Quale è l'atteggiamento della Chiesa sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio? Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione? Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede? Sono alcune delle domande del questionario inviato a tutte le chiese locali del mondo per la preparazione al Sinodo straordinario sulla famiglia, interpellata dalle molte sfide poste dalla situazione e dalla cultura moderna che richiedono una particolare attenzione pastorale "espressione di carità dei Pastori nei confronti di quanti sono a loro affidati e dell’intera famiglia umana". Tra queste sfide senz'altro quella delle unioni omosessuali e dell'omosessualità in generale che non cessa di provocare accesi dibattiti come dimostra il caso della scuola cattolica di Torino Faà di Bruno e mentre ci si appresta in Italia ad affrontare la regolamentazione giuridica di alcune questioni ad essa legate che interessano da vicino il mondo della scuola.
"Non intendiamo trasformare una pacifica riunione privata di genitori all’interno di una scuola in una battaglia. Per questo sospendiamo l’iniziativa, mentre rivendichiamo il diritto di continuare a proporre liberamente l’insegnamento del Magistero della Chiesa e del «Catechismo» su questi temi". Con questa motivazione l’Istituto Faà di Bruno di Torino ha ritirato la proposta di un ciclo di incontri privati riservato ai genitori della scuola "dove il tema dell’omosessualità sarebbe stato affrontato da diversi relatori e con diverse prospettive" e che ritiene invece "pretestuosamente attaccato come manifestazione pubblica di omofobia". Con disprezzo, secondo la scuola, della libertà di espressione. "Come credenti – prosegue il comunicato - , il nostro punto di riferimento è il «Catechismo della Chiesa Cattolica», più volte indicato da Papa Francesco come «strumento fondamentale con cui la Chiesa comunica il contenuto intero della fede» (enc. «Lumen fidei», n. 46). Dal «Catechismo» impariamo da una parte il dovere di accogliere le persone omosessuali «con rispetto, compassione, delicatezza», evitando «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (n. 2358), dall’altra che gli «atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati» e «in nessun caso possono essere approvati» (n. 2357). Sui pericoli per la famiglia della diffusione dell’ideologia di genere abbiamo anche meditato con attenzione la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, alla Settimana Sociale di Torino".
Il punto di attrito che ha provocato la reazione di alcuni consiglieri comunali è stato il relatore scelto dalla scuola per trattare l'argomento. "Per trovare le risposte ai dubbi sull'omosessualità la scuola ha invitato a parlare l'infettivologa Chiara Atzori, considerata negli ambienti integralisti cattolici 'la Nicolosi italiana', dal nome del medico statunitense inventore della cosiddetta "terapia riparativa" per curare con il convincimento psicologico l'omosessualità. (...) Il binomio "omosessualità-malattia" ha fatto saltare sulla sedia il capogruppo di Sel, Michele Curto (da ragazzino allievo proprio del Faà di Bruno), il suo compagno di partito Marco Grimaldi e i democratici Marla Levi e Luca Cassiani, i quali hanno chiesto al primo cittadino di "prendere in considerazione la sospensione della convenzione" tra il Comune e l'Istituto. "Lungi da me mettere in discussione il prezioso ruolo delle scuole Fism - dice Curto - Parliamo di un caso singolo di integralismo, dove si associa l'omosessualità a una malattia, di fronte al quale la città non può restare indifferente" (La Repubblica, 5 novembre).
Le motivazioni dell'Istituto sono state condivise dalla diocesi di di Torino che "esprime apprezzamento per la posizione dell’Istituto paritario «Faà di Bruno» sull’iniziativa della «Scuola per genitori». Soprattutto perché in essa viene ribadito il riferimento fondamentale alla libertà d’espressione di ognuno, in una società pluralista come quella nostra di oggi. Libertà, dunque, che riguarda anche il «diritto di parola» dei cittadini che si ispirano alla fede e alla cultura cristiana! Un pluralismo autentico richiede infatti il rispetto di ogni persona e il dialogo franco e sereno sulle idee, in un contesto dove a nessuno sia consentito di esercitare «censure preventive»".
L’episodio potrebbe uscire dai confini torinesi, come scrive il Fatto Quotidiano, per arrivare a Roma alla Camera “dove Scelta civica presenterà una mozione per stigmatizzare la cancellazione degli incontri. I centristi, così come i vertici del Faà di Bruno, ritengono tutto ciò come un attacco alla libertà di opinione ad opera della “lobby politico-mediatica che sostiene l’ideologia del gender e che fa di tutto per silenziare chi sostiene il modello della famiglia naturale”.
All'affermazione di tale ideologia sarebbe legata anche la vicenda dell'avvocato Giancarlo Cerrelli, vice-presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, invitato e poi escluso dal programma televisivo "Domenica in" in programma il 2 novembre scorso sul tema dell'omofobia, a causa delle sue posizioni critiche sulla legge su questo tema già approvata dalla Camera dei Deputati e in attesa dell’esame da parte Senato della Repubblica. Il nostro Paese, secondo Cerrelli "non ha bisogno di una legge anti-omofobia perchè il nostro ordinamento già prevede forme di tutela adeguate per eventuali abusi subiti da qualsiasi persona, compresi gli omosessuali. Questa legge non ha alcuna urgenza e gravità sociale tale da essere inserita tra i primi provvedimenti all’esame del Parlamento, invero, è parte integrante di una strategia, che ha come obiettivo finale l’inserimento, in modo articolato, nell’ordinamento giuridico italiano, del matrimonio tra persone omosessuali e l’estensione, a questi, del diritto di adozione di minori" (Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, 4 novembre).
Dietro questa legge, secondo il vice presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani l'affermazione dell’ideologia del gender che "ha di mira l’indifferenziazione dei sessi per giungere a mutare le basi antropologiche della nostra società. Questa ideologia per attuare tale programma deve creare un ambiente sociale adatto al quale si perviene per mezzo dell’omosessualizzazione della sessualità, consistente sia nell’uniformazione dei sessi tra loro, che nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale (Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, 4 novembre).
Intanto il decreto 104/2013 "La scuola riparte" approvato dalla Camera e all'inizio del suo iter in Senato prevede che gli insegnanti italiani saranno obbligati a seguire corsi di formazione e aggiornamento per migliorare, tra le altre, anche le competenze relative «all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere». Formulazione quanto mai delicata e dietro al quale si nasconde una battaglia in commissione Cultura della Camera rispetto a una norma che per le attività di formazione dei docenti stanzia 10 milioni di euro. "Il testo originario dell’emendamento – spiega Avvenire (5 novembre), presentato da una parte del Pd, Sel e Movimento 5 Stelle, era molto più 'esplicito' e prevedeva che la formazione avesse come oggetto il 'gender', teoria secondo cui non c’è un legame biunivoco tra sessualità biologica e identità sessuale. E il riferimento al gender non era riservato soltanto alla formazione ma a tutti gli ambiti dell’educazione scolastica. Nei testi l’espressione più ricorrente era «educazione sentimentale», diventata poi «educazione all’affettività». Nell’articolato definitivo il termine 'gender' è stato poi tradotto con 'genere', ma è rimasto il riferimento agli 'stereotipi'”.
Chiara Santomiero
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