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Se guardo il tuo cielo

Michele Magone rimane colpito da Don Bosco. Quel prete lo disturba, forse lo interpella. Certo lo incuriosisce. La singolare arte di don Bosco riesce a farlo venire all'Oratorio di Torino. Don Bosco gli lascia tanto spazio e attende, come il contadino, dopo la stagione faticosa della semina.


Se guardo il tuo cielo

da Don Bosco

del 27 gennaio 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

          Bontà, verità, bellezza sono percorsi che portano inevitabilmente a Dio. A confermarcelo è la storia dei grandi, artisti, filosofi o santi che siano. Ma anche la storia dei piccoli.

            È il caso di Magone Michele. Non è cattivo di cuore, raccontava il suo parroco a Don Bosco, ma difficile a domarsi, in classe è il disturbatore universale: quando non interviene tutto è in pace; quando se ne va, un beneficio per tutti”.            La sua vera scuola è la piazza, l’unica verità il suo ruolo di “capo” di una banda di monelli, le sue soddisfazioni l’indiscussa autorità. Tredici anni appena. E la sua vita scorre via, di avventura in avventura. Ha la fortuna di incontrare don Bosco presso la stazione ferroviaria di Carmagnola mentre attende il treno che lo porta a Torino.            Michele che sta impartendo ordini al suo piccolo esercito, visto il prete, gli si piazza davanti con le mani ai fianchi per bloccare l’insolito intruso … Io sono il generale, gli dice, e voi chi siete? Nella sua vita c’è tanto disordine, anche tanta amarezza per i dispiaceri che sa di causare alla mamma, sola e distrutta dal lavoro per mantenere i figli.            Però quel prete lo disturba, forse lo interpella. Certo lo incuriosisce. La singolare arte di don Bosco riesce a farlo venire all’Oratorio di Torino. Lì ragazzi ce ne sono in abbondanza e per un “generale” come lui c’è campo aperto.            Ma molti di loro, pur di una allegria esplosiva, hanno una volontà di ferro per costruirsi un avvenire. Michele ne avverte la diversità e lo turba.. Don Bosco gli lascia tanto spazio e attende, come il contadino, dopo la stagione faticosa della semina.            Poco a poco, la sua mente si illumina di valori nuovi, di ideali alti… Sperimenta il cuore di Don Bosco che è l’immagine stessa della bontà. Apprende grandi verità sul’uomo, su Dio. il fascino di un’esistenza diversa.            È così che una notte di luna e di stelle, in passeggiata sulle colline de Monferrato presso la casa di Don Bosco ai Becchi, mentre tutti dormono, Michele, nel silenzio, contempla lo spettacolo del cielo stellato. E piange. “Tutto questo il Signore l’ha fatto per me, mentre io…” sussurra a Don Bosco che, accortosi, lo avvicina.            Michele è ormai è un altro. Ha scoperto il perché della vita, ha sperimentato la bontà che gli riempie il cuore, ha contemplato il volto di Dio che traspare dalle sue opere. Se guardo il tuo cielo, la luna e le stelle... che cosa è l’uomo?... Signore, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra… A 14 anni è già pronto per l’incontro con Dio.            A un secolo e mezzo dalla sua morte Michele, il piccolo generale di Carmagnola,ci ricorda ancora che, concentrati, come siamo, su ciò che poco ha di autenticamente vero, buono e bello, intenti a decifrare sgualcite fotocopie di facili percorsi virtuali, forse abbiamo smarrito le vie tracciate da Dio stesso per farsi incontrare.

don Emilio Zeni

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