Siamo tutti ex embrioni

Un individuo inizia la sua esistenza quando si forma un embrione. Quest'embrione ha la capacità di autoindirizzare lo sviluppo di tutti i successivi stadi della vita umana. L'embrione è l'inizio di tutto e una società non è degna se non protegge gli anelli più deboli della sua catena.

Siamo tutti ex embrioni

da Quaderni Cannibali

del 01 gennaio 2002

Il laico Gilbert Meilaender insegna alla Valparaiso University ed è fellow al prestigioso Hastings Center, che si occupa da decenni di problematiche legate alla bioetica. Meilaender siede nel board del Consiglio di bioetica degli Stati Uniti, l’organismo creato nel 2002 e che ha il compito di consigliare il presidente George W. Bush.

«Scienza triste», scriveva T. W. Adorno. Fino a che punto la scienza può spingersi nelle sue applicazioni genetiche e biomediche, quand’è che la sperimentazione lede diritti inalienabili, come quello del concepito?

La scienza è un miracolo di cui pochi vogliono fare a meno per vivere. Ma sarebbe sciocco e masochistico pensare che non abbia limiti. Molto più importante è che molte delle sue conquiste svelano una doppia faccia; ci aiutano in molti modi, ma creano contemporaneamente nuovi problemi. Le conquiste mediche hanno finito per logorare il senso dell’essere umano integrale su cui si basano tutte le nostre più importanti conquiste, come per l’embrione.

Qual è il suo giudizio sulla diagnosi preimpianto e la possibilità di un intervento di selezione della vita alle sue origini?

Non credo che la diagnosi preimpianto sia uno strumento che abbia a che fare con il desiderio di avere figli. Il fine di diventare padre e madre coinvolge prima di tutto l’accettazione di un figlio così com’è, al di là dei desideri. Nel momento in cui iniziamo a pensare i figli nell’ordine di una soddisfazione dei nostri capricci, delle volontà dei genitori, allora iniziamo a pensare in termini eugenetici. Penso che la diagnosi preimpianto eroda l’eguale dignità degli esseri umani e inviti a pensare che alcuni di loro possano essere utilizzati e strumentalizzati per fini altrui.

«Il processo di fertilizzazione segna l’inizio della vita di un nuovo individuo. Un embrione preesiste ai gameti da cui verrà fuori». Scriveva questo Bradley Patten, decano dell’embriologia umana nel suo Human Embryology del 1968. Qual è il non detto dell’intera vicenda della ricerca sulle staminali e la manipolazione dell’embrione?

Un individuo inizia la sua esistenza quando si forma un embrione. Quest’embrione ha la capacità di autoindirizzare lo sviluppo di tutti i successivi stadi della vita umana. Il problema più grande nella ricerca delle cellule staminali, motivo che dovrebbe indurre ad una profonda riflessione sulla sua evidente amoralità, è che quel tipo di sperimentazione richiede la distruzione degli embrioni da cui derivano le stesse staminali. Gli scienziati che tentano di clonarle si posizione sul piano di una riproduzione di tipo asessuale. Ogni uomo ha un diritto che va ben al di là di tutte le ricerche immaginabili. è un espediente che ci diminuisce come esseri umani, una sorta di grossolanità, è una volontà di potenza voler usare la vita nascente per i nostri scopi. L’embrione è l’inizio di tutto e una società non è degna se non protegge gli anelli più deboli della sua catena. In Italia ci sarà un referendum sulla fecondazione, è messo in discussione il diritto fondamentale del nascituro e si chiede l’introduzione dell’eterologa.

La donazione di materiale genetico, come avviene nel caso dell’eterologa, trancia di netto linee temporali e di genere invalicabili. Pur considerandolo, nonostante la bassissima percentuale di successo, un aiuto per la coppia sterile, non è ammissibile moralmente, tanto meno per legge. Si scardinano paternità e maternità. Non si può percorrere tutto ciò che porta ad un risultato sperato. Il fine non giustifica i mezzi.     

 

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