Sordi e muti come talpe

Sei troppo sordo ai bisogno degli altri, non imparerai nemmeno a parlare, dirai solo parole vuote che ritorneranno ancora su di te, prigioniero della tua eco. Apriti alla bellezza del sorriso di chi con semplicità chiede compagnia.

Sordi e muti come talpe

da Quaderni Cannibali

del 19 ottobre 2009

Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: “Effatà” cioè: “Apriti! ”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti! ”.

(Mc 7, 31-37)

 

Essere sordi è proprio un bel guaio perché ti senti isolato dal mondo che ti circonda, vorresti sentire, capire quello che gli altri dicono, vorresti partecipare con loro a un dialogo che ti toglie dal tuo isolamento e invece non puoi. Diventi anche sospettoso perché spesso non riesci a decifrare nel volto, nei sorrisi o nei disappunti le reazioni di chi ti si rivolge. Ma ci sono molte altre sordità nella nostra vita: c’è un non voler ascoltare che è peggio dell’essere sordi. E’ la decisione di non permettere a nessuno di entrare nella nostra vita. Bastiamo a noi stessi e non vogliamo che nessuno ci disturbi. Sordi e muti lo siamo sempre tutti e sempre di più nonostante l’aumento vertiginoso di strumenti per la comunicazione: cellulari, ipod, face book, messenger, Sky, programmi di telefonia internet. Mai abbiamo avuto così facilità di comunicare, ma stiamo diventando mummie. Invece di ascolto e dialogo preferiamo cuffie e immagini da bere e far bere. Soprattutto ci accorgiamo che se non ascoltiamo non riusciamo nemmeno a parlare. La fatica del comunicare è dovuta al loculo in cui ci siamo costretti. Ci siamo chiusi nel nostro io dorato, va più di moda il single che lo sposato, l’uomo che si fa i fatti suoi che colui che cresce in un tessuto di relazioni. Invece la vita è proprio fatta di dialogo: di gente che sa ascoltare e di gente che parla, che apre la sua vita e di gente che ascolta, che offre il suo sostegno.

 

Non possiamo passare la vita a fare i sordi e a fingere di essere muti.

 

In questo cimitero di loculi irrompe il comando perentorio di Gesù: apriti. Gesù incontra un giorno un sordo muto, una persona che non può comunicare, che è costretta a vivere nel suo isolamento; parla con gli occhi, ma non sempre c’è gente che lo sta a guardare e soprattutto lui non può dire pienamente la pienezza dei suoi sentimenti e del suo cuore. E Gesù gli grida quel perentorio “apriti”, toccandogli labbra e orecchie con la sua saliva. Per Gesù è sempre bello toccare, avere un contatto fisico con le persone, far loro sentire che si immedesima, si mescola, si accomuna. E Gesù ci urla ancora oggi quell’apriti che ogni prete che battezza dice al bambino incapace di parlare e di ascoltare: Apriti la tua vita ora è nuova, c’è una parola da ascoltare che ti indica le strade vere della vita è la Parola di Dio e c’è una parola che devi far sgorgare dalla tua vita che è la lode di Dio. Quando ti alzi al mattino non cominciare a maledire la giornata e magari anche Dio, ringrazialo. C’è gente che si aspetta da te anche solo una parola e tu non rispondere con due grugniti o con qualche monosillabo.

 

Ascolta e parla, mettiti a disposizione e offriti.

 

Sei troppo sordo ai bisogno degli altri, non imparerai nemmeno a parlare, dirai solo parole vuote che ritorneranno ancora su di te, prigioniero della tua eco. Apriti alla bellezza del sorriso di chi con semplicità chiede compagnia. Apriti all’urlo di chi muore di solitudine e aspetta di sentirsi anche solo chiamare per nome. Apriti alle sorprese della vita, c’è un mondo al di fuori di te, più grande di te, per il quale sei fatto e che aspetta di esplodere anche per te. Apriti alla voce di Dio che si modula con tutte le voci dei poveri e degli sconfitti. Apriti a chi ti vuol donare il suo cuore per un amore senza fine. Apriti a chi cerca una direzione per trovare assieme la strada della felicità. Soltanto allora potrai parlare, potrai dire parole che si sono rimodulate dentro di te, che permettono alla tua bontà di consolare, alla tua intelligenza di capire, al tuo cuore di donarti.

 

Questo è il segreto della vita di tutti.

 

Ges√π questo lo sa fare sa far parlare i muti e udire i sordi, sa togliere tutte le nostre chiusure egoistiche per ascoltare e offrire speranza a tutti.

 

mons. Domenico Sigalini

http://http://www.dimensioni.org/

Versione app: 3.17.0.0 (4d863aa)