La benedizione è qualcosa di più che pregare a parole, si esprime attraverso un gesto. La benedizione può essere sperimentata dalle persone attraverso i sensi. Dall' altro lato, si è riscoperto Dio come creatore. Ciò significa che Dio non è soltanto il redentore, bensì anche il creatore e come creatore ha benedetto gli esseri umani, facendoli partecipare della ricchezza della sua creazione.
del 01 gennaio 2002
Negli ultimi anni, soprattutto nella chiesa evangelica, si è destato un nuovo interesse per il tema della benedizione. Due sono gli argomenti su cui riflettono i teologi protestanti: da un lato la benedizione come gesto. La benedizione è qualcosa di più che pregare a parole, si esprime attraverso un gesto. La benedizione può essere sperimentata dalle persone attraverso i sensi. Dall' altro lato, si è riscoperto Dio come creatore. Ciò significa che Dio non è soltanto il redentore, bensì anche il creatore e come creatore ha benedetto gli esseri umani, facendoli partecipare della ricchezza della sua creazione.
Benedizione e fecondità
La benedizione è uno dei temi centrali della Bibbia. Già al momento della creazione dell' essere umano Dio benedice Adamo ed Eva: «Dio li benedisse e disse loro: 'Siate fecondi e moltiplicatevi'» (Gen 1,28). La benedizione qui è collegata alla fecondità, con la moltiplicazione e l'incremento della vita. L'intero creato è una benedizione di Dio da cima a fondo. Dio copre di doni l'essere umano e fa sì che la sua esistenza porti frutto. È in questo che consiste uno dei desideri primordiali dell'essere umano, che la sua esistenza non resti inutile e infeconda. Quando prospera, quando porta frutto nei figli o in un' opera, l'essere umano vede un senso nella propria esistenza. La benedizione è una promessa di Dio all' essere umano che la sua esistenza è sotto la protezione del Signore e partecipa della sua energia creativa, che si esprime e porta frutto nell'uomo.
Il grande cruccio dell' essere umano sta nel fatto che la sua vita gli appaia priva di significato e che rimanga senza frutto. Le coppie di sposi spesso soffrono per la mancanza di figli. Le persone non sposate hanno talvolta l'impressione di non lasciare nulla in questo mondo. Non possono presentare né figli, né una grande opera. È un desiderio primordiale che la vita porti frutto. Per raggiungere l'armonia con se stesso, l'essere umano ha bisogno della sensazione di generare qualcosa, di creare qualcosa che resta. Non devono per forza essere i figli o una grande opera visibile a tutti. Ognuno, però, ha bisogno della certezza di portare frutto con la propria esistenza, di lasciare in questo mondo un'impronta che può essere lasciata soltanto da lui.
Di una donna incinta diciamo che è fertile. Ciò che vale per lei, è anche una promessa a ciascuno di noi. Anche noi siamo fertili. Nel nostro corpo si esprime la benedizione di Dio. E attraverso il nostro corpo deve fluire benedizione in questo mondo, qualcosa che può prosperare e diventare visibile nel mondo esclusivamente attraverso di noi. Lo psicologo americano Erik Erikson la definisce generatività. È espressione di una persona matura. Parte integrante della buona riuscita dell' esistenza umana è il fatto che io crei qualcosa che mi sopravviva e vada oltre la mia persona. Quando vado al lavoro o vivo gli incontri con gli altri con la consapevolezza di essere fertile, lo farò confidando nel fatto che da me si sprigiona benedizione, che il mio lavoro diventa una benedizione per gli altri e che il dialogo o lo sguardo amorevole fa scaturire la vita nell' altra persona. In quanto benedetto posso essere sorgente di benedizione. Ciò conferisce alla mia esistenza un sapore nuovo, il sapore della benedizione e non quello amaro di quanto è sterile e privo di valore.
Ti auguro, caro lettore, cara lettrice, che ti senta benedetto/ a da Dio fin dalla nascita. Su di te c'è sin dall'inizio la benedizione di Dio, che ti dice: «È bene che tu esista. Sei benvenuto/a su questa terra. Vivi la tua vita e sii fecondo/a!». Ringrazia Dio per averti creato così come sei e per tutto ciò che ti ha già donato in questa vita. La gratitudine ti donerà un nuovo sapore, il sapore della vitalità e della gioia.
Abramo, il benedetto
Il patriarca di Israele e padre della fede è Abramo. Dio gli promette: «Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione... In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,2s.). Qui la benedizione non consiste soltanto nella fecondità, bensì anche nell' elezione. Abramo è una persona speciale. Viene scelto da Dio come progenitore di un grande popolo. La benedizione è sempre collegata all' elezione. Quando benedico una persona, questa sa di essere stata eletta da Dio. Eleggere ha a che fare con volere. La persona benedetta ed eletta sa di essere voluta da Dio, sa di essere accettata e approvata incondizionatamente. La Bibbia associa spesso la benedizione di Dio a un nuovo nome. Anche ad Abramo viene dato un nome nuovo. La benedizione istituisce una nuova identità. L'essere umano non si sente più segnato da un' onta. Viene chiamato da Dio stesso con un nome nuovo. È creato, plasmato, costituito, amato e accettato interamente da Dio. Trova la sua identità in un'intensa relazione con Dio. Sa di non poter vivere senza questa relazione di amicizia con Dio, che accorda fecondità alla sua vita.
Elezione significa anche che Dio ritiene l'essere umano capace di compiere qualcosa. Dio pretende da Abramo che abbandoni la propria terra, i parenti e la casa paterna. I monaci hanno visto questa partenza come archetipo per ogni essere umano. Ogni essere umano deve abbandonare ogni dipendenza, i sentimenti del passato e le cose visibili con cui si identifica volentieri. Il rischio della partenza, però, può essere corso soltanto da chi sa di essere sotto la benedizione di Dio. Partendo lascia andare tutto ciò con cui finora si è sentito benedetto: i suoi beni, i suoi genitori, i suoi amici, tutto ciò che gli è consueto. Essere sotto la benedizione di Dio significa: percorrere il proprio cammino sotto la sua mano che protegge, confidando nel fatto che in noi Dio crea qualcosa di nuovo e volge a buon fine la nostra esistenza. Abramo non è una persona priva di difetti, esattamente come noi, pur essendo benedetti, continuiamo a essere pieni di difetti e di debolezze. Non di rado soffriamo per i nostri difetti. Ci sentiamo lacerati. La benedizione tiene unito ciò che noi non riusciamo a comporre.
Ti auguro quindi che tu ti sappia benedetto ed eletto da Dio e che la benedizione di Dio unisca dentro di te tutto ciò che talvolta minaccia di lacerarti. Dio ti benedica, affinché tu, come Abramo, possa percorrere la tua strada pieno di fiducia e ti sappia circondato sempre e ovunque dalla vicinanza protettrice di Dio.
«Diventerai una benedizione», dice Dio ad Abramo. È la promessa più bella che possa essere fatta a una persona: essere una benedizione per gli altri, diventare sorgente di benedizione per gli altri. Talvolta diciamo a proposito di una persona che è una benedizione per la comunità, l'azienda, il paese. Di alcuni bambini si dice che sono una benedizione per la famiglia. Intendiamo con questo che quel bambino ha in sé qualcosa che fa bene agli altri. Forse ha un carattere solare. Oppure effonde pace intorno a sé. Oppure c'è in lui qualcosa di schietto e di puro di cui tutti gioiscono. Ogni comunità ha bisogno di persone che siano una benedizione per essa. Alla lunga, senza persone benedette una comunità non può sussistere.
Quando diciamo di un adulto che è una benedizione per la comunità, pensiamo anche all'influenza positiva che si sprigiona da lui. Da una persona del genere si effonde speranza per gli altri. La sua influenza riconcilia, non divide. E da questa persona partono nuove idee. Della sua inventiva, della sua creatività vivono anche un po' gli altri. Senza di lei la comunità si spaccherebbe. Una persona benedetta unisce le persone. Trasmette ad altri la benedizione che ha ricevuto.
Gli innamorati fanno l'esperienza che il loro amico o la loro amica diventa una benedizione per loro. Gli innamorati rifioriscono. Vicino al partner imparano ad accettare se stessi. Cresce una nuova fiducia in se stessi. Quanto è buio si rischiara, la disperazione sparisce. Lo sconforto se ne va. All'improvviso la vita riacquista fantasia e creatività. Si sviluppano nuove idee. Ciò che era pietrificato diventa vivo.
Alcuni hanno l'impressione che il loro medico, la loro terapeuta o il loro padre spirituale sia una benedizione per loro. Dalla loro guida spirituale si sprigiona qualcosa che fa bene all' anima. Allora i dubbi su se stessi si disperdono, la svalutazione e la condanna di sé cessano. Da quella persona ricevono nuova speranza che la loro vita vada a buon fine.
Anche tu, caro lettore, cara lettrice, sei una benedizione per altre persone. Dio te ne ritiene capace. Non devi compiere imprese speciali per diventare una benedizione per gli altri. Basta che tu sia interamente te stesso/a. Così come sei, nella tua unicità, sei una benedizione per gli altri. Smetti di svalutarti, e sii grato/ a del fatto che Dio ti ha eletto a sorgente di benedizione per gli altri.
Anselm Grun
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