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Servizio civile obbligatorio?

Il servizio civile, pur tra mille difficoltà, ha conosciuto uno sviluppo numerico e qualitativo insperato. Oggi fa discutere una proposta di legge dell'on. Realacci e di altri deputati...


Servizio civile obbligatorio?

da Servizio Civile

del 30 settembre 2005

 

Il servizio civile è oramai una realtà di un certo peso nella società italiana. Ne è segno, tra altro, l’evolversi delle leggi al riguardo.

La prima è la 772/72, che ha permesso agli obiettori di coscienza al servizio militare, anziché affrontare processi e ripetuti periodi di carcere di notevole lunghezza, [1] di fare un servizio civile, presso enti pubblici o privati di solidarietà sociale e di promozione della pace, convenzionati con l’Ufficio leva (Levadife) dell’esercito. Il servizio civile durava 20 mesi anziché 12 come il servizio militare. Inoltre era preceduta da un colloquio e relativo parere (non sempre positivo), con una commissione che doveva indagare sulla serietà o meno dell’obiezione, bollata dagli obiettori come “tribunale delle coscienze”. In aggiunta si verificavano ritardi burocratici notevoli, e quindi pesanti, per giovani pressati da problemi di studio e di avvio al lavoro.

Fu così che maturò l’idea di una nuova legge, la 230/98 che, dopo notevoli traversie, abolì gli 8 mesi in più rispetto al servizio militare, fece sparire la commissione-tribunale delle coscienze, sottrasse la faccenda degli obiettori al Levadife e venne istituito l’Ufficio nazionale per il servizio civile (UNSC) presso la Presidenza del consiglio, riducendo un po’ i ritardi burocratici. Con tale legge, il numero dei giovani di leva che sceglievano il servizio civile crebbe in modo esponenziale, fino ad equiparare nel 2000 pressappoco il numero dei giovani che sceglievano la leva militare, con la differenza che il numero degli obiettori aumentava di 10-20.000 all’anno. Ciò metteva in evidente crisi il sistema militare.

 

L’esercito professionale

Ecco allora la legge 331/2000 sull’esercito professionale, aperto anche alle donne, che «sospese» ma non «abolì» – come ancora oggi molti credono – il servizio militare obbligatorio. Infatti la legge esplicita che, in caso non si raggiunga il numero previsto di soldati volontari (90.000), in caso di guerra e di emergenze internazionali, può essere obbligato chiunque sia in età di leva, salvo ciò che è previsto nella legge obiettori. Dal che si ricava che anche l’obiezione di coscienza non è abolita. Anzi, chi non vuol rischiare di finire soldato proprio quando c’è la guerra, deve fare ancora la dichiarazione di obiettore. [2]

Si fa appello ai parlamentari perché venga varato un decreto che precisi le modalità ufficiali per fare tale obiezione. Sempre la legge 331/2000 precisa che «il servizio militare obbligatorio nei casi previsti dura 10 mesi, prolungabili in caso di guerra». Da qui si ricava chiaramente che, non solo il servizio militare obbligatorio non è abolito, ma è addirittura prolungabile indiscriminatamente proprio in caso di guerra.

 

Servizio civile volontario

Nel contesto dell’evoluzione legislativa del servizio militare e dell’obiezione di coscienza, è nata un’altra legge sul Servizio civile volontario: la 64/2001, entrata in vigore questo anno, in concomitanza con l’esercito professionale. C’è così una scelta libera di fare il militare o il servizio civile o di starsene a casa. Essa prevede la durata di un anno per il servizio civile e il compenso di euro 433 al mese, che arrivano puntuali a domicilio, per una trentina di ore di servizio settimanali.

Nota di qualità, l’articolo 1° della legge 64/2001 parla subito di impiego dei volontari in attività di «difesa non armata e nonviolenta, in alternativa alla difesa militare». Da qui si rileva che i valori di pace e nonviolenza, dai quali è scaturita l’istituzione del servizio civile, non sono dimenticati e tanto meno aboliti. Da ciò – come precisa una nota di don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana – si ricava che tali valori devono ancora caratterizzare la formazione e gli stessi progetti di servizio civile, in Italia e tanto più all’estero.

Su tale questione è nata una discussione assai forte in seno anzitutto al Comitato consultivo per la difesa civile non armata e nonviolenta, appositamente istituito presso la Presidenza del consiglio; discussione che si è ripercossa anche nella Consulta nazionale degli enti di servizio civile. Il problema è se il servizio civile e, in specie, la «difesa civile» facciano riferimento solo al principio di solidarietà o, propriamente, alla difesa nonviolenta del cittadino e della patria, in alternativa all’esercito. Una posizione di mediazione, espressa dal sottoscritto in qualità di membro del suddetto Comitato consultivo, riconosce valore di difesa anche al servizio civile prestato a persone in stato di bisogno; ma esiste, insieme, una specifica difesa civile non armata e nonviolenta, in alternativa alla difesa militare.

Da ciò deriva l’impegno preciso di formare i volontari del servizio civile anche alla «difesa della patria», che è il dovere costituzionale di ogni cittadino, ma nella forma di «difesa popolare nonviolenta», consona con la scelta del servizio civile. In quest’ottica occorre preparare anche l’istituzione di “corpi civili di pace” o “caschi bianchi”, proprio in alternativa agli eserciti.

Tale difesa, tuttavia, non si esaurisce nell’istituzione di questi corpi di pace o caschi bianchi, ma si riferisce proprio a una difesa popolare, quindi attuata dal popolo, contro il quale non resiste nessun dittatore od occupante. I fatti storici in tal senso sono oramai sotto gli occhi di tutti e sono indimenticabili: Gandhi in India, Martin Luther King negli Stati Uniti, Rodolfo Seguel in Cile, Perez Esquivel in Argentina, Nelson Mandela in Sudafrica e tante altre lotte più o meno note.

Emblematica fu la rivoluzione nonviolenta nelle Filippine contro il dittatore Marcos. Iniziata da Benigno Aquino, poi ucciso, venne continuata dalla moglie Cory Aquino. Questa, ad un certo punto, diede al popolo dieci punti di lotta nonviolenta, tra cui l’indicazione di ritirare i soldi da determinate banche, nelle quali Marcos faceva i suoi affari. L’articolista de La Repubblica che si trovava a Manila scrisse un articolo assai ironico: «...Così, con questi dieci punti di lotta nonviolenta, Marcos potrà dormire altri vent’anni di sonni tranquilli». Sennonché subito si dimise il ministro delle finanze e, dopo di lui, uno alla volta, gli altri ministri; alla fine di una settimana Marcos fece le valige: altro che vent’anni di sogni tranquilli!

La nonviolenza non è passività, come ancora molti pensano, ma lotta umana fino al sacrificio personale (se necessario), costanza (Nelson Mandela passò 27 anni in carcere alla fine dei quali divenne presidente del suo paese liberato dall’apartheid), intelligenza (Cory Aquino) ecc.

Il servizio civile, nato dall’obiezione di coscienza al militare, è occasione d’oro per formare la gioventù e il popolo a questa Difesa popolare nonviolenta alternativa alla guerra, oltre a recare immediatamente sollievo, e quindi difesa, a tante persone in difficoltà.

 

Proposta di legge Realacci

Presentata la prima volta il 5 marzo 2003 dall’on. Realacci, sottoscritta da vari altri deputati [3] e ripresentata recentemente, sembra sostenuta anche da Prodi. Essa ha come punti essenziali i seguenti: servizio civile obbligatorio per tutti i cittadini, sia maschi che femmine, fra i 18 e i 26 anni; dura sei mesi; viene retribuito con 300 euro al mese.

Tale proposta, afferma il proponente nell’introduzione, «nasce da un ampio dibattito con le Acli, Arci, Associazione nazionale alpini, Focsiv, Compagnia delle opere, Legambiente ecc.». Nell’elenco, come si vede, non figura la Caritas italiana. Questa, interpellata dal sottoscritto, è di parere contrario.

Vediamone i maggiori limiti. Anzitutto, la durata di sei mesi serve appena ad introdurre il o la giovane al servizio civile, che invece porta i suoi frutti maggiori nei restanti mesi dell’anno. Inoltre l’obbligo per tutti/e questi/e giovani comporta, sia per gli enti privati che pubblici, uno sforzo strutturale, organizzativo e formativo difficilmente realizzabile. Più agevole e fruttuoso sembrerebbe lavorare con volontari/e, anche se in minor numero e per un periodo più lungo, appunto un anno. Ciò comporterebbe meno burocrazia, lavoro più tranquillo e volontari/e più disponibili; anche se non è da sottovalutare l’obiettivo di una formazione per tutti i giovani al servizio e alla difesa del paese.

La proposta Realacci si scontra però con altre due obiezioni. La prima riguarda il tipo di «difesa civile» che si intende attuare con il servizio civile. Il proponente nell’introduzione cita al primo posto la «pace» fra i valori che caratterizzano il volontariato organizzato in Italia. Poi, sia nell’introduzione che nel testo di legge, anche dove si allaccia all’art. 52 della Costituzione che parla del «sacro dovere del cittadino di difendere la patria», il contenuto di tale difesa viene indicato nel puro servizio civile di solidarietà, senza accennare minimamente alla soluzione nonviolenta dei conflitti in alternativa alla difesa militare.

L’altra obiezione riguarda la paga, ridotta dai 433 euro attuali ai soli 300 proposti nel disegno di legge. Già ci pensa la legge finanziaria a diminuire di anno in anno le spese sociali e ad aumentare quelle militari. Non è il caso che Prodi e la sinistra in genere si mettano anche loro su tale strada.

 

 

 

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[1] Si veda il libro-testimonianza Ho spezzato il mio fucile.  Storia di un obiettore di coscienza di Alberto Trevisan, EDB, Bologna 2005, pp. 144, € 10,50.

[2] Per informazioni, per ragazzi e ragazze, vedi sul sito del GAVCI ( www.gavci.it ); e-mail: gavci@iperbole.bologna.it

[3] Lupi, Lucà, Annunziata, Arrighi, Giovanni Bianchi, Biondi, Bolognesi, Burtone, Camo, Carbonella, Castagnetti, Cento, Chiti, Collavini, Cossa, Cusumano, D’Agrò, Delbono, Di Gioia, Di Virgilio, Diana, Fanfani, Ferro, Fiori, Fioroni, Fistarol, Franceschini, Giacco, Grignaffini, Labate, Santino Adamo Loddo, Lucidi, LumiaLusetti, Maccanico, Marcora, Merlo, Milanese, Mondello, Mosella, Mussi, Osvaldo Napoli, Panattoni, Paniz, Patria, Pisa, Pisapia, Pistelli, Pistone, Potenza, Quartiani, Reduzzi, Rocchi, Rodeghiero, Romoli, Rusconi, Rutelli, Sanza, Sardelli, Siniscalchi, Stradiotto, Tarantino, Trupia, Tucci, Vigni, Villari, Widmann, Zacchera.

Angelo Cavagna

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