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Un figlio? Si, no, forse

Perché in Italia nascono pochi bambini? Colpa dell'incertezza sul futuro o della mancanza di strutture sociali adeguate? Le oltre 2.000 famiglie che hanno risposto al questionario di Famiglia Cristiana paiono avere un orientamento preciso: oltre il 40 per cento degli intervistati sostiene che l'incertezza sia il motivo che spinge a non diventare genitori, mentre meno di un quarto indica l'egoismo degli adulti o la paura delle responsabilità come cause del calo demografico.


Un figlio? Si, no, forse

da Attualità

del 24 ottobre 2006

«Da queste risposte», commenta Francesco Belletti, direttore del Cisf, Centro internazionale studi famiglia, «sembrano prevalere motivi più 'esterni', più legati al clima sociale complessivo piuttosto che alle responsabilità individuali. Questo conferma che generare la vita non riguarda solamente le scelte degli sposi, gestite solo internamente alla coppia, ma ha molto a che fare con il clima di speranza della società».

Ed ecco già definito un primo punto per la riflessione di chi voglia fermarsi a pensare quali siano i messaggi che giungono ai giovani o, come segnalano le statistiche, ai meno giovani, alle prese con il sogno o la paura di diventare genitori: non sarà che la società genera una paura complessiva sul futuro? «Che sia difficile individuare la possibilità di un progetto positivo è sotto gli occhi di tutti», dice Francesco Belletti, «e questo dovrebbe spingere a non colpevolizzare le giovani coppie. Come ci segnalano le risposte al sondaggio, con una rappresentazione ragionevole da vari punti di vista, il generare, e quindi la capacità di essere famiglie feconde, avrebbe bisogno di un clima culturale generale, della responsabilità delle coppie e solo, in terzo luogo, di interventi specifici di supporto».

Mentre i più giovani, sotto i 40 anni, sottolineano maggiormente le incertezze sul futuro, gli anziani sopra i 66 hanno indicato in molti casi l’egoismo come causa che spingerebbe a non avere figli: «Lo sguardo di chi non vive la stagione della scelta sembra essere più 'giudicante'», spiega Belletti. «Verrebbe da dire che è più facile considerare semplice la decisione che deve prendere qualcun altro, mentre bisognerebbe rispettare le paure di chi è in gioco... Ma vale la pena di sottolineare che il rapporto tra le generazioni dentro la famiglia è ben diverso, è un sistema solido di scambi solidaristici».

Senza timore di semplificare le riflessioni del sociologo, si potrebbe osservare che, quando ai meno giovani viene chiesto un parere sulle generazioni che seguono, il giudizio ha una certa coloritura di severità ma, quando si passa alla situazione concreta dentro casa propria, l’atteggiamento verso i propri figli alle prese con le decisioni sulla vita diventa meno pressante, più indulgente e protettivo. «Secondo quella medesima ambivalenza», commenta Belletti, «per cui a livello sociale le generazioni mature consumano le risorse a sfavore dei giovani, ma dentro la famiglia danno tutto e si prodigano per i figli, anche quando sono adulti e hanno formato una famiglia loro stessi».

Una distanza significativa tra le generazioni nel giudicare le scelte familiari emerge anche dalle risposte date alla domanda: 'Secondo lei per quale motivo in Italia si assiste a una diminuzione dei matrimoni?'. Mentre per gli over 66 la mancanza di senso di responsabilità è la causa, per i giovani sotto i 40 anni la sfiducia in un rapporto duraturo è altrettanto importante, mentre i problemi economici, non raccolgono molte indicazioni in entrambi.

«È interessante notare che la diminuzione dei matrimoni è attribuita in modo più diretto alla responsabilità individuale, un fatto che si gioca nell’ambito delle scelte di vita delle persone, mentre c’è un sentire comune che fare figli ha a che vedere con la società. La responsabilità genitoriale è sancita e sanzionata giuridicamente e socialmente, mentre la stabilità dei legami viene confinata nell’autonoma libertà della coppia, che spesso diventa solitudine».

Se dai due capisaldi della famiglia, il patto tra la coppia e la scelta di diventare genitori, si passa alle definizioni, si osserva che l’idea di fondo di famiglia è strettamente collegata all’unione stabile tra uomo e donna (risposta data dal 72 per cento delle persone alla domanda: 'Che cosa è per lei la famiglia? ', mentre solo il 9 per cento ha attribuito una connotazione riduttiva come 'un legame affettivo che unisce due persone').

«Ma ancor più significativo», conclude Belletti, «è che il 93,2 per cento risponde 'molto' alla domanda 'Quanto è importante la famiglia nella sua vita?', ma la stessa risposta precipita al 18,2 per cento se si chiede: 'Secondo lei nella società italiana quanto è considerata importante la famiglia?'. Come a dire: per me è molto importante, per lo Stato molto meno».

Renata Maderna

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