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“Tron” contro “Narnia” è il duello di Natale

Il cinema americano delle feste ha una sorta di predilezione per gli argomenti a sfondo religioso. Si tratta, però, di una tendenza pasticciona...


“Tron” contro “Narnia” è il duello di Natale

da Attualità

del 23 dicembre 2010

         

          Il cinema americano delle feste ha una sorta di predilezione per gli argomenti a sfondo religioso. Si tratta, però, di una tendenza pasticciona. I film natalizi, nella maggior parte dei casi, propongono alle famiglie strani zibaldoni di argomenti spirituali caratterizzati da una sorta di gnosticismo di nuova generazione. Si tratta di una vera e propria “gnosi cinematografica” del terzo millennio, erede diretta di quella “new age” cinematografica che ha permeato molto cinema hollywoodiano degli ultimi anni.

          All’inizio, a Hollywood, imperversava il cosiddetto “lodo Disney”: nessun riferimento a qualsivoglia religione era permesso, al cinema o nei cartoni animati. Non si salvava nessuno. Anche Frank Capra, nel suo film più ispirato, “La vita è meravigliosa”, per inserire il Mistero inconoscibile dell’Onnipotente, dovette ricorrere all’artificio di una macchietta da cabaret (Clarence, l’angelo di seconda classe che aspira ad avere le ali). I danni di quel famigerato lodo inventato da Walt Disney sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti.

          Il Natale è rappresentato universalmente da un panciuto signore inventato nel 1931 dall’agenzia di pubblicità D’Arcy per la Coca Cola. Il Babbo Natale (Santa Claus) disegnato da Haddon Sundblom, gioviale e bonario, rigorosamente vestito con i colori istituzionali della Coca Cola, dal dopoguerra ha preso così il posto del presepe di Betlemme nella rappresentazione globale del Mistero Glorioso della Natività.

          Dopo la morte di Disney, a Hollywood, insieme con i rumori e le contestazioni del ’68 e i figli dei fiori, arrivò la “new age” cinematografica. Ne parla diffusamente e dettagliatamente Claudio Siniscalchi, docente di cinema alla Lumsa di Roma, nel suo libro “Il dio della California, la new age cinematografica” (Ente dello Spettacolo, Roma, 1998). Furono tantissimi i film di fama mondiale che la new age californiana riuscì ad influenzare.

          A cominciare dal documentario “Woodstock” di Michael Wadleigh (Premio Oscar nel 1970) sul concerto più famoso della storia del rock, passando da “Jesus Christ Superstar” di Norman Jewison (1973), “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick (1968), “Star wars” di George Lucas (1977) fino ai più recenti “Armageddon” di Michael Bay (1998) e “Il quinto elemento” di Luc Besson (1987). “La new age – spiega Siniscalchi – è una sorta di versione pacifica dell’individualismo religioso contemporaneo, fortemente marcato da frenesie autopurificatrici, sintomo dello gnosticismo di massa dei nostri tempi”.

          La terza fase della storia del rapporto conflittuale che Hollywood ha sempre avuto con la religione si apre con l’esplosione mondiale del caso montato intorno al film di Mel Gibson “The Passion of the Christ” (2004). Le grandi major cinematografiche Usa, guidate ancora oggi da una potente lobby ebraica, scoprirono così che anche il Nuovo Testamento poteva fare cassetta. La battaglia scatenata contro Gibson e il suo “The Passion” è però furibonda e la carriera del famoso regista e attore ne è uscita a pezzi. Siamo così ad oggi.

          Nel decimo Natale del terzo Millennio, arrivano nelle sale due pellicole emblematiche del pasticcio religioso proposto da Hollywood. Il primo è “Tron: Legacy', targato Disney e diretto da Joseph Kosinsk. Costato qualcosa come 300 milioni di dollari, il film mischia in modo confuso alcuni temi tipici della dialettica religiosa. “Là dove la fantascienza solitamente sancisce la vittoria dello spirito sulla materia, cioè dell`umano sul tecnologico - scrive Gabriele Niola su My Movies - Tron: Legacy si spinge fino a cercare lo spirituale nel digitale, una possibilità di rinascita tra il religioso e il mistico che ha origine nel cuore della tecnologia stessa.


          La nuova culla dell`animismo e dello spiritualismo è proprio là dove pensavamo non potesse esserci spazio per essa”. Il film della Disney uscirà nelle sale italiane il prossimo 29 dicembre. È già uscito in Usa e in 26 paesi del mondo con incassi inferiori alle aspettative. Nel primo fine settimana ha raccolto complessivamente 67 milioni di dollari. Un risultato che ha deluso le aspettative della Disney. Nella speciale classifica dei titoli in 3D questo è solo il 13° miglior esordio della stagione. Sono comunque numeri da capogiro che significano milioni di famiglie e di bambini in fila con il pop corn in mano.

          L’altro film, già uscito il 17 dicembre anche in Italia, è il terzo episodio de “Le cronache di Narnia” di Michael Apted. Clive Staples Lewis, autore del ciclo di romanzi di Narnia, amico di Tolkien, era irlandese d`origine calvinista convertitosi alla fede anglicana durante la Grande Guerra. Secondo Andreina Sirena (My Movies) “affronta ancora nel terzo episodio della sua saga il conflitto universale tra il Bene e il Male. Sono innegabili certi richiami evangelici; l`attesa messianica della salvezza, il sacrificio, la resurrezione, la tentazione.

          La cultura di Lewis spaziava dal cristianesimo all`esoterismo, dalla psicanalisi alla mitologia. Si veda il tema omerico del viaggio, del mare come ricerca e come insidia, della sete di conoscenza dei personaggi insieme agli incantesimi e alle metamorfosi che evocano in buona misura le peregrinazioni di Ulisse”. 
Il cinema, diceva Giovanni Paolo II, è “veicolo di cultura e proposta di valori”. Nella confusione gnostica del cinema delle feste è bene non dimenticarlo mai.

Andrea Piersanti

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