Sabato 7 Settembre 1957

Tutte le sere pregherò così: Mio Gesù, io ti amo, ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai fatto per pura bontà da parte tua. Perdonami i miei peccati, i miei cattivi pensieri più o meno involontari.

Sabato 7 Settembre 1957

da L'autore

del 07 gennaio 2010

Niente domandare, niente rifiutare

Sabato 7 settembre

Sono sempre meravigliosamente portato e sono avido dell'amore di Gesù. Vorrei tanto che Egli facesse sì che io lo ami un po' di più. Sono pieno di ambizioni, nonostante la mia indegnità e il poco tempo che mi resta da vivere. Voglio che il caro Gesù mi conduca con sé, tanto tanto in alto.

Quando leggo tutto ciò che avveniva alle buone suore della Visitazione, al tempo della fondazione del loro ordine, divento geloso al vedere quanto Gesù amava le sue fedeli spose e vorrei tanto che Egli mi amasse così come amava loro. E vero, però, che tale non è la piccola via e io sull'esempio di santa Teresa di Lisieux devo applicarmi a confidare senza richiedere di ritorno una risposta tangibile e assolutamente non proporzionata ai miei meriti meschini.

Si tratta di presunzione involontaria, e bisogna che io prenda provvedimenti. Non devo dimenticare chi sono io, che cosa ho fatto e ciò che farei se il Signore mi lasciasse anche solo un pochino a me stesso. Ho una natura corrotta e tarata, e devo soprattutto applicarmi a riformarla. Sto peccando di orgoglio, poiché desidero delle cose alle quali non dovrei nemmeno pensare.

Tutte le sere pregherò così: Mio Gesù, io ti amo, ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai fatto per pura bontà da parte tua. Perdonami i miei peccati, i miei cattivi pensieri più o meno involontari. tu conosci gli uomini, buon Gesù: sono orgogliosi ed egoisti, così non fare troppa attenzione a tutto ciò che posso augurarmi o no. Non voglio fare se non ciò che tu vuoi io faccia. Aiutami ad amarti. Fa' che io Ti ami come tu vuoi che io Ti ami, e ti domando come suprema grazia di non offendere mai né Te né il Cuore immacolato di Maria.

Solo che, per ottenere un dono così grande bisogna che io mi perfezioni. Come giungervi? Ascoltiamo la santa di Chantal: Bisogna che vi roviniate, voglio dire: che lavoriate fedelmente e coraggiosamente alla vostra perfezione. Poi bisogna che lasciate fare gli altri, che vi lasciate scorticare, scuoiare e curvare quanto vorranno. Perché se voi resistete, non siete le vere spose di Gesù Cristo crocifisso.

Credetemi, sorelle mie, non accettate nulla, donate tutto a Dio, rovinate tutto ciò che Gli spiace, disprezzate il mondo, obliatelo di tutto cuore. Bisogna soprattutto buttar via il proprio giudizio, la volontà propria, l'amor proprio; sono le tre cose che vi costeranno di più, ma sono anche le più necessarie. Occorre che vi rimettiate talmente da voi stesse nelle mani di coloro che vi guidano, così che vi storcano come si fa con un fazzoletto.

Niente domandare, niente rifiutare è ciò che ripeteva spesso il dolce san Francesco di Sales. È vero! Non si ha da domandar nulla: sarebbe un rubare al Signore ciò che gli appartiene. È considerare la sua grazia non come un dono, ma come un debito. Chiedere di soffrire, sarebbe rischiare d'essere presuntuosi, poiché stimiamo le nostre forze tenendo conto della grazia che non ci appartiene. Dio può assecondare le nostre domande e lasciarci soli con l'oggetto dei nostri desideri, tanto che in poco tempo avverrà il crollo, e la rovina rischia d'essere grande.

Non si deve domandare se non ciò che il Signore vuole che avvenga, perché così, qualunque cosa capiti, potremo essere in grado di sopportarla; poiché Dio non disgiunge mai la prova dalla Sua grazia. Consideriamoci come un pezzo di plastilina da modellare. Occorre restare vicino al fuoco per mantenerci nella plasticità necessaria, ma la forma che quel pezzo prenderà, non sta a noi donarcela.

Lasciamoci plasmare dalle dita del divino scultore, che Egli faccia di noi tutto ciò che vorrà; noi non dobbiamo vigilare che sopra una cosa sola: re stare la materia più maneggevole, la più oleata, la più dolce che vi sia.

Nulla rifiutare, è così evidente, ma si tratta di dare a questo nulla il suo vero senso e non una non so quale interpretazione poco coraggiosa. Di che cosa ho bisogno per vivere? Di un abito cattivo, di due metri per stendermi, d'una o due coperte, del pane, dell'acqua, d'un po' di zuppa e di non gran che d'altro. Tutto il resto è compreso in questo nulla che non devo rifiutare!

Indovino subito le critiche. Non bisogna esagerare! Eh, sì, per l'appunto! Se noi esageriamo, anche Dio esagererà nella distribuzione dei suoi doni, e noi non ci perdiamo assolutamente nulla nel cambio. Tutti sono chiamati alla santità, tutti! Non si deve mai dire: Oh, ma io non sono fatto per questo! C'è diversità di grazie, sì! Gli uni sono chiamati a santificarsi in un monastero, altri nell'allevare dei bambini, altri ancora curando i loro fratelli o in tutt'altro stato, ma ciascuno, nella sua specialità, può elevarsi fino alle più alte vette dell'amore.

Ci saranno sempre, ben inteso, delle luci le une più brillanti delle altre, come vi sono lampadine grosse e piccole. A ciascuno la sua misura, ma a ciascuno la sua santità. Donde viene, allora, che vi sono così pochi santi? Unicamente perché rifiutiamo la santità.

Dio ci lascia sempre fare il primo passo. Se mettiamo accortamente avanti un piede nel buio e nella solitudine, tosto la grazia di Dio ci aiuta e ci suggerisce di fare un secondo passo. Bisogna allora di nuovo abbandonare una posizione sicura per avanzare verso un mondo sconosciuto. Se tuttavia progrediamo, Dio ci accresce la grazia e nuovamente ci suggerisce un terzo passo, e così di seguito fino alla perfezione che ci viene accordata, tenendo conto della nostra natura umana.

Dio ama l'ambizione, Egli vuole che miriamo alto, ma vuole pure che ci dirigiamo verso di Luì a piccolissimi passi. Bisogna dire: voglio Tutto, ma dire pure: rinuncio a tutto. L'errore peggiore è quello d'incominciare a interpretare e a mescolare la vita di questo mondo con quella dell'altro.

Io penso che colui che vuole elevarsi, deve dire a se stesso: Parto di qui, cioè dalla mia miseria, dalla mia abiezione e dalla mia fiacchezza, voglio arrivare a vivere come san Giovanni [Pietro] d'Ancantara, per esempio, che non dormiva se non un'ora per notte e per di più seduto, con la testa appoggiata sopra un tronco d'albero; che non mangiava se non vecchie croste di pane stantio e che pregava e predicava tutto il resto del tempo. Va da sé che Dio arresterà quando vorrà colui che ha tale ambizione in mente e lo dirigerà verso una via più conforme alla sua natura, ma almeno chi agirà così sarà sicuro di raggiungere le più alte vette, se persevererà un poco.

Jacques Fesch

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