I giovani verso Loreto. «La verità - ha detto il Papa ai giovani, una sera di giugno ad Assisi - è che le cose finite possono dare barlumi di gioia, ma solo l'Infinito può riempire il cuore». Vale la pena seguire questo fiume di gioventù sino a Loreto, perché il suo viaggio riguarda sino in fondo ciascuno di noi...
del 27 agosto 2007
Adesso che s'inizia davvero, che all'incontro di sabato a Loreto tra Papa Benedetto e i giovani italiani manca un pugno di giorni, adesso che sono pronti gli zaini dei primi che partono per la vigilia di accoglienza in 32 diocesi dalla Romagna all'Abruzzo, passando per Marche e Umbria, c'è da chiedersi cosa cerca davvero questa gioventù che di tanto in tanto esce da chissà dove, si mette in marcia e torna a intromettersi nelle cronache con la mite forza della sua ricerca di senso. Per loro non sono indispensabili i grandi numeri che garantiscono la ribalta, né stranezze, eccessi o protagonismi incoraggiati dai media. I ragazzi che prendono la strada del santuario marchigiano non cercano notorietà né fanno spettacolo: si muovono e si ritrovano periodicamente seguendo un loro cammino carsico, attraverso un lavorìo sulle radici e le fondamenta che gli chiede di affiorare solo quando ne vale la pena. Ad esempio, quando Pietro chiama.
Ed è allora - mentre questa fetta di una generazione abitualmente indecifrabile esce allo scoperto - che si resta sorpresi, stranìti, incantati. Dov'è il loro segreto? E dov'erano finiti dall'ultima occasione in cui li avevamo visti insieme? Ogni volta che vengono allo scoperto si svela qualcosa di nuovo nella loro singolare alchimia, per questo è bene attrezzarsi per incrociarne i percorsi. Sono come gli altri coetanei, ne condividono interessi, fragilità, progetti, ma hanno una luce e una passione diverse. Parole e gesti di cui avvertiamo tutti la sete li maneggiano con familiarità, attenti a non usurarli. Chiedono proposte sincere, sono pronti alla generosità, diffidano dall'impostura mediatica, ascoltano volentieri concetti spigolosi, chiedono comprensione per tante incoerenze, ma avvertono disagio per un mondo adulto severo con loro e indulgente con se stesso. Amano chi li prende sul serio, e non si svendono. Li si seguirebbe ovunque, presagendo che dentro le loro scelte c'è qualcosa di persuasivo che altrove non si trova pi ù, né si credeva di poter scoprire in gente tra i 16 e i 30 anni.
Attenzione, allora, perché i ragazzi delle Gmg, di Tor Vergata e Colonia, degli oratori e dei movimenti, i veterani e chi è al suo primo evento del genere, tornano a mostrarsi a tutti nelle giornate dell'«Agorà dei giovani italiani» che si aprono mercoledì e che portano all'appuntamento lungamente preparato di Montorso, due passi dal colle lauretano, là dove un Papa che ha mostrato di saperli toccare nell'intelligenza e nel cuore vuole rispondere alle loro domande. Li ha cercati, li ha presi con sé, gli ha fatto alzare lo sguardo dall'eterno presente nel quale li si vuole immiserire, gli ha offerto la mano per un altro tratto di strada, come negli ultimi incontri a Vigevano e ad Assisi. E adesso li attende sotto le mura del santuario mariano dal nome più dolce - Loreto - che custodisce il mistero dell'Incarnazione, i pochi metri quadri dove «il Verbo si fece carne», Dio uno di noi, come si legge sopra l'altare della Santa Casa. È lì che li ha voluti invitare, non a caso: il centro di tutto, il punto esatto del mondo dal quale è scaturita e dove torna la storia di ognuno - ansie, attese, speranze - come attratta dalla forza misteriosa d'un magnete. Il luogo è già un messaggio, destinato a lasciare il segno.
A quell'incontro i giovani arriveranno dopo tre giornate di incontri e riflessioni, preghiera e riscoperta di sé, ospiti di migliaia di famiglie e parrocchie, alla scuola dell'arte cristiana d'una fetta d'Italia dove le stesse pietre spiegano che non sei il primo ma l'erede, il tramite di una storia che non può andare dispersa. «La verità - ha detto il Papa ai giovani, una sera di giugno ad Assisi - è che le cose finite possono dare barlumi di gioia, ma solo l'Infinito può riempire il cuore». Vale la pena seguire questo fiume di gioventù sino a Loreto, perché il suo viaggio riguarda sino in fondo ciascuno di noi.
Francesco Ognibene
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