In un certo senso non è facile spiegarlo perché ne siamo tutti profondamente imbevuti. Tutti sanno che è difficile vedere il proprio naso... perché troppo vicino agli occhi. Così il relativismo è troppo vicino per vederlo. Probabilmente un esperimento è più chiaro...
del 09 gennaio 2006
Potrebbe sembrare la famosa domanda di Don Abbondio nei Promessi Sposi. In quel caso si trattava di Carneade che, come Manzoni insegna, non lasciò una grande impronta nella storia del pensiero.
Era un oratore di Cirene che fu inviato a Roma nel 155 con un’ambasceria.
Cicerone lo esalta per la sua eloquenza. Questo è tutto.
Probabilmente sarà stato bravo a parlare.
Purtroppo è normale anche oggi dare ragione a chi esprime bene le proprie idee.
Le idee importano meno.
Anzi: l’antipatia o simpatia per chi parla rendono automaticamente vero o falso il contenuto.
Ne abbiamo un esempio evidente nel dibattito politico di oggi: il problema è catturare la simpatia e la fiducia (e quindi il voto) e far risultare antipatico e menzognero l’avversario.
Ma non è colpa dei politici. Poveretti, loro sono vittime.
La colpa è del relativismo.
Ma cos’è?
In un certo senso non è facile spiegarlo perché ne siamo tutti profondamente imbevuti.
Tutti sanno che è difficile vedere il proprio naso… perché troppo vicino agli occhi.
Così il relativismo è troppo vicino per vederlo.
Probabilmente un esperimento è più chiaro.
Prima fase (dell’esperimento): leggere con attenzione la concatenazione di frasi che seguono.
La fede religiosa è un fatto assolutamente legato alla libertà.
La libertà è il punto più evidentemente caratterizzante l’uomo, ogni uomo, ciascun uomo.
Per questo la fede religiosa è assolutamente una questione personale.
Per evitare scontri, guerre etc. bisogna impedire che la fede esca dallo spazio dell’individuo.
Insomma: ognuno può credere ma nel segreto della sua coscienza.
La somma di tutti i mali è quando la fede religiosa pretende di dare forma alla vita sociale.
Seconda fase (dell’esperimento): rispondere al quesito seguente.
PRIMA di dire se si è d’accordo o meno, saper dire con esattezza dov’è l’errore che impedirebbe ad un cristiano, ad un musulmano o ad un uomo non credente ma – come si dice – “in ricerca”, di accettare la concatenazione scritta sopra.
Pensare “sono d’accordo” o “non sono d’accordo” senza saper rispondere al quesito, significa che siamo già affetti da relativismo.
Coraggio non è come l’influenza dei polli: il relativismo è molto più grave ma si può guarire.
Innanzitutto, come per i polli, evitare relazioni costanti, continuative e promiscue con persone affette da tale morbo.
Se sembra troppo difficile l’esperimento proposto, ne propongo uno più semplice: leggere le scarne notizie di cronaca sui 26 missionari uccisi nel 2006 per la fede. (Se non le avete le trovate sul nostro sito). Se alla fine il pensiero che ci frulla in testa è più o meno “potevano fare a meno di fare quello che hanno fatto, anzi un po’ se lo sono meritati perché nessuno ha il diritto di cambiare la cultura altrui…” non c’è dubbio: siamo relativisti.
Se, infine, pensiamo: “E allora? Sono relativista e me ne vanto!” siamo di fronte all’origine in noi di un male che porterà il nostro secolo a competere con il 1900 come “il secolo più buio della storia”.
Vincerà il secolo delle Ideologie o il secolo del Nulla?
Ma, stiamone certi, di tanti che oggi predicano il relativismo dalla tv, dai giornali, con le canzoni, i films e i libri non resterà che ciò che predicano: Nulla.
Con la differenza che Carneade probabilmente non aveva morti sulla coscienza, ogni relativista invece sì.
 
 
don Pinuccio Mazzucchelli
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