Ogni primo venerdì del mese la redazione donboscoland propone una riflessione sul tema dell’ecologia. Oggi parliamo di Spiritualità ecologica
“Laudato si’, mi’ Signore, cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.”
(L.S. 1)
Papa Francesco parla spesso di mistica e lo fa quando intende parlare di una spiritualità capace di trasformare radicalmente la vita del credente. Nella Evangelii Gaudium troviamo una formulazione sorprendente:
“Oggi sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio.” (n. 87)
La mistica che il Papa ha in mente non è qualcosa di distaccato e rarefatto, i verbi che usa sono verbi “da strada” e delineano l’immagine del cammino caotico di una carovana. La mistica non ci spinge lontano dal cammino con gli altri uomini, bensì a mescolarci con loro, appoggiandoci e sostenendoci, assumendo i pesi degli altri. È una mistica di contatto che spinge i pastori ad avere l’odore delle pecore e che si gioca nell’ovile stretto delle relazioni:
“È il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio”. (n. 92)
La mistica non fugge dalle tribolazioni e dalle molestie della vita di ogni giorno e proprio per questo non ci fa ammalare, anzi ci risana.
È questa mistica che il Papa ha in mente quando parla di spiritualità ecologica. Una mistica che spinga a mescolarci e ad appoggiarci alla casa comune che per troppo tempo abbiamo sfruttato e umiliato. Molti cristiani credono che la spiritualità ecologica sia una spiritualità residuale post-moderna che strizza l’occhio a correnti new age e ambientalistiche. Non è raro avvertire obiezioni da parte di chi crede che la Chiesa dovrebbe occuparsi di cose più importanti che riguardano la “salvezza delle anime”. A fedeli e pastori che ragionano secondo questa angusta visione, è oggi più che mai necessario mostrare come molti dei disastri che affliggono la Creazione provengono, non soltanto da avidità e consumo irresponsabili, ma da una spiritualità che ha contribuito a percepire la creazione divina come una realtà semplicemente materiale e profana. Questa percezione, oltre a contribuire ad una cultura del consumo e dello spreco, finisce per indebolire la spiritualità stessa, che privata del suo elemento centrale, ovvero la realtà della Creazione, rischia di generare una mistica della fuga e del distacco.
Il Vangelo ha conseguenze nel nostro modo di pensare, di sentire e di vivere e la mistica è tale solo che trasforma i nostri modi. Noi cristiani siamo responsabili di aver misconosciuto e dunque di non avere difeso la sacralità della Creazione che porta a riconoscere in ogni creatura i nostri fratelli e le nostre sorelle. Non è un caso che al cuore della spiritualità ecologica ci sia San Francesco e il suo Cantico delle Creature.
Quando il Santo di Assisi canta la lode a Dio, lo fa attraverso frate sole e sora luna. Egli si appoggia a loro, si mescola a loro e attraverso di loro sente la lode per Dio. Egli vive nella Creazione e avverte l’abbraccio fraterno di ogni singolo essere creato – da frate falco ai piccoli fratelli vermi che spostava dalla strada e che sentiva fratelli per via della loro umiltà – perché in essi sente l’amore del suo Altissimu e Onnipotente Bon Signore.
Il suo è un interrotto pellegrinaggio mistico nel quale sperimenta la fraternità universale di uomini e creature, nelle quali riconosce “come Iddio è sopra e dentro e di fuori e a lato a tutte le cose create” (San Bonaventura). Oggi è più che mai necessario orientare ogni percorso spirituale verso questo stesso orizzonte dove la massima comunione con Dio coincide con la massima comunione con la Creazione.
Questo ci permette di essere uniti ininterrottamente a Dio, e dimostra come la nostra intima felicità coincida con quella del Creato. La devastazione della casa comune in atto è infatti causata dalla brama di possesso che è la vera responsabile della nostra infelicità e di quella stessa dell’intero Creato. È questo il circolo vizioso nel quale gli uomini hanno finito per far precipitare la Creazione. Ogni peccato non è soltanto un’offesa a Dio, ma anche un’offesa e un serio danno alle creature.
La spiritualità ecologica nasce dalla contemplazione della bellezza che ci libera dalla brama del possesso e dell’acquisto, spingendoci a godere della presenza divina attraverso ogni singola creatura. Solo questa contemplazione è capace di placare la nostra brama e di spingerci naturalmente verso uno stile di vita sobrio e sereno. Papa Francesco, è conscio che un tale orizzonte spirituale è stato spesso considerato “come un romanticismo irrazionale”, e sa bene come sia questo il dilemma che ogni comunità cristiana è tenuta ad affrontare: ritenere che si tratti di romantiche nostalgie di luoghi ameni e tempi bucolici o iniziare a riconoscere nella spiritualità ecologica il culmine di ogni spiritualità?
Se cercheremo di aggiungere soltanto qualche capitolo ai nostri catechismi, continueremo a pensare alla conversione ecologica secondo schemi romantici, se invece ci apriremo ad una conversione integrale, un nuovo mondo si aprirà e avvertiremo tutto ciò che esiste quale luogo della rivelazione della paterna misericordia, della gloriosa presenza del risorto e del sottile soffio dello Spirito. Capiremo che tutto è connesso! La nostra fede ci condurrà in una sorprendente ininterrotta contemplazione del mistero divino, e questo provocherà in noi una gioia intima inaspettata, che ci libererà da falsi bisogni e inquinanti dipendenze, proprio come fece il Giullare di Assisi: “attraverso le orme impresse nella natura, segue ovunque il Diletto e si fa scala di ogni cosa per giungere al suo trono” (San Bonaventura).
Chi non accoglie questa evidenza teologica continua ad avere lo sguardo “del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali”. Chi invece si apre alla natura salvifica della Creazione, giunge a contemplarla e a sentirsi unito a tutto ciò che esiste e “la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea” (L.S. 11).
Articolo di: Don Federico Tartaglia (Parroco Natività di Maria Santissima, Roma – Animatore Laudato Si’)
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