Il Giovedì Santo siamo invitati a ricordare e a celebrare quattro eventi: La messa del Crisma, l’Ultima Cena, la lavanda dei piedi degli apostoli da parte di Gesù, l’agonia e la preghiera di Cristo nel Getsemani.
Il Giovedì Santo siamo invitati a ricordare e a celebrare quattro eventi: La messa del Crisma, l’Ultima Cena, la lavanda dei piedi degli apostoli da parte di Gesù, l’agonia e la preghiera di Cristo nel Getsemani.
Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con una solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da utilizzare per tutto l’anno successivo per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo.
Preghiamo per i sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali.
L’Ultima Cena è un pasto pasquale che Gesù ha condiviso con i Dodici, dando alla Pasqua tradizionale un significato radicalmente nuovo: ora è Lui che diventa l’agnello sacrificale. I cristiani hanno visto in questa celebrazione l’istituzione dell’Eucaristia, in cui il pane e il vino diventano davvero il Corpo e il Sangue di Cristo.
Cerchiamo di comprendere sempre più a fondo il mistero della presenza divina nell’Eucarestia.
Qui Gesù, il Maestro (Rabbì), compie un atto scandaloso: si toglie la tunica e inizia a lavare i piedi dei discepoli, compito in genere riservato a uno schiavo. È un riassunto di tutto il Suo messaggio: Gesù è venuto per servire, non per essere servito.
Impariamo a vivere nel concreto la carità che si fa servizio per il prossimo.
Terminato il pasto, Gesù si è alzato e ha trasgredito i limiti prescritti dalla legge ebraica oltrepassando il torrente Cedron, il confine di Gerusalemme. In questo modo, ha lasciato la sicurezza promessa all’interno di Gerusalemme, la città della salvezza.
Gesù esce nella notte. Non temendo il caos, non allontanandosene, ma andando nelle sue profondità, nelle grinfie stesse della morte. Gesù può farlo perché conosce il Padre, conosce la bellezza e la luce che derivano dall’amore del Padre. Sa che la luce è più forte dell’oscurità e che l’amore di Suo Padre non lo tradirà mai.
Dedichiamo il tempo all’adorazione Eucaristica, nel silenzio della notte.
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