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Trebisonda: dove i cristiani sopravvivono nella fede

Viaggio nella comunità turca di Trebisonda dove la microscopica comunità cristiana dove operava don Santoro, sopravvive sperando nel viaggio di Benedetto XVI


Trebisonda: dove i cristiani sopravvivono nella fede

da Attualità

del 28 novembre 2006

Don Wladek sta per partire e Nico lo guarda con invidia. «Lui va a Istanbul, dal Papa». Così fino a sabato non ci saranno messe, qui, nella piccola chiesa di Santa Maria, dove il 5 febbraio hanno ammazzato don Andrea Santoro. «Il Papa lo vedremo in diretta tv...». E Nico, rumeno, aiutante del polacco don Wladek, sta sintonizzando un piccola televisione all'ingresso della chiesa. Ci saranno anche Elena, la moglie di Nico, due georgiani, un minatore polacco, un portuale sloveno, un cuoco greco. Tutti i cristiani di Trebisonda. Sette.Il Papa sta arrivando in Turchia, ma non qui nella Trebisonda dei fondamentalisti islamici e dei cristiani intimoriti. O ammazzati con due colpi alla schiena mentre pregano lì, su quest'ultima panca dov'era inginocchiato don Santoro e si vedono ancora le schegge lasciate da un proiettile sul legno. E' rimasto tutto come quel giorno, anche il Vangelo di Giovanni aperto al capitolo 16: «Verrà l'ora in cui vi uccideranno e diranno di aver reso un servizio a Dio». Lo faranno martire, Don Santoro. Ma il Papa, qui, proprio non poteva venire. «Non so neanche se ne parlerà - dice monsignor Louis Pelatre, il vescovo di Istanbul - perchè la questione è molto delicata, i turchi sono ipersensibili e non so quanto sia opportuno. E' pericoloso essere cristiani a Trebisonda». A nord est della Turchia, la catena del Caucaso vicina, 200 mila abitanti, Trebisonda è pericolosa anche per chi è di Trebisonda. Alle partite del Trabzonspor i tifosi vanno con i forconi, i migliori negozi sono quelli che vendono armi, ogni famiglia ha almeno una pistola in casa. Città sul Mar Nero, porto in decadenza, prostituzione e malaffare.«Paura? Sì, ma qualcuno doveva prendere il posto di don Santoro, qualcuno doveva venire qui a testimoniare Cristo», dice Don Wladek. Parla di malavoglia perchè è vero quel che dice monsignor Pelatre, è pericoloso essere cristiani a Trebisonda. Ora, di giorno, un poliziotto è sempre sulla scalinata che scende al mare, dove a metà s'incontra il cancello di ferro con la scritta in turco, «Dio è grande e misericordioso». La chiesa di Santa Maria è invisibile dal vicolo. Ogni notte c'è qualcuno che grida: «Allah Akbar!». O tira pietre.Per l'assassinio di don Santoro un minorenne è stato condannato a 18 anni e non si è ancora capito perchè l'abbia ammazzato. Una ritorsione, come aveva ammesso al momento dell'arresto, per la pubblicazione in Danimarca delle vignette sull'Islam? O perchè sospettato, ingiustamente, di voler «comprare» le conversioni al cristianesimo? O perchè si era scontrato con chi controlla il giro di prostituzione attorno al porto? Il minorenne si è detto pentito, ma alla lettura della sentenza ha voluto gridare il suo «Allah è grande!».Lontano da Istanbul la Turchia è meno laica, più islamica, fondamentalista. «Là i giornali ci accusano di proselitismo - ha spiegato monsignor Luigi Padovese, Vescovo per l'Anatolia, quando è stato ricevuto in Vaticano da Benedetto VXI -, di attentare all'identità di una terra che deve restare 'turca e musulmana'. E' un'accusa che si salda con gli attacchi di nazionalisti e di gruppi radicali islamici, ma è totalmente infondata. Semmai è la presenza cristiana che si sta riducendo». Appunto, a Trebisonda sono appena sette.Il Papa non verrà a Trebisonda, ma se oggi può arrivare in Turchia un legame con la morte di Don Santoro c'è. «Legame straordinario e misterioso», per l «Avvenire», quotidiano dei vescovi italiani: il governo di Ankara, dopo un anno di perplessità, ha invitato Benedetto XVI proprio tre giorni dopo l'uccisione di don Santoro. Ma il Papa non verrà a Trebisonda, è meglio di no, e don Wladek parte per Istanbul. Nico e gli altri, con i poliziotti fuori dalla chiesa, lo vedranno solo in tv: «Don Wladek, poi, ci porterà la sua benedizione».

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