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Referendum: LE 5 FACOLTA' ROMANE DI MEDICINA PER IL NON VOTO

'Ci asteniamo dal voto'. Questa la posizione espressa dai presidi della prima e seconda facolta' di medicina dell'universita' 'La Sapienza' di Roma Luigi Frati ed Aldo Vecchione e dai docenti delle facolta' di medicina delle universita' romane...


Referendum: LE 5 FACOLTA' ROMANE DI MEDICINA PER IL NON VOTO

da Quaderni Cannibali

del 06 giugno 2005

’Ci asteniamo dal voto’. Questa la posizione espressa dai presidi della prima e seconda facolta’ di medicina dell’universita’ ’La Sapienza’ di Roma Luigi Frati ed Aldo Vecchione e dai docenti delle facolta’ di medicina delle universita’ romane ’Campus Bio-medico’, Tor Vergata e Cattolica Elvio Covino, Renato Lauro e Pasquale Marano riferendosi alla consultazione referendaria del 12 e 13 giugno. I firmatari spiegano che si tratta di una scelta presa ’non condividendo la scelta di sottoporre a referendum argomenti cosi’ delicati e non volendo dare argomenti a favore degli oltranzisti che difendono questa legge come tale, me’ agli abolizionisti che auspicano l’utilitarismo etico’. Per i docenti di medicina ’questo referendum è un’inutile esercizio di muscoli, che poco ha a che fare sui temi che vengono invocati, come ha ben messo in evidenza il sindaco di Roma Veltroni, indicando i veri problemi: i limiti all’applicazione della tecnica alla procreazione umana e alla ricerca sull’embrione umano, la tutela della vita umana embrionale tenendo conto della sua naturale dipendenza dalla donna’.

’Auspichiamo - proseguono i firmatari della nota - una legislazione condivisa, alleggerendo e correggendo quella attuale (fertilizzazione medicalmente assistita solo in ambito pubblico), senza per’ ricadere in quel far west che si realizzerebbe se venisse abrogata la legge attuale’. ’Astenendoci - concludono i docenti - riteniamo di contribuire a riaprire lo spaziodi ricerca di soluzioni legislative di garanzia per la vita nascente e per la donna, per le prospettive di ricerca e per la tutela della salute della generalita’ dei cittadini, con un dibattito da ricondurre nella sede naturale, cioe’ nel Parlamento, tutti insieme, senza pregiudizi e steccati’.

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