A pochi giorni dalla Professione Perpetua condivido con tutti voi, amici di donboscoland, qualche pensiero che spero scalfisca la preoccupazione e il dolore di questo nostro tempo. Vi ringrazio perché avete pregato per noi e allora volentieri con semplicità provo a consegnarvi tre parole a me care.
A pochi giorni dalla Professione Perpetua condivido con tutti voi, amici di donboscoland, qualche pensiero che spero scalfisca la preoccupazione e il dolore di questo nostro tempo. Vi ringrazio perché avete pregato per noi e allora volentieri con semplicità provo a consegnarvi tre parole a me care.
La prima è CENTUPLO. Ve lo assicuro: Gesù è di parola! Nel Vangelo ha promesso il centuplo a chi vive per Lui ed è così! L'affetto e l'amicizia da cui sono stata travolta nelle settimane scorse mi hanno fatto più volte stupire di Dio, sorridere a Dio e fremere per Lui: è proprio buono e pure esagerato! Abbiamo un Dio di parola.
La seconda parola è BENEDIZIONE, perché credo che io e Damiano siamo stati a momenti proprio "perseguitati" dalla grazia di Dio. Questa benedizione ha sciolto i dubbi, ha sostenuto i cuori nell'incertezza del tempo presente e ha preparato passo dopo passo alla consegna dell'8 dicembre. Come? Ci ha mandato sempre qualcuno, ci ha raggiunto tramite la disponibilità e le parole di tante persone che ci hanno aiutato e incoraggiato. Abbiamo un Dio tenace che conquista fino all'ultimo momento.
La terza parola è ABBRACCI, al plurale, rigorosamente vietati eppure così importanti. Tra l'8 e il 9 dicembre ci sono stati due abbracci: nel giorno della Professione Perpetua l'abbraccio con cui sr Palmira mi ha accolto per semprenell'Istituto delle FMA; il giorno dopo l'abbraccio della vita quotidiana, sigillato dalle lacrime (sacre!) di una ragazza alle prese con un arrogante covid. Possibile? Possibile, perché quel "Sono qui" che don Igino ci ha augurato di saper prontamente dire non è uno scherzo. Cosa rimane di questi due abbracci? Rimane la mano di Gesù sulla spalla. Questa immagine la riprendo dall'Icona dell'Amicizia che mi è stata consegnata: rimane il discepolo timoroso e anche un po' strabico davanti al mondo e rimane quella mano di Gesù sulla spalla.
Tra un abbraccio di gioia e uno di dolore, rimane la salda e tenera mano di Gesù.
Tra il per sempre dell'8 dicembre e la precarietà quotidiana rimane la certezza che non siamo soli, in qualsiasi circostanza.
Abbiamo un Dio testardo che ha promesso di rimanere con noi. È quello che fa.
Suor Jessica Soardo fma
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