi in atto, è ancora possibile che dei giovani capaci e ricchi di prospettive mettano a disposizione la propria vita al Signore nella Chiesa. Essi lo fanno dopo un attento e spesso impegnativo cammino di ricerca, di prova, di valutazione; lo fanno ciascuno con i propri motivi ispiratori ma con un comune denominatore: prima o poi hanno incontrato dei testimoni credibili del Vangelo che hanno mostrato loro la vita nel sacerdozio come possibile e desiderabile. Hanno incontrato anche compagni di strada che li hanno guidati, sostenuti, incoraggiati, che ne hanno anche messo alla prova motivazioni e visioni, per giungere ora a dire al Signore nella Chiesa il loro «Eccomi, manda me». Sabato scorso ho avuto il dono di ordinare i tre sacerdoti salesiani, affascinati da quella famiglia religiosa, dall’esempio trascinante di don Bosco e dalla sua passione evangelizzatrice per i giovani. Sabato prossimo sarà la Diocesi di Treviso che riceverà il dono di quattro nuovi presbiteri, che arricchiranno l’annuncio del Vangelo, la testimonianza di vita, la costruzione di comunità vitali nella nostra Chiesa particolare. Sono segni di speranza grandi che il Signore ci dona, realtà vive di cui essere sinceramente grati, perché mostrano che vale ancora la pena di donarsi per questa Chiesa, per il Signore Gesù: proprio in questa compagnia di uomini e di donne, qui ed oggi.
È possibile impostare la propria vita seguendo il Signore Gesù ed il suo Vangelo da sacerdoti, da consacrate e consacrati, da sposi, solamente se la comunità dei battezzati – dei discepoli e delle discepole di Cristo – è vitale e fedele e riesce ad essere gioiosa nella lode, solidale nelle difficoltà, coraggiosa nel difendere i piccoli e i deboli, grata nella concretezza della vita per i doni del creato, generosa nell’accoglienza, a servizio della dignità di ciascuno, cooperante per il bene comune. Se assieme riusciamo a vivere tutte le nostre esistenze come un insieme di relazioni buone, giuste, orientate al bene di tutti vedremo sempre di nuovo persone che sapranno mettersi a disposizione con prontezza là dove servirà, là dove esse sentiranno che il Signore le chiama.
E allora anche questo numero di sette giovani, incontratisi come per caso per una presentazione ed un saluto, potrà diventare simbolo, stimolo e promessa di una pienezza di doni e di vocazioni, come il valore biblico del «sette» ci suggerisce. E si incontra bene anche con il «settanta» di cui renderemo grazie il giorno dei santi Pietro e Paolo, tanti quanti sono gli anni di sacerdozio del vescovo emerito di Treviso mons. Paolo Magnani, per i quali anche lodiamo, grati, il Signore. La promessa di fedeltà dei più giovani si incontra con la realtà della perseveranza feconda del vescovo Paolo e di tanti confratelli di cui festeggeremo nella stessa occasione il giubileo dell’ordinazione sacerdotale.
In questa occasione il «grazie» più grande va al Signore, per il dono di vitalità e di generosità che continua a dare alla Chiesa, e a Lui va anche la nostra preghiera, affinché ci faccia comprendere sempre più chiaramente a quale gioia siamo chiamati e continui a donarci il desiderio di amare come Lui ci ama, con speranza e creatività.
+ Michele
Vescovo
tratto da diocesitv.it
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