La necessità di staccare dalla routine quotidiana si trasforma in un desiderio di tranquillità che cela qualcosa di ben più di un semplice bisogno di evadere. Tra i consigli del Papa c'è l'esortazione alla preghiera, la lettura, fare un po' di silenzio per arricchire la nostra anima...
Stiamo tutti aspettando che arrivi il tempo di un meritato riposo dopo le fatiche dell’anno. La necessità di staccare dalla routine quotidiana si trasforma in un desiderio di bellezza e di tranquillità che celano qualcosa di ben più di un semplice bisogno di evadere. Più si invecchia, più si capisce che il tempo libero, il bel tempo del riposo, porta con sé l’urgenza di dar spazio a ciò che maggiormente conta nella vita, a ciò che talvolta sacrifichiamo per la fretta, per quella che sembra un’inevitabile corsa dietro alle cose da fare, agli impegni e alle scadenze.
Nell’animo si sommano una serie di “tesori” che vorremmo far nostri, ma non ci riusciamo mai perché qualcosa, che appare sempre più urgente o importante, si frappone e rinvia l’urgenza del cuore a un domani che si allontana col passare dei giorni. Invece, ora, ecco il momento. Il tempo per noi. L’eco della frase evangelica, “cosa serve all’uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde se stesso”, ritorna alla mente. Poter vivere il riposo come un’occasione per guadagnare noi stessi, per ritrovarci. Per riprendere consapevolezza di ciò che vale per noi e per coloro che amiamo.
L’augurio espresso dal Papa prima di partire per Castel Gandolfo, indica una strada: “All’inizio delle vacanze auguro a tutti che la stagione del meritato riposo sia anche un’occasione per dedicare più tempo e più attenzione a Dio e agli uomini, per approfondire la vita spirituale grazie alla preghiera, alla lettura, al contatto con il creato e ai momenti distensivi”. Il tempo della vacanza sia il tempo di una libertà impegnata con la verità della nostra persona, con le nostre esigenze più profonde di bellezza e di amore, di ritrovare se stessi e non di perdersi nel “vuoto” di un tempo disimpegnato. Diceva Chesterton: “Il mondo! E’ un’idolatria delle cose intermedie, che fanno dimenticare le ultime”. La vacanza può essere un modo per guardare al mondo dal suo giusto verso. Come un segno che ci rimanda ad altro, all’ultimo confine, fino a suggerirci la domanda più semplice e razionale, ma per noi sempre meno spontanea: chi ce l’ha dato? Un’apertura all’infinito. Chi può sentirsi estraneo al rischio dell’idolatria delle cose o delle immagini che ci costruiamo mentalmente, schemi di un mondo che consideriamo perfetto?
La vacanza come un primato della realtà, spazio dato alla semplicità dell’esperienza vissuta in compagnia, tra amici che condividano lo stesso bisogno di verità e di bellezza. Tra i consigli del Papa c’è l’esortazione alla preghiera, di certo il miglior modo per ritrovare se stessi e per intraprendere un rapporto con gli altri più ricco, meno istintivo e superficiale. E poi la lettura. I libri sono utili amici. E perché, di fronte all’immensità del mare o all’imponenza della montagna, non provare a fare un po’ di silenzio? Rischiamo di dimenticare cosa significhi e cosa nasconda questa parola, pronunciata così raramente con accezione positiva e non come intimidazione. Il silenzio può fare ricca la nostra anima. Perché il vero silenzio non è un vuoto, un’assenza, ma lo spazio dato perché emerga la Presenza di cui il mondo è segno, di cui sono segno i rapporti tra gli uomini. Il silenzio è un profondo dialogo con il Mistero di Dio che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo. Un dialogo in cui finalmente ricevere e in cui, senza misura, essere accolti.
Pagetti Elena
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