Think different... about love!

Sembra quasi una parolaccia: «castità!». Beh, c'è da dire che lo diventa eccome se viene ridotta a fredda regola, a obbligo morale, a strumento per non rischiare (sic!) una gravidanza. Ecco che quella parola perderà ogni significato alle orecchie di giovani ben vaccinati ad ogni cosa che si avvicini lontanamente ad un concetto etico/morale.

Think different… about love!

C’è un popolo silenzioso eppure vivo: nascosto ma non rabbuiato, deriso però sempre lì, imperterrito, testardo nel credere in alcuni valori “di una volta”. Ops, ci è scappato “una volta”. E così già partiamo male, perché tutto ciò che è vecchio non tira più, non rende, va cambiato. Semmai: cosa ci proponi di nuovo, che spacca, che rompe le regole dell’ordinario? Sembra essere questa la domanda che tanti di noi si sentono fare o, magari, fanno agli altri. Il nuovo vogliamo, il diverso, ciò che fa saltare gli schemi.

Eppure, pensiamoci un attimo: cosa oggi risulta più stonato rispetto alla melodia monocorde che impone la tirannia del gruppo, del “oggi si fa così”? Cosa disturba più le coscienze? Cosa, soprattutto, fa saltare dalle sedie i nostri amici, i quali al solo sentire una certa parola strabuzzano gli occhi quasi prendendoci dei marziani?

Di cosa parliamo? Semplice. L’accettate una simpatica sfida? Provate a fare questo semplice esperimento. Siete in compagnia degli amici, magari compagni di scuola o di corso. Si parla del più o del meno, forse non si sa neanche di che parlare. Ed ecco, quando tutto sembra scontato, tranquillo, noioso, ecco, provate a fare una semplice domanda. Eccola: “dai, ragazzi, perché non parliamo di castità?!”. Avete mai visto (su youtube magari) quei video che riportano immagini di esplosioni nucleari? Beh, l’effetto non sarà molto diverso. Un fulmine a ciel sereno colpisce di meno (ehm, scusate la rima!).

Ma perché mai? Castità, lo sanno tutti cosa è… o no? Sappiamo di che si parla… o no? Sembra quasi una parolaccia: «castità!». Beh, c’è da dire che lo diventa eccome se viene ridotta a fredda regola, a obbligo morale, a strumento per non rischiare (sic!) una gravidanza. Ecco che quella parola perderà ogni significato alle orecchie di giovani ben vaccinati ad ogni cosa che si avvicini lontanamente ad un concetto etico/morale.

Ennò. Noi crediamo nella castità non tanto perché è cosa buona, perché è cosa giusta: anche per quello, certo, ma soprattutto perché l’amore casto è bello! E “la bellezza salverà il mondo”, diceva Giovanni Paolo II: queste parole non risultano certo scontate in un tempo in cui “il bello è brutto e il brutto è bello” (è l’esclamazione delle streghe all’inizio del Macbeth). Oggi non ci seguono se parliamo di giusto, ma ragazze (soprattutto) e ragazzi (anche loro fidatevi!) accolgono volentieri le nostre parole se sappiamo proporre loro cose belle. C’è sete di bellezza!

E perché la castità sarebbe bella? E beh, qui o uno trova davvero bella la castità o non verrà ascoltato nemmeno dal chierico più puro! O ami i fiori, o è inutile che provi a convincere qualcuno a curarne uno. O sei convinto della bellezza di una ragazza, o chi mai ti riterrà un uomo fortunato davanti alle tue fantasmagoriche descrizioni?

È il cuore che convince, e per cuore intendiamo l’anima, la parte profonda di noi stessi, quella zona così delicata che richiede rispetto e attenzione, serietà e rigore. Essì, tutte cose che mancavano a chi vi scrive il giorno in cui, al liceo, la prof. di religione, che conosceva bene i suoi alunni, dopo essere entrata in aula, con una voce soave ha fatto questa richiesta: “alzi la mano chi di voi è contrario ai rapporti prematrimoniali” (ah, che le avrei fatto!). Eccola lì, una sola mano, la mia, levata in mezzo a quasi trenta giovincelle e giovincelli nel pieno delle ben note tempeste ormonali dell’adolescenza. Inutile dirvi la potenza di fuoco a cui chi vi scrive ha dovuto far fronte; non è inutile, invece, dirvi quanto deboli e spuntate fossero le mie armi. Già, perché la castità era per me ancora solo un valore da difendere, però mai entrato in quel cuore di cui parlavamo prima, mai affrontato con la serietà ed il rigore che meritava, mai rispettato davvero.

Non si gioca con la castità: significa “dare” tutto solo dopo che hai “detto” tutto. Tutto e per sempre, non una parte e in modo precario. È roba per veri intenditori! Chi di noi desidera un amore parziale, magari al 50% o anche solo al 90%? C’è forse qualcuno che aspira ad amare in modo incompleto?

E diciamocela la verità una buona volta: tutti cerchiamo l’amore, quello vero, quello che completa, che appaga. Tutti vogliamo offrire solo questo tipo di amore e cerchiamo chi meriti tutto questo: fatichiamo, aspettiamo, ci scervelliamo, tutto sempre per capire dove si trovi questo “lui”, questa “lei”, che merita tutto di noi stessi, capace di amare anche noi allo stesso modo.

Castità, per concludere, non è altro che saper attendere un «sì», ma non uno qualsiasi.

È un «sì» ad un amore per sempre, in cui davvero si può “dare” tutto in accordo con il proprio “dire” tutto. È una promessa, un progetto di vita insieme, tutta la vita, per sempre. È dire sì non ad una morale astratta e lontana, ma ad una persona, così com’è realmente e non come ci illudiamo che sia.

Ecco la vera rivoluzione: ecco quelli che credono all’amore, quello vero, quello bello… quello casto!

Marco Ciamei

http://www.saltovitale.info

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