E' stato spontaneo, vedendo da lontano d. Bosco, sorridere di cuore: ciao d. Bosco! E stare lì, a raccontare gioie, domande, apprensioni e confidenze. La prima sensazione è di aver sentito su di me il suo amore vivo...
Una prima motivazione che mi ha spinto ad andare da Treviso a San Donà in questa Domenica è stata la grande mole di risonanze intrise di gratitudine e di gioia che mi giungevano da tanti amici e dai giornali su questa peregrinazione dell’urna di d. Bosco, una peregrinazione che tanti benefici spirituali sta portando alla Chiesa e a quanti si accostano a d. Bosco con la loro fede e la loro umanità, con le loro gioie, sofferenze, aspirazioni e desideri.
L’altra motivazione che mi ha spinto a venire qui è il legame personale che ho con d. Bosco. Da lui, oltre che da mio nonno, prendo il nome, essendo io nato nel 1988, centenario della sua morte: fu proprio mio padre, ex allievo, a scegliere per me questo nome. Infine, l’avere uno zio salesiano che negli anni passati mi ha avvicinato al movimento giovanile salesiano…ecco che mi sento anche io, assieme a tanti fratelli e sorelle, un amico di don Bosco.
Concluso il servizio domenicale nelle mie parrocchie, mi sono diretto all’Oratorio a san Donà. Parcheggiata l’auto nelle vicinanze del Duomo, mi avvio a piedi. Davanti a me sta un ragazzino al quale chiedo indicazioni per rassicurarmi di andare per la direzione giusta. Lui mi dice: “Anche io sto andando da d. Bosco! Ti accompagno io!”
E insieme siamo arrivati raccontandoci l’emozione di andare da d. Bosco. Gli chiedo: “Dov’è d. Bosco?” “Vieni!” Mi risponde. Andiamo in chiesa, pieno di gente, stavano pregando i ragazzi delle medie con canti bellissimi, un’atmosfera di festa e di commozione.
E’ stato spontaneo, vedendo da lontano d. Bosco, sorridere di cuore: ciao d. Bosco! E stare lì, a raccontare gioie, domande, apprensioni e confidenze. La prima sensazione al vedere l’urna è di aver sentito su di me il suo amore vivo: insieme ai giovani di tutto il mondo, ci sono anche io nel suo cuore.
La messa poi, ben animata e vissuta, è stata davvero emozionate. E’ stata bellissima e ispirata l’omelia di d. Enrico, che ha fatto vibrare il suo amore per il Signore e per d. Bosco, trasmettendo la sua esperienza e citando, tra l’altro, un detto di d. Bosco: «lavoro, lavoro, lavoro, ci riposeremo in paradiso»; e, «da mihi animas»…le anime, le anime…salutari parole per richiamare tutti all’urgenza di lavorare con passione e amore per il Regno di Dio, oggi, ognuno secondo la propria vocazione.
Quando ho avvicinato l’urna, ho affidato le intenzioni che più mi stavano a cuore; mi rendevo conto però che neanche io, in fin dei conti “so cosa è conveniente domandare”, per cui ho affidato tutta la vita perché la portasse al Signore. E’ stato commovente, perché ho pensato per un attimo a questo prete, letteralmente consumato per i giovani e tutto donato a Cristo…quante veglie notturne, quante sofferenze, ma anche quante gioie e grazie ha goduto nella vita, quanti giovani ha salvato…e quanta confidenza nella Provvidenza!
Quando sono tornato a casa, ho “raccontato al Signore, quanto ho visto e udito” e ho ravvivato nell’ambente familiare l’attesa per il passaggio di d. Bosco nelle vicinanze di casa mia.
Io ringrazio il Signore per questo giorno e per la grazia di questa visita, dove si è rafforzata in me la gioia di appartenere alla Chiesa, così piena di grazia e di santità.
Alla Congregazione Salesiana, a tutti voi il mio affetto e la mia preghiera. Chiedo per me la vostra preghiera, perché sia attento e disponibile alla volontà del Signore mentre dico con voi a Cristo: “Signore, dacci almeno un terzo del suo spirito, un terzo dello Spirito di d. Bosco”.
Treviso, Mercoledì 4 Dicembre 2013
Con amicizia,
Giovanni Marcon
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