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Ricordare i sogni: il segreto è nelle onde

Solo se la corteccia cerebrale presenta oscillazioni elettriche lente durante la fase REM (“Movimento Rapido Oculare”) il sogno viene ricordato e si ripete varie volte durante il sonno, soprattutto nelle prime ore del mattino, quando appunto l'attività onirica è più presente. Nella storia del Cristianesimo hanno avuto particolare rilievo i sogni premonitori. Per Don Bosco essi sono gli occhi della mente e ancora di più gli avvisi del Signore.


Ricordare i sogni: il segreto è nelle onde

da Quaderni Cannibali

del 18 maggio 2011

 

 

          “Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua” (Matteo 27,19).

          Così l’Evangelista Matteo riferisce l’episodio di Claudia Procura. Un sogno che la moglie di Pilato era riuscita a ricordare, a causa forse dell’intenso coinvolgimento emotivo. Capita a tutti di avere incubi, che tante volte ci condizionano durante il giorno o sogni particolarmente piacevoli da cui è difficile staccarsi al risveglio. Altre volte, invece, dimentichiamo tutto. Ma come funziona questo meccanismo?

          Da quando, agli inizi del ’900, si è iniziata a studiare la neurofisiologia del sonno, sono state avanzate varie ipotesi a riguardo. Oggi, finalmente, una ricerca italiana pubblicata sul Journal of Neuroscience ha individuato i meccanismi cerebrali sottostanti al “come” ricordiamo i sogni. Condotta dal prof. Luigi De Gennaro, coordinatore del laboratorio di Psicofisiologia del Sonno de La Sapienza di Roma, con la collaborazione delle Università dell’Aquila e di Bologna e dell’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca (AFaR), ha evidenziato che solo se la corteccia cerebrale presenta oscillazioni elettriche lente durante la fase REM (Rapid Eye Movement, “Movimento Rapido Oculare”) il sogno viene ricordato e si ripete varie volte durante il sonno, soprattutto nelle prime ore del mattino, quando appunto l’attività onirica è più presente. Inoltre, è necessario che queste onde lente (denominate “theta” nella terminologia della elettroencefalografia) siano presenti in una zona particolare della corteccia cerebrale, quella frontale mediale.

          Gli scienziati hanno dimostrato che si tratta dello stesso meccanismo che interviene nello stato di veglia per la cosiddetta “memoria episodica”. “Quando si chiede ad una persona di ricordare fatti o situazioni vissute nel corso della giornata – spiega il prof. De Gennaro – la presenza di specifiche oscillazioni elettriche con frequenza lenta nelle aree frontali rende possibile il ricordo di quell’episodio. Se questo non accade, la memoria dell’evento appare perduta per sempre”. Quindi è essenzialmente identico il meccanismo che permette di accedere al ricordo episodico, sia della vita reale sia del sonno. “In sostanza – conclude De Gennaro –, non sappiamo perché ricordiamo o dimentichiamo, ma sappiamo come ricordiamo o dimentichiamo i sogni”.

          Nella storia del Cristianesimo hanno avuto particolare rilievo i sogni premonitori. Per Don Bosco essi sono gli occhi della mente e ancora di più gli avvisi del Signore. “Tu comprenderai ogni cosa – gli dice la Pastorella misteriosa che lo accompagna nei sogni – quando con i tuoi occhi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi con gli occhi della mente!”

Bruno Brundisini

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