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Romania...Mul≈£umesc!

15 ragazzi del triveneto in romania per il meeting MGS di Costanza: piccolo frammento del diario di bordo! “Cu picioarele pe pƒÉm√¢nt »ôi privirea spre cer”: piedi per terra e sguardo verso il cielo...Già, è incredibile come, passo dopo passo, tenendo sempre i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo, don Bosco sia giunto fino ai più remoti confini del mondo...


Romania…Mulţumesc!

da Iniziative in tour

del 19 aprile 2010

 

“Cu picioarele pe pământ și privirea spre cer”: piedi per terra e sguardo verso il cielo…          Già, è incredibile come, passo dopo passo, tenendo sempre i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo, don Bosco sia giunto fino ai più remoti confini del mondo...Noi non siamo certo arrivati fino ai confini del mondo, ci siamo fermati dopo qualche migliaio di chilometri…destinazione: Costanza, Romania!

 

          Mentre il furgone ci trasporta un confine dopo l’altro, una canzone alla radio ha appena riempito l’aria dicendo che “sognare un percorso, oppure un viaggio, tutto inizia sempre con un passo…” Mai sentite parole più vere! Siamo una quindicina, provenienti da tutto il Triveneto, e ora che stiamo tornando, mentre i paesaggi scorrono veloci fuori dal finestrino, ancora ci sembra impossibile esserci stati, fin laggiù… se non fosse per il fatto che basta chiudere gli occhi per riviverne ogni singolo istante.

          Animare il meeting MTS (così si dice da loro Movimento Giovanile Salesiano) cercando di portare il carisma salesiano che siamo abituati a vivere qui nel Triveneto là a Costanza. Ecco lo scopo del viaggio; a dire la verità, fino all’ ultimo non sapevamo cosa aspettarci...e infatti, dall’ inizio alla fine del nostro viaggio verso la Romania non abbiamo fatto altro che ricevere una sorpresa dopo l’ altra…

          Cambia tutto, man mano che ci allontaniamo dall’ Italia: i paesaggi, la gente, le lingue… gli sguardi. Attraversiamo paesetti fantasma, grandi zone industriali, ville fatiscenti accanto a case di lamiera, città, pianure infinite, all’ inizio mi stupisco profondamente della degradazione di certi posti che pur sapendo reale ed esistente, da vedere con i propri occhi è tutta un’ altra cosa. Non è come nei libri, o nei film documentario: l’ impatto stupisce, interroga, scava dentro… ed è spiazzante, trovarti faccia a faccia con due bambini che allungano la mano per farsi dare un panino, ma prima ancora di chiederti il cibo e nonostante la risposta sia palese, ti chiedono “come stai?”…

          Arrivati a Costanza alle undici di sera, ci vengono incontro i ragazzini della casa famiglia salesiana che confina con l’ oratorio: si sbracciano, ci fanno un sacco di domande a cui non sappiamo rispondere per via della lingua, possiamo solo sorridere e cercare di cavarcela con le poche parole che sappiamo e a gesti…ci fissano, ci studiano, ma nonostante la barriera linguistica, riescono a farci sentire accolti anche con la stanchezza che ci pesa dopo il viaggio e ci annebbia un po’ gli occhi. Colpisce subito il loro interesse verso di noi: si avvicinano, urlano uno sull’ altro per farsi ascoltare e attirare ognuno l’ attenzione su di sé…ci mostrano acrobazie, danze, il giorno dopo ci trascinano per un braccio per farci vedere la loro casa e le camere da letto, dove studiano, giocano, vivono…

          Dai loro occhi però traspare qualcosa di diverso, di…vissuto: come se attraverso le danze, i giochi, le risate e il loro abbracciarci, volessero davvero vivere il loro essere piccoli…ma in realtà, bambini non lo sono, perché hanno vissuto esperienze che anche un adulto qui stenta a comprendere se prima, come è accaduto a noi, non ha visto con i propri occhi.

          Non è una realtà semplice: spiazza rendersi conto che i bambini con cui abbiamo giocato, riso, ballato per due giorni, sono gli stessi bambini che fino a qualche mese prima hanno vissuto per le strade; che gli animatori che arrivano al meeting sono solo un centinaio, non le migliaia a cui siamo abituati noi alla Festa dei Giovani o dei Ragazzi, e oltretutto si sono fatti ore e ore di furgone per incontrarsi…Bacau, Chisinau, Costanza… Italia.

          Ma si respirava affetto, la lontananza era solo un modo per renderci più vicini.

          La loro semplicità e l’ allegria che ci hanno regalato durante gli incontri, le pause, i pasti insieme, le mille lingue usate e ridicoli tentativi di fare delle frasi sensate in rumeno, piano piano ci rinnovavano lo sguardo: del resto, non si dice che non è importante tanto scoprire nuovi paesaggi quanto l’avere nuovi occhi?

          Ma le sorprese che la Romania ci avrebbe regalato non erano certo finite con i saluti o lo scambio delle bandiere con le firme tra le quattro realtà presenti…

          È stato davanti a quel tombino, che il senso dell’ intero viaggio ha trovato del tutto una disarmante concretezza. Vicino a un marciapiede, alla vista di tutti, alla conoscenza di tutti, un tombino scoperchiato: perché tutti sanno, tutti conoscono…ma che cosa puoi farci?

          Dentro il tombino attorno a cui ci siamo riuniti, si intravedono coperte, scarpe, rifiuti, avanzi di cibo…sale una puzza tremenda, un calore insopportabile ma vitale: laggiù, nelle fogne per l’ appunto, scorrono i tubi del riscaldamento dell’ intera città…e quale posto durante l’ inverno garantisce calore e sopravvivenza più di questo? quale posto per…un bambino?

          Già vedere per credere è un’ altra cosa; rendersi conto che il ragazzino che durante la serata di animazione ti teneva il braccio è stato ripescato da lì sotto, è una sensazione che non può non lasciare qualche domanda.

          La realtà è così: la parola “volontariato” ormai ha perso il suo significato anche nei dizionari, anche per le persone adulte (parole dette da un uomo incontrato davanti a una chiesa), i bambini vivono nelle fogne e per non essere portati via da quella che è la loro casa, sono disposti anche a ferirsi fisicamente per spaventare e tenere lontana la polizia… alcuni nemmeno vogliono essere cercati. La strada è letteralmente la maestra, rare sono le persone che ancora fanno qualcosa per gli altri…

          Credo che sia una sensazione condivisa, mentre ci allontaniamo da lì e ci portiamo i visi, i sorrisi, le esperienze e gli incontri nel cuore: ma chi siamo noi per avere tutto quello che abbiamo… credo che un’ immensa gratitudine verso i doni che abbiamo sia la vera causa di questa nuova e fortissima determinazione…

          Abbiamo il dovere di sognare anche per loro, di difendere i nostri sogni, di non aver paura di fare qualcosa per rendere tutto un po’ migliore anche se non dovessimo riuscirci… di ringraziare più spesso per quello che abbiamo…di avere coraggio: perché i nostri sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi.

 

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Elisabetta Venturini

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