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Stoppiamo la violenza!

In che modo il bullismo si manifesta?


Stoppiamo la violenza!

da Quaderni Cannibali

del 17 novembre 2010

 

 

          Torino: un gruppo di ragazzi picchia un compagno disabile, girano il video che poi viene inserito in rete. Su youtube fa il boom di visite e di commenti che esaltano la bravata. Il video viene intercettato dalla polizia, scattano le denunce e si inizia a parlare di bullismo. Dal 2007 a oggi il fenomeno è aumentato, diffondendosi anche in rete e assumendo nuove forme di manifestazioni.           Il termine bullismo è un neologismo proveniente dall’inglese bullying , parola che in genere caratterizza il fenomeno delle prepotenze tra pari in contesto di gruppo: un fenomeno dinamico, multidimensionale e relazionale che coinvolge non solo la vittima e il prevaricatore, ma anche e soprattutto la famiglia. La famiglia d’oggi è assente, lascia i figli in balìa dei nonni, a volte troppo permessivi o assenti, e, in particolar modo, della tv, della playstation e di internet.           Dov’è la famiglia? Che posto hanno nella società d’oggi i vecchi valori (famiglia, rispetto, educazione)? La colpa è anche di una società troppo permissiva, dove nella generale decadenza dei valori è venuto meno anche il concetto di famiglia.           In che modo il bullismo si manifesta? Nella maggior parte dei casi con atti di violenza verbale e/o fisica, ma anche con la diffusione di calunnie sulla vittima, di isolamento dal gruppo. Moda degli ultimi anni è quella del cyber-bullying: atti di aggressività intenzionale attraverso la divulgazione di immagini, video e frasi su internet.           Chi sono i bulli? Innanzi tutto sia maschi sia femmine sono bulli: addirittura il bullismo “femminile” è più psicologico che fisico, di conseguenza non meno dannoso. I bulli, generalmente, sono ragazzi, provenienti da famiglie benestanti, che sono lasciati a se stessi perché i genitori sono troppo impegnati nel fare carriera.           Cosa spinge i bulli a essere tali? Avere troppa fretta di crescere e questi atteggiamenti scorretti sono fatti “per sentirsi più grandi” e “per far vedere a tutti quanto si è forti, quanto si vale”. A ciò contribuisce anche un’azienda che crea giochi per playstation: è stato messo in commercio un videogioco Bully che con grafica in 3D fa “vivere” ai giocatori il brivido di picchiare ragazzini indifesi. I bulli virtuali diventano bulli reali sperimentando su ragazzi in carne ed ossa i propri istinti di violenza.           Combattere il bullismo non è facile, nonostante tutte le possibili precauzioni e punizioni prese dalle scuole. Un aiuto importante deve essere dato dalle vittime che incassano i colpi senza dire nulla ai genitori: il 24% di giovanissimi considera “fifone” o “spia” chi non si difende da solo e cerca aiuto in un adulto.           Il fenomeno del bullismo si inserisce nell’adolescenza: un’età difficile, di scoperta del nuovo mondo che si apre dinanzi attraverso tentativi non sempre fortunati; un’età in cui i ragazzi si allontanano dai propri genitori, con i quali il rapporto si fa sempre più sterile, per far parte di altri aggregati sociali, il branco, in quanto tra ragazzi si capisce meglio parlando la stessa lingua. Un’età oggi pervasa anche dalla violenza, che è entrata nella vita quotidiana dei ragazzi. Il bullismo figura sui giornali come un fenomeno epidemico di cui non è ancora stato trovato il giusto vaccino. Un’epidemia molto contagiosa tanto che il bullismo può essere considerato una “vera e propria bulimia esistenziale” che produce nei ragazzi effetti non sottostanti al dominio razionale, ma che invadono i sensi.            In termini aristotelici, la violenza cade in balìa dell’anima sensitiva e non sottostà a nessuna forma di ragione. L’unica medicina a questa “malattia” è la famiglia che deve vivere l’adolescenza assieme ai propri figli.

Maria Ausilia

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