Sabato 17 agosto 1957

Ho fatto del progresso nelle mie preghiere, e mi sono fissato un rigido impiego del tempo, che non voglio variare per nessun pretesto.

Sabato 17 agosto 1957

da L'autore

del 20 novembre 2009

 

Vivo in un altro mondo

Sabato 17 agosto

 

Eccomi ridiscendere davvero sulla terra, quest'oggi, ma forse non a lungo. Sono in pace, eppure assai triste, e ho piuttosto la tendenza a riaprire gli occhi sulla realtà presente con tutto il grigiore del cielo di sobborgo industriale.

 

Da quando ho cominciato questo giornale, ho l'impressione di vivere in un altro mondo. Le giornate sono trascorse con la rapidità d'una rondine, e tuttavia mi sembra di non aver mai vissuto altri momenti che questi e che essi rappresentino tutta la mia vita.

Mi pongo dei mucchi di domande su ciò che farei se. e se. e rimango turbato dalle risposte. Penso che ciascuno di noi possiede un punto di partenza da cui si lancia per scalare il cielo. Se ricade, affaticato dallo sforzo, farà presto a tornare alla base senza arrestarsi a uno stadio intermedio.

 

È così che un onesto borghese che si facesse monaco, ritornerebbe, in caso d'insuccesso, alla sua vita di borghese; e che un bandito che rinunciasse alle sue brutture vi ritornerebbe nella stessa congiuntura.

 

E ciò è sconcertante, perché ciascuno di noi possiede una certa propensione al male che gli è propria, e la sua elevazione non è che l'opera di Dio. È un po' come per gli elastici: ve ne sono di lunghi, di corti, e di tutte le misure intermedie. Quando piace al buon Dio, egli tira da una parte dell'elastico, e se mai lo lascia, ebbene, l'immagine è assai evidente per non precisare ciò che capita.

 

Io so che non bisogna volere se non ciò che il Signore vuole che avvenga, per quanto sia duro. Ma non posso impedirmi di pensare che sarei infinitamente turbato se Gesù mi lasciasse ancora sulla terra più a lungo che io non pensi. Ho troppo ricevuto da Lui per non avere di continuo in mente tutta la sua bontà per i suoi piccoli bambini, e non vorrei più ferirlo.

 

Per quanto mi riguarda, non si potrebbe più dire: Perdonagli perché non sa ciò che fa [cf Lc 23,34]. Io so perfettamente adesso a che cosa attenermi. E ancora, se potessi vivere libero! Il mio dovere sarebbe tutto tracciato, e correrei a stringerti fra le braccia, piccola mia carissima, e potremmo tutti preparare il nostro cielo nella pace cristiana, ma qui? Circondati di odio e di soprusi! Chi potrebbe rifiorire? Bisognerebbe avere l'anima di san Paolo!

 

Penso che se si togliesse un monaco dal suo convento per trapiantarlo una decina d'anni in prigione, al termine di questo tempo non resterebbe gran che del monaco originale, e preferisco non approfondire la metamorfosi.

 

Si metta soltanto una pecora rognosa in un convento, che passi il suo tempo a raccontare delle sconcezze o a bestemmiare, che ne avverrebbe del resto del gregge? Qui non una pecora rognosa, ma dieci, e non si tratta di Padre mio carissimo, volete farmi la grazia di., ma di Buttatemi quel tipaccio in segreta.

 

È vero che non si è mai avuta l'intenzione di fare con dei banditi dei santi. E tuttavia! Essi sono meno lontani da Gesù che un buon numero di sedicenti persone bene.

La sera si inoltra e la mia sensazione di solitudine si accentua ancor più. Mi rifugerò nella preghiera, come tutte le sere, e dopo tenterò di addormentarmi.

 

Aspetto il mercoledì con impazienza per potermi comunicare. Riceverò pure la visita della tua mamma che ha l'aria d'essere un po' più in pace del solito.

 

Mi ripeto ogni giorno la promessa di Cristo a santa Margherita Maria: Metterò la pace nelle loro famiglie, e attendo che si realizzi.

 

Ho fatto del progresso nelle mie preghiere, e mi sono fissato un rigido impiego del tempo, che non voglio variare per nessun pretesto.

 

Non fumo più che tre sigarette al giorno, adesso, e presto sarà zero!

 

Jacques Fesch

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