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Un miracolo alla portata di mamma e papà

Miracolo è un «segno» che non ti aspetti, un fatto straordinario, originale, impossibile da spiegare con la ragione. Non è alla portata di tutti: è dei santi, sono storie di Lourdes, di Fatima. Eppure c'è un miracolo che papà e mamma possono fare in occasione del Natale, è un gesto fuori dell'ordinario, vale a dire «straordinario»: raccontare il Natale ai propri figli, narrarlo con proprie parole, esprimendo con la voce, con gli occhi, con tutto il corpo, l'emozione di una Storia senza precedenti, non scritta dagli uomini ma da Dio.


Un miracolo alla portata di mamma e papà

da L'autore

del 10 gennaio 2008

Miracolo è un «segno» che non ti aspetti, un fatto straordinario, originale, impossibile da spiegare con la ragione. Non è alla portata di tutti: è dei santi, sono storie di Lourdes, di Fatima. Eppure c’è un miracolo che papà e mamma possono fare in occasione del Natale, è un gesto fuori dell’ordinario, vale a dire «straordinario»: raccontare il Natale ai propri figli, narrarlo con proprie parole, esprimendo con la voce, con gli occhi, con tutto il corpo, l’emozione di una Storia senza precedenti, non scritta dagli uomini ma da Dio.

Chi ha provato, sa che questo è un regalo «insolito», perché si fa troppa fatica a parlare di Dio in famiglia: si ha vergogna dei propri figli, se sono grandi; si raccontano tante altre storie, usando cassette e DVD televisivi, se sono piccoli.

Allora sanno tutto su Harry Potter o su Re Leone, sulle veline o sugli eroi dei cartoni animati – tutto questo, secondo le età e le mode del momento –, sanno anche dei vari pettegolezzi del quotidiano, ma non hanno l’esperienza di conoscere la fede dei propri genitori, dimentichi di un tempo in cui la Storia Sacra si comunicava «di padre in figlio», attraverso la narrazione.

«Nasce la Fede dall’ascoltare e l’ascoltare deriva dalla Parola di Dio», scrive san Paolo ai Romani. Narrare è anche uno dei modi più affascinanti per educare. Potremmo dire, che educare è narrare: oggi molti rifuggono dall’educare perché hanno poco o niente da raccontare, né della propria vita né della vita di testimoni significativi tanto meno del Signore.

Oggi la narrazione è di moda. Attori come Paolini, Celestini, Baliani sono noti nel mondo del teatro per le loro qualità nel narrare. Nelle scuole si narrano fiabe, racconti da tutto il mondo: ci sono degli esperti, pagati per questo loro raccontare.

In alcune città si è provato a raccontare il Vangelo o pagine dell’Antico Testamento. È di pochi mesi fa, la serie di racconti sulla Genesi organizzata all’Università Bocconi, nell’aula magna, o su Giobbe nel Duomo di Milano durante l’ora dei pasti. Ma in famiglia sarebbe davvero «un miracolo» possibile, ritrovando il momento buono, leggendo e commentando insieme i fatti dell’infanzia di Gesù, il divino Narratore.

Una mamma in gravidanza può con sue parole dire il senso dell’attesa sua e della Madonna, qualsiasi mamma lo può fare, recuperando la memoria della sua attesa, il papà le preoccupazioni che sono state di Giuseppe, in cerca di un luogo dove dare «Casa» al bimbo che nasce, le attenzioni alla sua crescita.

I figli possono, negli anni, dimenticare le parole che dite loro, ma non dimenticheranno certamente il calore della vostra testimonianza, il clima religioso con il quale li avete preparati al Natale, festa che corre sempre pi√π il rischio di essere vanificata, annacquata, turbata dalla corsa ai regali, che riempiono le stanze, ma non il cuore dei figli.

C’è una bella differenza dalle lezioni di catechesi o dalle prediche del parroco e le «narrazioni familiari» di papà e mamma che oltre a prendersi a cuore il proprio figlio o figlia come studenti, come sportivi, si danno da fare per portarli all’incontro con la storia più incredibile del mondo, che ha come protagonista l’amore di Dio Padre per l’umanità, amore che il Bimbo Gesù rende visibile agli occhi di tutti, nel Natale.

Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano

don Vittorio Chiari

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