La fontana di Valdocco ha molto da raccontarci sulle strategie di don Bosco per incontrare i ragazzi....
Incontrare i giovani nei momenti informali, questo era uno dei segreti che don Bosco suggeriva a chi lo aiutava in oratorio. Anche la fontana era un punto di ritrovo importante a Valdocco...
SottoBosco 9/10
QUESTIONE DI STRATEGIA
Tra i monelli di don Bosco a Valdocco la fame era sempre tanta, ma è pure vero che ci si accontentava di poco. A colazione niente latte e biscotti! Ai biscotti si rimediava semplicemente con una bella pagnotta, distribuita da don Bosco e condita dal suo immancabile sorriso. Invece per rimpiazzare il latte i ragazzi, ricevuta la colazione, correvano alla fontana, dove con l'acqua ammorbidivano il pane, sbocconcellandolo poi andando al lavoro o a lezione.
Dell'antica casa Pinardi, del primo oratorio di Valdocco, in realtà ci resta ben poco: casa Pinardi fu completamente demolita, il cortile ha mutato radicalmente volto. Qualcosa però c'è ancora di quei primi tempi, in cui l'albero dell'oratorio cominciava a metter fuori le prime foglie.
Se cerchiamo con attenzione nel primo cortile di Valdocco, addossata ad uno dei pilastri che formano il portico davanti alla cappella Pinardi, troviamo qualcosa che ci parla ancora di quei tempi: la vecchia fontana! Proprio così, nonostante tutti i restauri e cambiamenti, la fontana è sopravvissuta ed ancor oggi possiamo dissetarci a quell'acqua salesiana.
Proprio perchè tutti, nessuno escluso, passava di là per bere, don Bosco capì subito che la fontana rappresentava un luogo di assoluta importanza strategica. Ce lo conferma don Giuseppe Vespignani, sacerdote originario di Ravenna che, poco più che ventenne, era giunto a Valdocco nel 1876 per farsi salesiano.
Subito accolto da don Bosco, il buon don Giuseppe non fu certo lasciato con le mani in mano: divenne segretario di don Rua, incarico non da poco, e gli fu affidata una "piccola" classe di catechismo, più o meno 120 ragazzi sui 12 anni! Immaginatevi lo spavento del povero don Vespignani!
La prima domenica il catechismo fu un vero disastro, chiasso e schiamazzi, una baraonda incontenibile. Passata la tempesta don Giuseppe corse da Don Rua, che lo rincuorò invitandolo a riprovare la domenica successiva. Nuovo fallimento totale!
A questo punto per don Giuseppe restava una cosa sola da fare: salire le scale e bussare alla porta dello studio di don Bosco, per chiedere consiglio al buon padre. Don Vespignani era abbattuto ed amareggiato, iniziava a dubitare che la vocazione salesiana fosse davvero la sua. Davanti a don Bosco, tutto sembrò più semplice. Il buon padre gli spiegò che la difficoltà nel catechismo nasceva da una cosa molto semplice: il non conoscere i ragazzi e il non essere conosciuto da loro. Lo salutò dandogli a questo proposito un semplice consiglio: "Vuole conoscere i ragazzi? Vada alla fontana: là all'ora di colazione troverà tutti i giovani riuniti per bere, a discorere della scuola, dei giuochi, di tutto. Si intrometta anche lei, si faccia amico di tutti, e poi andrà alla rivincita e ci riuscirà". Provare per credere! Da quel 1876 don Giuseppe non abbandonò più l'oratorio: divenuto salesiano, partì per l'Argentina, dove fu ispettore per più di 30 anni, morendo nel 1932.... Davvero la fontana dei miracoli!!
Matteo Rupil SDB
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