Ci sono serie TV che con le loro trame ci raccontano storie avvincenti, che parlano a noi e ci aprono a diverse riflessioni, oltre a farci tenere incollati con il fiato sospeso nei nostri divani. Questo mese vi segnaliamo la serie TV "This is us"
Anno: 2016-2022
Genere: Drammatico
Stagioni: 6 stagioni - 106 episodi (45 min)
Il punto è che non so cosa siamo. ok? È la verità. Non so cosa penso che siamo. So solo che mi piace il fatto che ci sia un 'noi' di cui parlare.
“This Is Us” è un dramma familiare che racconta di una famiglia nata dall’amore di Jack Pearson (Milo Ventimiglia) e Rebecca Malone (Mandy Moore), e dei loro tre figli. Il telefilm si svolge su piani temporali diversi, l’infanzia dei ragazzi si alterna alla loro vita adulta e cosi anche alla vita dei genitori, creando un ritmo davvero godibile, e a mio avviso anche una capacità di racconto più incisiva. L’inizio della storia mostra Kate, Kevin e Randall arrivati a trentasei anni suonati, ma ancora del tutto irrealizzati in molti aspetti della loro vita e pieni di problemi la cui origine richiederà moltissimi episodi per poter essere anche solo vagamente spiegata. La complessità psicologica di ogni personaggio è curatissima e incredibilmente realistica. Nessun personaggio risulta banale o scontato.
Cos’ha di speciale questo telefilm vi chiederete? Sicuramente la profondità e la bellezza dei contenuti, ma quello che mi ha colpito precisamente è il come li trasmette. Vi dirò di più, guardando le prime puntate mi sono chiesta se non fosse cristiano lo sceneggiatore.
I contenuti di “This Is Us” passano, ma senza eccessi, sono veri e basta, ed è quello che fa sì che ti restino dentro, nonostante ovviamente siano esaltati tutti gli aspetti sentimentali, attraverso le immagini, la sceneggiatura e la musica (mi raccomando, ad ogni puntata bisogna sempre avere a portata di mano dei fazzoletti!). E quindi che dire, cosa conta se è cristiano o no, “This Is Us”, possiamo dirlo, fa davvero del bene all’anima.
ATTENZIONE, QUESTA PARTE DELL’ARTICOLO CONTIENE SPOILER, MA SOLO DELLA PRIMA STAGIONE.
Vorrei approfondire il discorso sui contenuti di cui ho parlato. All’inizio del telefilm vediamo Jack e Rebecca che perdono un figlio durante il parto, uno dei tre gemelli di cui era in dolce attesa. Il dolore è indescrivibile, ma il dottore che segue il parto di Rebecca, dice una cosa a Jack, una cosa che cambierà tutto il corso della loro vita.
Dr. Nathan Katowsky: “Abbiamo perso il nostro primo figlio durante il parto. Ed è la ragione per cui faccio questo lavoro. Ho passato cinquant’anni a far nascere bambini, più bambini di quanti riesca a contarne! Ma non ho vissuto neanche un singolo giorno senza pensare al figlio che ho perso…e sono un uomo vecchio ormai. Adoro pensare che per via del figlio che non ho mai abbracciato, per via della strada su cui lui mi ha condotto, io ho salvato un numero infinito di bambini. Adoro pensare che un giorno tu sarai un vecchio come me e aiuterai un uomo più giovane tentando di spiegargli come tu abbia colto il limone più aspro che la vita possa offrirti e ne abbia fatto qualcosa di simile a una limonata. Se riesci a fare questo porterai comunque a casa tre bambini da questo ospedale, solo non come avevi pianificato.”
Il destino (o meglio, la provvidenza) vuole che Randal, un bambino afroamericano, sia abbandonato davanti a una stazione dei pompieri e che venga portato all’ospedale dove erano venuti al mondo i gemelli. Jack, pensa che non sia un caso, e adottano quel bambino… il loro terzo figlio!
Ogni azione, ogni parola, ha una conseguenza, e questo è ben visibile in questa storia attraverso le diverse linee temporali su cui si alterna la narrazione. La loro è una famiglia come tante, con tutti i problemi che la vita ti offre. Eppure la fede di Jack in qualcosa di più grande, un vero e proprio atto di fede, cambia la vita di tante persone. Pur essendo un uomo con tutti i suoi limiti (ad esempio l’alcolismo), lui riesce a non diventare il male che ha subito… come? Lo trasforma in amore, o per meglio dire, in qualcosa di molto simile ad una limonata.
Jack non si può non amare, che tu sia uomo o donna, finirai per adorarlo, le donne perché vorrebbero un marito come lui, gli uomini perché vorrebbero aver avuto un padre come lui o sicuramente, con un pizzico di invidia, avvicinarsi a esserlo (o semplicemente potrebbero cadere in depressione, schiacciati dalle aspettative delle loro donne dopo aver visto questa serie )!
Tutto il telefilm si fonda sulla sua figura, l’immagine della paternità intesa a tutto tondo: un uomo che si offre interamente, fino in fondo, con amore. L’immagine di un marito, che nonostante litigi e tante incomprensioni, riesce a rimanere fedele a sua moglie e alla sua famiglia. Insomma, se ora provo a immaginare come dovrebbe essere un padre, penso sicuramente al personaggio di Jack. Anzi vi dirò di più, se penso a come dovrebbe essere un Uomo, penso a lui. Le sue debolezze finiscono solo per fartelo amare di più, perché Jack è uno che combatte con i suoi demoni, non è un personaggio finto, per quanto, più si va avanti nel telefilm, più la sua figura vada verso una sua sicura santificazione!
Si, forse potrebbe sembrare esagerato, ma che vi devo dire, Jack è una figura cristica, un modello universale, e forse di questi tempi non è che faccia cosi male. Sicuramente è meglio aspirare a un uomo cosi, che al solito personaggio “bello e maledetto”, il male infatti spesso è più accattivante, ma non in “This Is Us”. Per una volta un personaggio buono che non risulta stucchevole, ma che anzi, non puoi fare a meno di amare e ammirare. La bellezza del bene passa attraverso la figura incantevole di un padre di nome Jack.
Ma cosa succede ai suoi tre figli? Come tutti noi, ognuno di loro ha i suoi problemi, per esempio: l’obesità di Kate e il suo smisurato senso di colpa che le impedisce di vivere bene, l’esasperato perfezionismo di Randall e l’insicurezza di Kevin che si ripercuote sulla sua vita affettiva e lavorativa. Ma nonostante questo, portano dentro di loro l’amore che hanno vissuto, che infatti, presto o tardi, torna a illuminare le loro azioni e le loro decisioni. Nella quinta puntata della prima stagione, Kevin, nonostante sembri il personaggio più svampito della serie, tenta di spiegare alle sue due nipotine (le figlie di Randall) il senso della vita, e ci riesce benissimo, attraverso un quadro da lui dipinto, un quadro per cosi dire “astratto” e pieno di colori:
Kevin: “La vita è piena di colori, ognuno di noi aggiunge i suoi colori al quadro, e anche se questo quadro non è cosi grande, voi dovrete immagine che prosegua all’infinito, in ogni direzione e diciamo fino all’eternità. Perché la vita è questo, giusto?.”
La comunione dei santi è precisamente la Chiesa, e la Chiesa siamo noi, come ci spiega il CCC: “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri” ~ Compendio della Chiesa Cattolica, cap. 5, 946-947
Paolo VI: “Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi che ascoltano costantemente le nostre preghiere.”
Kevin: “Insomma mio padre non è più con noi, non c’è più, ma è ancora qui, è con me tutti i giorni. Anche se non riesco a vederlo… tutto ha un senso in qualche modo. Moriranno delle persone nelle nostre vite, persone che amiamo, nel futuro, forse domani, forse fra tre anni. Ma è bello pensare che anche se qualcuno muore e non possiamo più vederlo o parlargli, non significa che non sia più parte del quadro. Credo sia questo il punto dell’intera questione: che la morte non esiste. Non esiste un tu, un io o un loro, esiste solo un noi. Perciò questa cosa disordinata, selvaggia, colorata e magica che sembra non avere ne inizio ne fine, significa questo. Si, siamo noi.”
In “This Is Us” i personaggi sono moltissimi, ma tutti, chi in modo e chi in un altro, sono stati segnati profondamente dalla vita di Jack. Dunque basta un solo uomo capace di rispondere alla sua vocazione, quella del padre, per rendere belli e grandi le vite di tante altre persone dopo di lui. Anche questa è comunione dei santi
Potrei stare qui a fare mille citazioni tratte da questo telefilm, perché ogni puntata ha davvero tanti spunti su cui riflettere. Ma, al di là della bravura degli attori e degli sceneggiatori, quello che mi ha colpito principalmente in “This Is Us”, è come evidenzi il fatto che le vite delle persone si intreccino indelebilmente attraverso le scelte che compiono, e in questo caso, come le scelte di un singolo uomo, Jack, che non si fa vincere dal male, evitando di diventare egli stesso il male che ha subito, possano portare tanto bene alla sua famiglia, come una benedizione che si propaga di generazione in generazione (Es 20, 5-6).
Io credo sia una nota di speranza verso chi è stato davvero sfortunato nella vita, perché? Perché noi possiamo essere benedizione o maledizione, possiamo lasciare un segno che segnerà vite future, e possiamo decidere che segno lasciare. È bello sapere di essere talmente intrecciati gli uni con gli altri, fino al punto di rendersi conto che la nostra vita ha valore. Questo non significa che saremo perfetti o che tutto si possa controllare, non si può cancellare il male o vivere facendo finta che non esista, sia la fuori nel mondo, ma sopratutto dentro di noi. Ma si può combattere la propria battaglia, anzi quella che qualcuno ha chiamato la buona battaglia, e insegnare a qualcuno a non arrendersi.
Paolo di Tarso: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.” ( 2 Timoteo 4, 8 )
E magari tutta questa sofferenza può renderci migliori, per fare qualcosa che solo noi, con la nostra storia incasinata, possiamo dare al mondo. C’è una benedizione generazionale che si chiama “non rendere il male per il male”, e ce la insegnata uno che ha saputo amare fino alla fine (beh si, in questo caso non parlo di Jack, ma di Gesù).
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