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Si salvi la fantasia

Ci risiamo. Ritornano le vacanze con i loro problemi: dove andare? Con chi? Dove sistemare i «vecchi» e i «bambini»? Come difendere l'appartamento o la villa, quando si è assenti? E gli animali? I fiori? Come è duro andare in vacanza! Tra i tanti assilli dell'era moderni ne vorrei aggiungere uno anch'io: come salvare la fantasia durante le vacanze.


Si salvi la fantasia

da L'autore

del 26 gennaio 2008

Ci risiamo. Ritornano le vacanze con i loro problemi: dove andare? Con chi? Dove sistemare i «vecchi» e i «bambini»? Come difendere l’appartamento o la villa, quando si è assenti? E gli animali? I fiori? Come è duro andare in vacanza!

Tra i tanti assilli dell’era moderni ne vorrei aggiungere uno anch’io: come salvare la fantasia durante le vacanze. Può darsi che non sia un problema, ma per me lo è, pensando ai tanti giovani che, per fare vacanze, vendono la propria libertà, per assumere «i modelli» imposti dal grande circo del consumismo, che non è il modello di circo che secondo Jean Starobinski è «una piccola isola colma di meraviglie, di colori cangianti, un pezzetto ancora intatto della terra d’infanzia, uno spazio, entro il quale la spontaneità vitale, l’illusione, fondono insieme tutte le loro seduzioni, offrendole allo spettatore stanco della monotonia dei doveri, che la vita seria impone».

Gemma che va difesa, protetta, coltivata, la fantasia è linfa vitale della propria anima, campo infinito di esperienza per chi, pittore, poeta o musico che sia, ama immergersi in essa.

La natura è il primo elemento che la tiene viva, offrendo ai giovani «cose» da vedere, da contemplare, da cantare: immagini dotate di «valenza affettiva», che li stimolano continuamente a produrre sogni, poesie, canti, figure.

Ancora più sono le persone: volti, sguardi, sorrisi, ansie, gioie e dolori che vengono ad abitare il cuore del giovane, che è sensibile al rapporto con le persone, che deve imparare a spogliarsi dei mille condizionamenti delle «cose prodotte, distribuite e consumate» per scoprire la bellezza dello stare con la gente, con le persone.

Sono i volti dei poveri che fan nascere i campi di lavoro a tutte le latitudini: in montagna, ai rifugi, in campagna, in Italia e all’estero, sono centinaia, migliaia i giovani che vivono le vacanze, lavorando per gli altri.

Ne ho incontrati un gruppo l’anno scorso a tremila metri, nel rifugio Tre A, in Val Formazza. «Siamo qui, senza giornali, televisione, radio non per una scelta di sopravvivenza, ma di semplicità di vita. Stiamo lavorando al rifugio e sul ghiacciaio, per misurarci con la fatica del lavoro, ma soprattutto per dare qualcosa di noi agli altri».

Sono i volti dei bambini e delle bambine, che svolgono esperienze educative nei vari campi estivi o soggiorni montani, dove i ragazzi non si sentono soli, ma sono accompagnati a vivere le vacanze in modo creativo, da protagonisti. Sono i volti di chi soffre per droga o per svantaggi fisici. E anche qui il gruppo dei giovani impegnati è un gruppo qualitativamente «grande».

A mio parere, tutti questi giovani stanno salvando la loro libertà e fantasia, non indossando i panni imposti dagli altri, ma rivestendo il loro cuore di originalità.

 

Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano

don Vittorio Chiari

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