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Suor Valsa, una donna senza paura

Il Cardinale Oswald Gracias, che è anche presidente della Conferenza Episcopale Indiana, ha descritto suor Valsa come una persona “senza paura”, dotata di “coraggio e fede, che ha donato la propria vita al servizio del Vangelo. Suor Valsa aveva fede in Nostro Signore e nella gente”.


Suor Valsa, una donna senza paura

da Quaderni Cannibali

del 01 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Suor Valsa John, la missionaria uccisa in India due settimane fa è stata omaggiata dall’arcivescovo di Bombay.          Il Cardinale Oswald Gracias, che è anche presidente della Conferenza Episcopale Indiana, ha descritto suor Valsa come una persona “senza paura”, dotata di “coraggio e fede, che ha donato la propria vita al servizio del Vangelo”.          La cinquantaduenne Valsa John, appartenente all’ordine delle suore della Carità di Gesù e Maria, è stata assassinata lo scorso 15 novembre, quando circa 50 persone hanno fatto irruzione nella sua abitazione nel villaggio di Pachruwara, nello stato di Jharkhand, tirandola letteralmente giù dal letto ed aggredendola con una falce e altri strumenti acuminati. Suor Valsa difendeva i diritti delle popolazioni tribali residenti nel distretto di Pakur, facendo campagna contro la requisizione delle loro terre e la loro cessione alle compagnie del carbone operative nella zona.          Parlando dopo la sua visita nello stato di Kerala, nel sud-ovest dell’India, dove ha incontrato gli amici e la famiglia di suor Valsa, il porporato ha detto che la religiosa appariva “del tutto prova di paura” e che “aveva detto alla famiglia delle minacce contro di lei ma non per questo lei si era scoraggiata”.          Parlando del suo forte impegno nella chiesa cattolica siro-malabrese, il cardinale ha aggiunto: “Suor Valsa aveva fede in Nostro Signore e nella gente”. Pochi giorni dopo l’assassinio della religiosa, la polizia ha arrestato sette persone, presumibilmente legate a gruppi di estremisti maoisti attivi nella regione. Tuttavia, alcuni ambienti cattolici dello Jharkhand nutrono il sospetto che i leader del business del carbone siano implicati nell’omicidio, nonostante a presenza dei suddetti maoisti nella scena del delitto.          Alcuni notabili dell’industria del carbone si erano scontrati con suor Valsa che aveva vigorosamente difeso le popolazioni locali. A tal proposito il cardinale Gracias ha detto ad ACS: “Pare che i maoisti siano stati accusati ma ci sono altri indizi che suggeriscono che l’industria di carbone locale sia coinvolta”. Ciononostante “non dobbiamo fare considerazioni affrettate – ha proseguito il cardinale -. Dobbiamo dare alla polizia il tempo e lo spazio necessari per portare avanti le indagini. Speriamo che la situazione sia chiarita nel giro di pochi giorni”.          L’arcivescovo di Bombay ha affermato che ci sono “punti interrogativi” sulla gestione del caso da parte delle forze dell’ordine, aggiungendo però, che “in nessun modo condanniamo l’operato della polizia: è troppo importante che si arrivi con rapidità alla risoluzione del caso e si faccia giustizia”.          Suor Valsa che viveva a Pachuwara per 15 anni, era impegnata in modo particolare nella causa delle tribù Santhali che erano state allontanate dalla zona dalle imprese del settore del carbone. Nel 2007 la religiosa era stata arrestata con l’accusa di aver bloccato la circolazione stradale durante la protesta contro le imprese minerarie intenzionate ad acquisire le terre tribali.L’alto clero della regione ha raccontato di come suor Valsa era riuscita ad ottenere sussidi, lavoro, istruzione e assistenza medica per le famiglie allontanate dalla zona.

  

Articolo di ZENIT del 16 Novembre: Il fatto.

Suor Valsa John è stata forse vittima della mafia delle miniere

          Suor Valsa John, 53 anni, è stata colpita a morte, nella notte tra martedì 15 e mercoledì 16 novembre, da persone non identificate, a Pachwara, nel distretto di Pakur, nel nord-est dell’India. Suor Valsa, originaria di Kerala, faceva parte della congregazione d’origine belga delle Sorelle della Carità di Gesù e Maria, fondata nel 1803 da padre Triest.          Profondamente impegnata nella difesa degli indigeni, accanto ai quali viveva da una ventina d’anni, ne aveva adottato lo stile di vita. Nel 2007, l’azione pastorale di suor Valsa aveva iniziato ad avere risonanza mediatica, quando lei stessa era stata arrestata per aver denunciato la confisca di terre appartenenti agli indigeni adivasi da parte della compagnia estrattiva PANEM Coal Company Limited, il trasferimento forzato dell’etnia santal e il suo sfruttamento “inumano” da parte della mafia delle miniere.          La versione ufficiale che è stata comunicata alla famiglia dalla polizia dello Jharkhand è che suor John è stata assassinata dal gruppo di persone non identificate nella notte tra martedì e mercoledì. “È stata bastonata a morte e il suo decesso dovrebbe essere avvenuto intorno alle 23.30”, aveva affermato in un primo tempo la polizia ai media, prima che la famiglia della vittima non rivelasse di aver parlato al telefono con la religiosa alla presunta ora dell’assassinio che, pertanto, si stima essere avvenuto intorno alle due del mattino di mercoledì 16 novembre.          Dall’annuncio della morte, le più disparate indiscrezioni sono state diffuse dai media, come quella di un agguato alle prime ore della sera presso il domicilio della suora, o ancora un attacco dei maoisti attivi nel Jharkhand, stato situato nel “corridoio rosso” dove è in corso la guerriglia.           Per la famiglia della religiosa, tuttavia, non c’è alcun dubbio. Tempo fa suor Valsa John aveva frequentemente evocato le minacce di morte che aveva ricevuto dalla mafia che controlla lo sfruttamento delle miniere di carbone nello stato.          Suo fratello M. J. Baby si è detto certo che la sua lotta in difesa degli indigeni, le sia costata la vita. “Ci aveva parlato di gravi minacce – ha rivelato l’uomo – (…). La mafia ha tentato a più riprese di farla capitolare ma lei è rimasta ferma sulle sue posizioni e ha chiesto che i profitti della miniera fossero divisi con gli adivasi (…). La sua vita è stata in perpetua minaccia e lei l’aveva precedentemente segnalato a certi leader politici dello Jharkhand”. Una congettura che sembra essere sostenuta dalla maggior parte dei media, a partire dal Times of India che oggi titola: Una religiosa di Kerala assassinata dalla mafia delle miniere nel Jharkhand.

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