Ora che sono rientrata a casa, e che ho scritto il riassunto di questa giornata, capisco come siano importanti per la nostra vita gli sguardi delle persone che ci vogliono bene.
Domenica mattina mi sono svegliata, sono andata al bagno e mi sono guardata allo specchio. Ero tutta spettinata (come al solito) e avevo due occhiaie che neppure il dermatrophine avrebbe cancellato. E dentro di me la domanda: “ma come posso andare all’incontro di oggi conciata così?”. Quindi mi sono fatta una coda (il modo più semplice per pettinarsi … e poi sto bene con la coda) e mi sono truccata un po’, ma non troppo.
Uscendo mia mamma mi ha guardata con affetto e mi ha dato un bacio, mi ha augurato un buon incontro.
Quando sono arrivata in oratorio dagli altri, dove avremmo preso il furgone con gli animatori più grandi, ho sentito un po’ gli sguardi di tutti posarsi su di me. Erano sguardi di giudizio. Pensavo avessi qualcosa fuori posto, invece erano tutti lì ad aspettare solo me, che sono arrivata in ritardo. Ecco… che figure! Avevo capito male l’orario e per strada, andando a piedi non ho nemmeno sentito che mi chiamavano per chiedermi dov’ero.
Comunque siamo partiti. Destinazione Mestre. In furgone è stato molto divertente. Abbiamo fatto un gioco per passare il tempo ed è stato molto bello. Ma ancor più bello è stato arrivare là e vedere tanti altri giovani come me che giocavano, e c’era anche la musica. Meno male che c’era la mia amica a tenermi compagnia, perché quando ci sono queste iniziative, e c’è tanta gente, io mi vergogno un po’ e sono timida.
Alla mia amica ha subito colpito un ragazzo che c’era lì. Mi ha infatti detto subito: “Hey, guarda quello! …carino vero?”. Allora mi ha preso per mano e mi ha portato verso di lui. Non capivo cosa volesse fare. Siamo passate vicine e lei lo ha guardato in modo seducente. E lo ha salutato, così, dal nulla. E lui è rimasto zitto. Ci ha guardato tutto stranito, come fossimo due pazze, infatti sia io che lei abbiamo iniziato a ridere come matte e siamo scappate via. Ma come faccio a stare vicino ad un’amica che mi fa fare figure del genere? Eppure le voglio bene.
Ad un certo punto ci hanno chiamato e siamo andate in palestra, dove abbiamo fatto una specie di Italia’s got talent. Io non so come facciano alcuni ragazzi a salire sul palco senza provare vergogna. Cioè, vuoi mettere, con tutti che ti guardano? Meno male che non mi hanno chiamata la.
Poi ci hanno diviso in cinque gruppi. Ah, sì, ho scordato di dire che all’inizio, quando siamo arrivati, ci hanno scritto un numero sulla mano. Serviva a questo. E mi hanno diviso dalla mia amica. Mi sono trovata sola nel gruppo, con persone che non conoscevo. Abbiamo fatto cinque attività diverse. Che ora non ricordo con precisione tutte. Però ho capito che avevano a che fare con gli sguardi. Su come ci guardiamo e come ci guardano gli altri. Se il nostro sguardo è superficiale o profondo.
Quello che mi ha colpito di più è stato il momento in cui ci hanno fatto guardare allo specchio. Non mi sono guardata come al mattino. Ma con occhi diversi. Non ho visto se ero bella, ma ho visto me. E in una piccola chiesa sono rimasta colpita quando un salesiano ha detto che Dio ci guarda tutti allo stesso modo, con amore. Che per lui noi siamo dei “prodigi”. Ci hanno fatto ascoltare anche una canzone. E ho pensato che io sono un prodigio, non tanto per l’aspetto fisico, ma per come sono. Anche quelli vicini a me lo sono, ho pensato. Io tendo sempre a giudicare gli altri dall’apparenza, da come si vestono, da come si presentano. Oggi ho compreso invece ad avere un altro tipo di sguardo. Se era questo che volevano farci capire gli animatori, beh…ci sono riusciti.
Poi abbiamo fatto ancora un po’ di ricreazione e sono corsa subito dagli altri del mio gruppo, e abbiamo giocato un po’ con la palla da volley.
Poi c’era la messa e dopo abbiamo pranzato tutti assieme fuori, seduti nei campetti prima di fare un grandissimo gioco. Mi sono lasciata andare e mi sono divertita molto.
Infine siamo andati di nuovo tutti quanti in chiesa e ci hanno proposto la confessione. Prima ci hanno fatto vedere il video di un tipo che aveva un outfit da quasi 50 mila euro. Ci hanno detto che non è quello che indossiamo che ci fa rendere persone di valore, ma come ci comportiamo. Come guardiamo gli altri. Io non sono andata a confessarmi, ma la mia amica sì. E mi ha detto che è stato bello, perché ha potuto dire delle cose senza sentirsi giudicata. La prossima volta andrò anche io.
Abbiamo terminato questo incontro di nuovo fuori, con la buffa canzone dei puffi!
Ora che sono rientrata a casa, e che ho scritto il riassunto di questa giornata, capisco come siano importanti per la nostra vita gli sguardi delle persone che ci vogliono bene. Mi sembra incredibile come gli occhi, che non sono le mani, abbiano lo stesso il potere di toccarci, di farsi sentire, di muovere le nostre azioni. Sì, gli sguardi ci muovono. Credo che nella vita sia importante avere degli occhi che ci guardano con Amore, come lo sguardo di Dio su di noi. Forse, anche noi dobbiamo imparare a guardare gli altri in modo diverso, non fermandoci alle apparenze, ma andando a scrutare il fondo delle anime.
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