Italians for Darfur, i missionari salesiani, Articolo 21 e i rifugiati sudanesi in Italia hanno scritto una lettera aperta al presidente Giorgio Napolitano per chiedergli di non abbassare la guardia.
Italians for Darfur, i missionari salesiani, Articolo 21 e i rifugiati sudanesi in Italia hanno scritto una lettera aperta al presidente Giorgio Napolitano per chiedergli di ''non abbassare la guardia'' sul caso di Meriam Ibrahim Ishag, la 27enne cristiana sudanese condannata a morte per apostasia. “Nonostante sia confermato che il giudizio finale sul caso di Meriam Ibrahim Ishag sarà affidato alla Corte Costituzionale, e che la pena di morte possa essere scongiurata, abbassare la guardia ora sarebbe un errore. Meriam sta male, è incatenata e sta per partorire”, si legge nella lettera aperta inviata a Napolitano da ‘Italians for Darfur’, organizzazione promotrice dell’appello per chiedere la sua liberazione, i missionari salesiani di El Obeid, l’ex inviato Onu in Sudan Mukesh Kapila, l’associazione Articolo 21 e i rifugiati sudanesi in Italia. Le firme raccolte finora sono circa 25mila.
“Crediamo che sia importante continuare a fare pressioni sulle autorità sudanesi - si legge nel testo inviato al Quirinale - magari con un suo intervento, presidente, presso il suo omologo, il presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir, in favore di Meriam, una donna cristiana, incinta e madre di un bimbo di 22 mesi condannata a morte per non aver rinnegato la sua fede”. Tra i firmatari della lettera, la presidente di Italians for Darfur Antonella Napoli. “Il tempo della gravidanza di Meriam sta scadendo: dal primo giugno ogni giorno potrebbe essere utile per il parto - afferma Napoli - Il marito vorrebbe trasferirla in un ospedale o una clinica privata. Ma sembra che non ci siano molte speranze che la richiesta presentata dagli avvocati sia accolta. A meno che, come riferisce Khalid Omer Yousif di 'Sudan change now' non sia necessario un cesareo”.
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